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  • Sabato 1 febbraio 2025

L’estrema destra tedesca, negli ultimi ottant’anni

Dalla fine della Seconda guerra mondiale vari partiti hanno provato a emergere, senza davvero riuscirci: almeno fino all'arrivo di AfD

(Jens Schlueter/Getty Images)
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Lo scorso mercoledì per la prima volta al parlamento federale tedesco un provvedimento è stato approvato anche grazie ai voti favorevoli di un partito di estrema destra: Alternative für Deutschland (AfD) ha votato insieme alla CDU, il principale partito di centrodestra, su una mozione perlopiù simbolica che proponeva misure restrittive sull’immigrazione. I due partiti hanno votato insieme anche venerdì su una proposta di legge sullo stesso tema, che poi non è passata anche per via di 35 parlamentari (12 della CDU e 23 dei Liberali) che hanno deciso di non votare, astenersi o votare contro alla proposta.

È una questione di cui si sta parlando parecchio, in Germania. Dalla caduta del regime nazista in poi i partiti più istituzionali si erano sempre rifiutati di collaborare con i vari partiti e partitini di estrema destra che si sono succeduti nel paese, ritenendoli incompatibili con la vita democratica del paese. Questo approccio è stato chiamato Brandmauer, che in tedesco vuol dire “muro di protezione”: significa, in sostanza, rifiutare qualsiasi alleanza, negoziato o allineamento politico con questi partiti. È durato esattamente ottant’anni, dal 1945 al 2025.

Il capo della CDU, Friedrich Merz, ha cercato di ridimensionare la portata storica del voto di mercoledì, sostenendo la necessità di approvare misure più restrittive nei confronti di migranti e richiedenti asilo. I partiti progressisti hanno invece criticato molto duramente la decisione della CDU, mentre il capogruppo di AfD Bernd Baumann ha celebrato il voto e l’ha definito «l’inizio di una nuova era».

Secondo alcuni era soltanto questione di tempo: AfD ha una presenza stabile nella politica tedesca ormai da una decina d’anni, i suoi consensi sono in aumento e da mesi i sondaggi la danno intorno al 20 per cento dei voti in vista delle elezioni federali del prossimo 23 febbraio. Sarebbe un risultato inedito per l’estrema destra tedesca, che per decenni è rimasta ai margini della vita politica del paese.

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale e la sconfitta del regime nazista guidato da Adolf Hitler, tutta la Germania subì un lungo processo di “denazificazione”, del tutto istituzionalizzato. Nella Germania Est, quella che durante la Guerra fredda fu occupata dall’Unione Sovietica, al regime autoritario nazista si sostituì quello comunista, la cui propaganda insistette molto sulle responsabilità storiche dei nazisti.

Nella Germania Ovest, cioè quella che fu occupata e di fatto controllata dalle potenze occidentali, il Partito nazista fu ufficialmente bandito e decine di migliaia di suoi funzionari civili e militari furono processati e condannati. Quelli più bassi in grado vennero esclusi per sempre dalla vita pubblica e costretti a svolgere soltanto lavori manuali. A circa 20 milioni di tedeschi fu distribuito il Fragebogen, un questionario di sei pagine e 131 domande sulla vita politica e professionale durante il regime.

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, i seguaci più estremisti del Partito nazista cercarono subito di riorganizzarsi in qualche forma per presentarsi alle elezioni nazionali e locali, pur annacquando molto la propria vicinanza al vecchio regime.

Il primo a provarci fu il Partito della Destra tedesca, che alle prime elezioni del parlamento federale della Germania Ovest ottenne 429.031 voti, pari all’1,81 per cento. Allora la legge elettorale tedesca prevedeva già una soglia di sbarramento del 5 per cento, esattamente come oggi, ma ai tempi si calcolava su base statale e non su tutto il paese: il Partito della Destra tedesca andò piuttosto bene in alcuni stati e riuscì a far eleggere cinque parlamentari.

Fra di loro c’era anche Fritz Dorls, un noto attivista di estrema destra che poco più tardi lasciò la Destra per fondare il Partito Socialista del Reich, un partito molto più esplicitamente neonazista. Per queste ragioni nel 1952 la Corte costituzionale tedesca lo dichiarò fuorilegge, e cinque anni dopo Dorls fu condannato a un anno e due mesi di carcere per aver provato a ricostituire il Partito nazista. Morì perlopiù dimenticato nel 1995.

