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  • Mercoledì 12 febbraio 2025

Le città che ce l’hanno con le key box non sono solo in Italia

Dublino è stata l’ultima ad annunciare provvedimenti per rimuoverne alcune; Parigi le ha vietate da poco, per ragioni diverse

Un ponte sulla Liffey in centro a Dublino, in una foto dell'agosto del 2024
Un ponte sulla Liffey in centro a Dublino, in una foto dell'agosto del 2024 (Athanasios Gioumpasis/Getty Images)

Dublino, la capitale dell’Irlanda, è l’ultima città europea che inizierà a rimuovere le cosiddette “key box” posizionate sui cartelli o per strada. Le key box sono le cassettine per le chiavi usate dai gestori di alloggi turistici per permettere ai clienti che hanno prenotato online di entrare direttamente nell’appartamento con un codice e senza incontrarli. In Italia sia alcune amministrazioni locali, sia il governo per ragioni di sicurezza, hanno contrastato il loro uso: recentemente il comune di Roma ha cominciato a rimuoverle e in questi giorni a Firenze è stata approvata una delibera che le vieta, che era già in discussione prima che intervenisse il governo, come strumento per limitare il turismo eccessivo, di cui le key box sono diventate una sorta di simbolo.

A Dublino non saranno rimosse tutte le key box all’esterno degli edifici, come a Roma e Firenze, ma per il momento solo quelle negli spazi pubblici, per esempio quelle attaccate a cartelli, lampioni e rastrelliere delle biciclette. In un report il comune ha detto di aver ricevuto molte segnalazioni dai residenti e ha citato ragioni di sicurezza stradale per il provvedimento. Le key box sono diffuse soprattutto nella zona centrale e turistica della città, quella di Temple Bar, dove se ne sono accumulate anche di vecchie e non più utilizzate, che però non sono state sostituite.

Dermot Lacey, il consigliere ed ex sindaco di Dublino che ha fatto la proposta, racconta che non conosceva le iniziative delle città italiane e che le ha scoperte martedì, quando ha letto gli articoli dei media. L’idea gli è venuta l’estate scorsa, mentre stava legando la sua bici: da lì in poi ha notato la pervasività delle key box e ne ha contate anche 15 sullo stesso palo. «Sono brutte, arrugginite, ci si rapprende lo sporco e si rischia di inciamparci», spiega Lacey.

Dopo l’entrata in vigore del provvedimento, Dublino darà sei settimane di tempo ai gestori per intervenire. Saranno avvisate anche le principali piattaforme su cui si possono prenotare affitti per brevi periodi, come Airbnb e Booking. A quel punto verrà fissata una data per la rimozione (non prima di aprile): le key box staccate, secondo i piani del Comune, saranno «distrutte». Resteranno consentite invece quelle sulle facciate degli edifici, vicino all’entrata, e questa è la principale differenza tra il regolamento di Dublino e quelli analoghi adottati da altre città europee.

In Europa le key box sono diventate una sorta di simbolo del turismo di massa, e soprattutto delle conseguenze negative che il fenomeno ha sulle città e su chi ci vive. «La ragione della mia ostilità verso gli affitti brevi è che prendono il posto di case in cui potrebbero vivere le persone», spiega Lacey.

Una key box a Madrid, in Spagna

Una key box a Madrid, in Spagna (Eduardo Parra/Contacto via ZUMA Press)

Anche a Dublino c’è una grossa crisi abitativa ma, a differenza di altre capitali europee come Barcellona, nel determinarla hanno avuto un ruolo meno centrale gli affitti per brevi periodi: nella maggior parte dei casi sono illegali e dal 2019 esiste una normativa che li scoraggia (serve il permesso del Comune). Inoltre il governo ha obbligato i gestori a registrarsi e dichiarare le entrate derivanti dagli affitti, e quindi a pagare le tasse.

Nelle altre città europee in cui sono state introdotte misure contro le key box gli amministratori hanno invece parlato dei problemi dovuti al turismo eccessivo.

Poche settimane fa anche Parigi ha vietato le key box negli spazi pubblici, come già avevano fatto altre città francesi fra cui Marsiglia, Nizza, Lille e Annecy. Il regolamento di Parigi vincola i gestori a chiedere e ottenere l’approvazione del comune ma anche degli altri condòmini, se la key box si trova per esempio nell’androne condiviso di un palazzo. I funzionari del comune metteranno adesivi su tutte le key box irregolari: se non saranno contattati dai gestori entro due settimane, o se questi non si conformeranno alle indicazioni, le key box verranno rimosse.

Parigi ha previsto multe dai 1.500 ai 3mila euro. In Spagna, dalla Comunidad Valenciana (la regione di Valencia), per un provvedimento analogo sono state introdotte multe più alte: arrivano a un massimo di 600mila euro. La legge della Comunidad Valenciana, che ha lasciato una certa libertà ai Comuni sulla sua implementazione, è della scorsa estate. Proibisce inoltre di posizionare le key box sulle facciate delle case e obbliga i gestori a fare il check-in di persona.

Parigi e Roma sono la prima e la terza città europea per numero di turisti ogni anno (Dublino è la quindicesima). In altre delle città più visitate non ci sono norme per vietare le key box, anche se quasi tutte in questi anni stanno cercando di capire come gestire così tanti turisti e come contenere gli affitti brevi. Lo scorso dicembre il Consiglio comunale di Lisbona (la sesta più visitata, alle prese con una bolla immobiliare) aveva autorizzato un referendum che tra le altre cose proponeva di vietare gli affitti brevi ai turisti nei quartieri residenziali, ma a inizio gennaio la Corte costituzionale lo ha bloccato per ragioni soprattutto procedurali.

Oltre alle questioni di estetica, citate per esempio a Parigi, le key box sono state criticate per ragioni di sicurezza: possono essere scassinate, e non si può nemmeno escludere che entri una persona diversa – o più persone – da quella identificata dai documenti inviati per messaggio.

La proliferazione delle key box ha creato anche alcune difficoltà pratiche ai turisti che, soprattutto nei centri storici dove ce ne sono molte, possono faticare a identificare quella giusta, anche perché si somigliano molto tra loro. Nel 2023 era diventato virale il video di una persona che ne contava una ventina in pochi metri, a Edimburgo in Scozia.

– Leggi anche: Il comune di Roma riprova a togliere le “key box”