Anche la terza nave di migranti inviati in Albania è tornata in Italia
Questa volta a bordo c'erano 43 persone, e anche in questo caso il loro trattenimento in Albania non è stato convalidato

Sabato sera è arrivata al porto di Bari, in Puglia, la motovedetta della Guardia Costiera italiana con a bordo i 43 uomini migranti di nazionalità bengalese ed egiziana che si trovavano in Albania da martedì, insieme ad altri sei migranti che però erano stati riportati in Italia negli scorsi giorni.
È la terza imbarcazione con a bordo migranti inviati in Albania che viene riportata in Italia: i migranti erano stati portati lì per essere ospitati nei discussi centri per richiedenti asilo realizzati dal governo italiano in attesa che venisse valutata la loro richiesta d’asilo: anche in questo caso, però, il loro trattenimento non è stato convalidato dal tribunale competente, in questo caso la Corte d’Appello di Roma.
È la terza volta che succede: come era già successo con altri due gruppi di richiedenti asilo a ottobre e a novembre del 2024, il tribunale ha decretato che il loro trasferimento in Albania è in contrasto con una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che indica ai paesi membri dell’Unione come determinare se un paese di provenienza è “sicuro”.
La questione sta creando tensioni tra la magistratura e il governo, che ha in varie occasioni accusato i giudici di decidere secondo criteri politici e non giuridici, per ostacolarlo nella propria politica di gestione dei flussi migratori.
A seguito dell’approvazione del cosiddetto “decreto Cutro” a marzo del 2023, i richiedenti asilo uomini, maggiorenni, che non risultano in condizioni vulnerabili e che provengono da quelli che il governo italiano considera essere «paesi di origine sicuri» possono essere detenuti appena arrivano in Italia e incanalati verso una «procedura accelerata», cioè sommaria, di esame della loro richiesta di asilo. Mentre la loro richiesta viene esaminata, è previsto che queste persone vengano detenute in alcuni centri appositi, fra cui quello costruito in Albania.
Tuttavia, secondo la Corte d’Appello, paesi come l’Egitto e il Bangladesh, che l’Italia considera “sicuri”, non sono in linea con la definizione data dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, e quindi le persone che provengono da questi paesi non possono essere incanalate in una procedura accelerata, né essere trattenute nel centro in Albania. Per questo, venerdì, la Corte d’Appello ha chiesto alla Corte di Giustizia di esprimersi sulla questione. Nonostante questo, il governo sostiene di voler continuare a gestire i flussi migratori inviando i migranti in arrivo in Albania.
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