I risultati delle prime elezioni federali tedesche mostrate ad alcuni giornalisti a Wiesbaden, nell’Assia, 15 agosto 1949 (AP Photo)

Anche dopo la fine dell’occupazione delle potenze occidentali i partiti dell’estrema destra tedesca continuarono a esistere ai margini del dibattito politico: sia per l’enorme stigmatizzazione istituzionale che ricevevano, sia perché quasi per contraccolpo dopo gli anni del regime l’elettorato della Germania Ovest premiò per decenni partiti e leader moderati. Nel 1957 l’allora cancelliere Konrad Adenauer, espresso dalla CDU, vinse le elezioni impostando la campagna elettorale con lo slogan “no agli esperimenti”. Dal 1961 al 1983 soltanto tre partiti riuscirono a far eleggere parlamentari alle elezioni federali: la CDU, i Socialdemocratici (SPD) e i liberali dell’FDP.

In quel periodo il partito di estrema destra di maggior successo fu Die Heimat, “La Patria”, che in realtà esiste ancora oggi benché molto ridimensionato. Nella seconda metà degli anni Sessanta Die Heimat riuscì a far eleggere suoi rappresentanti in sette stati tedeschi, e sfiorare l’elezione al parlamento federale. Il suo successo fu collegato alla diffusione dei movimenti studenteschi progressisti, nella Germania Ovest come nel resto d’Europa, che in alcuni ambienti di destra generò una radicalizzazione in senso opposto. Già negli anni Settanta però Die Heimat tornò ai margini della vita politica tedesca.

La bandiera del partito La Patria fuori dalla loro sede di Berlino, fotografata nel 2008 (AP Photo/Michael Sohn)

Alla fine degli anni Ottanta nella Germania Ovest raggiunse invece il picco di consensi un altro partito di estrema destra, nato da una scissione dell’ala destra della CSU (il partito gemello della CDU attivo soltanto in Baviera). Si chiamava semplicemente i Repubblicani ed è stato descritto come il tentativo di esportare in Germania il modello del Front National francese: un partito nazionalista e reazionario ma non apertamente neofascista. Il suo obiettivo era la riunificazione della Germania, ma non della sola Germania Est: i dirigenti dei Repubblicani ritenevano che lo stato tedesco avrebbe dovuto ottenere il controllo anche di territori che anticamente erano appartenuti all’Impero tedesco, e che oggi fanno parte della Polonia e della Russia.

Nel 1989 i Repubblicani raccolsero 2 milioni di voti alle elezioni europee, poco più del 7 per cento del totale. Pochi mesi dopo però crollò il muro di Berlino, iniziò il processo di riconciliazione e per molti anni le istanze nazionaliste persero la loro spinta. Alle elezioni europee del 2014 i Repubblicani ottennero appena 100mila voti, meno dello 0,4 per cento; l’anno dopo organizzarono delle manifestazioni contro l’accoglienza dei profughi siriani in Germania, decisa dall’allora cancelliera Angela Merkel. La loro presa di posizione provocò delle contromanifestazioni a favore dell’accoglienza.

(Alexandra Beier/Getty Images)

Le elezioni europee del 2014 furono anche le prime a cui si presentò AfD, che grazie alle sue posizioni anti-establishment e contrarie per esempio all’adozione dell’euro – nel momento peggiore della crisi economica dell’eurozona – raccolse subito 2 milioni di voti (il 7 per cento). Più o meno nello stesso periodo nacque anche PEGIDA, acronimo di Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes, che significa “Europei patriottici contro l’islamizzazione dell’Occidente”.

PEGIDA fu un movimento molto partecipato, che riuscì a «prendere le stesse idee tradizionalmente portate avanti da minacciosi tizi col cranio pelato, cioè istanze antimmigrazione e antislamiche, e arrangiarle in modo da poterle rendere attraenti per la classe media», come scrisse Slate all’epoca. PEGIDA andava forte soprattutto nell’ex Germania Est, facendo leva sul disagio economico e sociale dei tedeschi meno ricchi e sulle disuguaglianze molto più marcate che nella vecchia Germania Ovest.

Negli anni successivi molte delle istanze di PEGIDA sono state raccolte da AfD, che ormai da qualche anno si è affermato nel variegato panorama dell’estrema destra oscurando tutti gli altri movimenti e partiti minori.