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  • Lunedì 17 febbraio 2025

Tra i giovani si usa meno il preservativo

Lo dicono i dati europei e italiani, e lo conferma il notevole aumento recente di casi di malattie sessualmente trasmissibili

Una scena della serie tv Sex Education (Netflix)
Una scena della serie tv Sex Education (Netflix)
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Nel 2023 in Europa i casi di sifilide e gonorrea – due tra le malattie a trasmissione sessuale più diffuse – sono aumentati in modo significativo rispetto agli anni precedenti. È un problema che riguarda in particolare i giovani, soprattutto le donne tra i 20 e i 24 anni, e che si osserva anche in Italia. Barbara Suligoi dell’Istituto Superiore di Sanità conferma che «il problema della diffusione di infezioni a trasmissione sessuale tra i giovani è innegabile, e motivo di preoccupazione. Dai dati vediamo un aumento anche nelle fasce dei molto giovani, sotto i 24 anni».

In parte c’entra il fatto che in alcuni paesi sono aumentati i programmi di screening per queste malattie, che quindi vengono diagnosticate di più, ma tra i fattori che spiegano questo fenomeno c’è anche una generale disabitudine tra i più giovani a usare il preservativo, che rimane l’unico contraccettivo che protegge anche dalla trasmissione di malattie. Alcuni mesi fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva pubblicato un rapporto in cui definiva la diffusione di rapporti sessuali non protetti tra gli adolescenti «preoccupantemente alta» e il calo dell’abitudine a usare il preservativo «pervasivo».

I risultati del sondaggio dell’OMS dicono che tra il 2014 e il 2022 la percentuale di adolescenti europei che hanno usato il preservativo nell’ultimo rapporto sessuale è calata sia nei maschi (dal 70 al 61 per cento) che nelle femmine (dal 63 al 57 per cento). Per quanto riguarda l’Italia, Suligoi conferma che «sicuramente c’è un problema legato al fatto che il preservativo tra i giovani è poco usato»: i dati nazionali del 2022 mostrano, tra ragazzi e ragazze quindicenni, un calo costante dal 2010. Non è facile dire a cosa sia dovuta questa tendenza, ma l’OMS la riconduce in parte a una scarsa diffusione ed efficacia dell’educazione sessuale nelle scuole, argomento che è da alcuni anni al centro di un dibattito in gran parte politico, anche in Italia.

Hans Henri P. Kluge, responsabile dell’OMS per l’Europa, aveva commentato i dati dicendo che «un’educazione sessuale e affettiva per gli adolescenti rimane trascurata in molti paesi e, anche dove viene fatta, è stata progressivamente messa sotto attacco». Secondo Kluge, in Europa «stiamo raccogliendo il frutto amaro di questi sforzi reazionari, e andrà solo peggio se i governi, le autorità sanitarie e il mondo dell’istruzione non riconosceranno veramente le ragioni della situazione attuale e prenderanno provvedimenti per aggiustarla».

In Italia l’esigenza di rendere obbligatoria l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole è un tema che torna in discussione ciclicamente. I progetti di questo tipo ci sono, ma dipendono dall’iniziativa delle singole scuole, e comunque portare un preservativo in classe è molto difficile per via delle resistenze di molti genitori, che spesso condizionano le scelte di presidi e docenti.

– Leggi anche: In Italia portare un preservativo in classe è molto difficile

Caterina Pellegris, che da trent’anni fa corsi nelle scuole e incontra ogni anno oltre duemila studenti nella zona di Bergamo, sostiene che gli adolescenti oggi «hanno tutte le informazioni necessarie, ma queste servono fino a un certo punto se non si ha uno spazio per elaborarle». Secondo Pellegris, «riflettere prima sui comportamenti corretti permette di fare scelte più consapevoli quando ci si trova nel momento di prendere decisioni: è importante parlare di dove acquistare i preservativi, come sceglierli, come metterli. Per esempio molte ragazze sanno che esiste il cosiddetto “preservativo femminile”, ma quando glielo mostri rimangono sorprese: nessuna mi ha mai detto di averlo acquistato o usato».

Nel suo lavoro Pellegris non raccoglie dati sull’uso del preservativo tra le ragazze e i ragazzi che incontra, ma dice che in generale «non ho la percezione che ci sia un rifiuto deliberato del preservativo o una barriera culturale, o almeno non è diversa da quella che c’è sempre un po’ stata». Inoltre, «quando proponiamo giornate di test gratuiti per le malattie sessualmente trasmissibili nelle scuole e nelle università la richiesta è sempre altissima, cosa che fa pensare che ci sia una generale consapevolezza dei rischi che si corrono e dell’importanza di diagnosi tempestive».

È possibile che in parte c’entri un calo della percezione dei rischi di fare sesso non protetto: «sicuramente negli anni ’80 e ’90 la grande attenzione mediatica all’HIV ha in qualche modo portato consapevolezza sul tema», dice Suligoi, «mentre adesso, con i progressi sui metodi di prevenzione e cura, gli adolescenti non percepiscono il rischio allo stesso modo».

Le malattie i cui contagi sono aumentati di più e in modo inatteso negli ultimi due anni in Europa sono la sifilide e soprattutto la gonorrea. Nel 2023 sono stati registrati 100mila casi di gonorrea: il 31 per cento in più del 2022, e il quadruplo rispetto al 2014. Tra le donne tra i 20 e i 24 anni l’aumento è stato il più significativo: del 46 per cento rispetto al 2022. È una malattia che in buona parte dei casi può essere asintomatica, ma che se trascurata può portare a infezioni gravi, dolori e in alcuni casi sterilità.

La malattia sessualmente trasmissibile più diffusa in Europa continua però a essere la clamidia, un’infezione forse meno conosciuta rispetto alle altre due. La diffusione della clamidia è cresciuta costantemente negli ultimi dieci anni con un rallentamento nel periodo recente: i casi in Europa nel 2023 sono stati comunque più di 230mila, soprattutto tra i 20 e i 24 anni. La clamidia non dà particolari fastidi, ma se non viene diagnosticata e curata tempestivamente può causare infiammazioni e infertilità. Colpisce tutti ma ha effetti gravi soprattutto sulle donne, che in alcuni casi scoprono di averla avuta anche dopo molti anni, quando provano ad avere figli e non ci riescono.

Suligoi fa notare che in Italia i dati mostrano anche una tendenza positiva: la diffusione di condilomi ano-genitali, causati da infezioni da HPV (il papilloma virus), è diminuita a partire dal 2018, dopo una crescita costante nei dieci anni precedenti. Suligoi spiega che una delle ragioni è che dopo dieci anni si sono cominciati a vedere gli effetti positivi della vaccinazione gratuita che in Italia viene offerta dal 2008 a dodicenni maschi e femmine allo scopo di prevenire i carcinomi del collo dell’utero.