In Iran sono state graziate le due giornaliste condannate per aver raccontato la morte di Mahsa Amini

Elaheh Mohammadi e Niloofar Hamedi, dopo la loro scarcerazione, a Tehran il 14 gennaio del 2024
Elaheh Mohammadi e Niloofar Hamedi, dopo la loro scarcerazione, a Teheran il 14 gennaio del 2024 (Sahand Taki, Shargh Daily News, via AP)

In Iran sono state graziate le giornaliste Niloofar Hamedi ed Elaheh Mohammadi, che erano state condannate per aver raccontato il caso di Mahsa Amini (la giovane donna morta in carcere nel settembre del 2022 in circostanze poco chiare) che aveva innescato enormi proteste nel paese. La notizia è stata data dai media iraniani, e l’hanno confermata gli avvocati delle giornaliste. A gennaio dell’anno scorso Hamedi e Mohammadi erano state liberate su cauzione dopo 17 mesi di prigionia; ad agosto le loro pene (a diversi anni di carcere) erano state ridotte in appello.

In passato gli avvocati avevano detto di sperare nella concessione della grazia visto che i reati attribuiti alle due – legati alla loro copertura giornalistica della storia di Amini, tra cui l’accusa di aver agito contro la sicurezza nazionale – rientravano tra quelli per cui nel 2023 era stata concessa un’amnistia dalla Guida Suprema Ali Khamenei, la principale autorità politica e religiosa dell’Iran. I media iraniani hanno detto che i nomi di Hamedi e Mohammadi erano in una lista di persone da graziare approvata da Khamenei in occasione del 46esimo anniversario della rivoluzione iraniana del 1979, che ricorreva in questi giorni.

Amini, che aveva 22 anni, era morta in carcere dopo essere stata arrestata perché non indossava correttamente il velo islamico, o hijab, come prescritto dalle leggi iraniane: il regime aveva attribuito la sua morte a cause naturali, ma con ogni probabilità è stata invece causata dalla violenza della polizia. Hamedi in particolare era stata la prima giornalista a renderne pubblica la storia, che aveva portato a proteste eccezionalmente partecipate, trasversali e durature contro il regime, che aveva risposto con una dura repressione e condanne a morte.