I castori hanno costruito una diga al posto del governo ceco

Facendogli risparmiare più di un milione di euro: l'agenzia che doveva occuparsene intanto stava aspettando i permessi necessari

Un castoro eurasiatico (Patrick Pleul/dpa-Zentralbild/ZB)
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Recentemente i funzionari dell’agenzia della Repubblica Ceca per la tutela dell’ambiente hanno scoperto di non dover più spendere 30 milioni di corone (equivalenti a 1,2 milioni di euro) che avevano stanziato per la costruzione di una diga in una zona protetta a sud della capitale Praga: la diga infatti era già stata costruita dai castori, mentre l’agenzia aspettava i permessi necessari a realizzarla.

La vicenda è accaduta nella zona paesaggistica protetta di Brdy, che fino al 2016 era un terreno di addestramento militare e dove quindi non vive nessuno ed esistono pochissime strutture umane. La zona è stata designata come area protetta nel 2015, e da allora è frequentata da escursionisti e ciclisti che ne percorrono i numerosi sentieri. Nel 2018 erano stati avviati i progetti per lo sbarramento di un fossato di scolo costruito dall’esercito vicino al fiume Klabava: la diga avrebbe dovuto evitare che le acque e i sedimenti di due laghi vicini finissero nel corso d’acqua creando a causa del loro pH acido problemi alla popolazione locale di gamberi di torrente (Austropotamobius torrentium), una specie protetta.

La sua costruzione però è rimasta bloccata per sette anni a causa delle discussioni fra l’agenzia che gestisce il territorio protetto e quella che si occupa dei fiumi del bacino della Moldava, un grosso fiume della Repubblica Ceca. Le questioni burocratiche sono state risolte da un gruppo di 8 castori che vive nella zona protetta, che hanno finora costruito almeno quattro sbarramenti sul fossato, che hanno anche allagato una piccola parte del parco. L’agenzia per la tutela dell’ambiente ha detto che intende lasciare in piedi gli sbarramenti: oltre a proteggere le acque del fiume Klabava da eventuali alterazioni (le dighe dei castori sono eccellenti filtri per i sedimenti), la zona umida creata dal parco ha anche portato significativi benefici a fauna e flora locali.

Le zone umide (come paludi e torbiere) sono un tipo di ambiente particolarmente ricco di biodiversità: offrono spesso cibo e riparo a molti tipi di pesci, crostacei, e uccelli, fra gli altri, oltre a limitare le inondazioni. Sono però ambienti particolarmente fragili, e spesso bastano cambiamenti minimi nell’afflusso o nella composizione dell’acqua per metterli in crisi. Anche i progetti dell’agenzia di protezione ambientale prevedevano la creazione di una zona umida, ma quella creata dai castori è quattro volte più grande.

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I castori sono grossi mammiferi erbivori (sono lunghi anche più di un metro e pesano fino a 30 chili), noti anche nella cultura popolare per la loro attività di costruzione di dighe e sbarramenti. I laghetti prodotti da queste opere servono ai castori a procacciarsi cibo e proteggersi dai predatori. La più grande diga costruita dai castori di cui si abbia notizia si trova nel Parco nazionale di Wood Buffalo in Canada, è lunga circa 775 metri e trattiene un lago di 70mila metri quadri e profondo in media circa un metro.

Quelli che vivono in natura in Europa sono castori eurasiatici (Castor fiber), una specie distinta da quella che vive in Nordamerica. I castori eurasiatici erano un tempo molto diffusi sul continente, ma la caccia, principalmente per la loro pelliccia, li aveva portati quasi all’estinzione in età moderna: nel corso del Novecento, però, gli sforzi per la loro tutela e reintroduzione hanno portato i loro numeri a risalire.

A volte le loro attività creano qualche problema a quelle umane, soprattutto quando allagano i campi coltivati dagli umani. Alcuni mesi fa il primo ministro polacco Donald Tusk invece li aveva accusati di aver indebolito con le loro tane gli argini dei fiumi della Polonia, peggiorando quindi le conseguenze delle gravi alluvioni che a settembre avevano creato gravi danni in gran parte dell’Europa centrale: gli esperti però sono piuttosto scettici sugli eventuali effetti delle tane sulla tenuta degli argini dei fiumi. Dal momento poi che nella zona protetta di Brdy non vive nessuno, l’agenzia ambientale ceca ha detto di non aspettarsi alcun possibile conflitto con la popolazione umana per i prossimi dieci anni.

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