C’è pure un film satirico su “Emilia Pérez”

È pieno di stereotipi e baffi finti per raccontare la Francia da un punto di vista non francese, come ha fatto l'originale con il Messico, tra molte critiche e tanti premi

Una scena di Johanne Sacrebleu
Una scena di Johanne Sacrebleu
0 seconds of 0 secondsVolume 90%
Press shift question mark to access a list of keyboard shortcuts
00:00
00:00
00:00
 

Negli ultimi giorni sui social network in lingua spagnola ha ottenuto molta attenzione un film satirico girato dalla regista trans messicana Camila Aurora che si chiama Johanne Sacrebleu. Dura poco meno di mezz’ora ed è colmo di stereotipi ridicoli sui francesi: è un modo della regista di rispondere al film Emilia Pérez, che è ambientato in Messico ma è stato realizzato da una produzione molto poco messicana.

Al centro di Emilia Pérez, adattamento di un romanzo del 2018 dello scrittore francese Boris Razon, c’è la storia fittizia di Manitas Del Monte, boss dei cartelli della droga che a un certo punto della propria vita decide di fare la transizione di genere e cominciare a vivere come una donna, cambiando nome in Emilia Pérez. Sia il regista Jacques Audiard (che nel 2015 aveva vinto la Palma d’Oro a Cannes per Dheepan – Una nuova vita) che la produzione del film sono francesi, e il film è girato in lingua inglese e spagnola (due lingue che il regista non parla).

Il film è stato anche girato per la gran parte in Francia, con riproduzioni in studio, e per solo cinque giorni in Messico, ed è diventato il candidato della Francia come miglior film internazionale agli Oscar, dove è candidato in 13 categorie. Secondo le critiche, questi elementi avrebbero contribuito a dare una rappresentazione stereotipata, superficiale e posticcia del Messico, e il successo che sta avendo sarebbe fortemente condizionato dal fatto che le giurie dei premi internazionali hanno al loro interno poche persone messicane o di lingua spagnola che possano davvero farci caso. Emilia Pérez ha già vinto il premio della Giuria a Cannes ed è stato il film più premiato ai recenti Golden Globe.

Per tutte queste ragioni, e anche per il modo in cui è trattato il tema della transizione di genere della protagonista – interpretata dall’attrice trans spagnola Karla Sofia Gascón – da quando Emilia Pérez ha cominciato a uscire al cinema il film ha suscitato forti perplessità e critiche. Presentando il film in Messico a gennaio, Audiard ha spiegato che il film dev’essere considerato come «un melodramma», e non quindi come una rappresentazione realistica della realtà, ma ha aggiunto: «Se ci sono cose che vi sembreranno scioccanti in Emilia Pérez, me ne scuso. Il cinema non fornisce risposte, pone solo domande. Ma forse alcune delle domande in Emilia Pérez sono sbagliate».

Johanne Sacrebleu, la satira del film, riprende le critiche di queste settimane e racconta la storia d’amore tra gli eredi trans di due famiglie rivali che producono rispettivamente croissant e baguette, ed è pieno di baffi finti disegnati col pennarello, berretti e magliette a righe. Lo sceneggiatore Héctor Guillén, che ha contribuito a scrivere Johanne Sacrebleu, ha definito Emilia Pérez «una presa in giro razzista ed eurocentrica».

Al contempo, le critiche si sono allargate da Emilia Pérez all’attrice protagonista: a fine gennaio, infatti, sono emersi dei tweet anche relativamente recenti in cui Gascón condivideva varie opinioni offensive contro le persone musulmane, George Floyd, gli afroamericani, e la tendenza degli Oscar degli ultimi anni a favorire una maggiore diversità nei cast e nei team che lavorano ai film. La stessa Gascón è diventata di recente la prima attrice apertamente trans a essere candidata per un Oscar, dopo essere stata l’anno scorso la prima donna trans a vincere il premio come migliore attrice a Cannes.

L’attrice ha poi cancellato il proprio account da X e si è scusata, dicendo che «come parte di una comunità emarginata conosco fin troppo bene queste sofferenze, e sono profondamente dispiaciuta di aver causato dolore».