Il più festeggiato dei prigionieri palestinesi liberati da Israele
È Zakaria Zubeidi, ex regista di teatro e miliziano simbolo della seconda Intifada; riuscì anche a evadere da una prigione israeliana usando delle posate
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Fra i 110 prigionieri palestinesi liberati da Israele giovedì c’era anche Zakaria Zubeidi, un uomo molto noto in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e anche in Israele: negli ultimi vent’anni è stato un miliziano e un direttore di teatro, è stato più volte incarcerato nelle prigioni israeliane ed è scappato da una di queste con un’operazione che sembra essere uscita da un film, scavando un tunnel con delle posate.
Zubeidi è stato anche un comandante delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa a Jenin, in Cisgiordania, durante la seconda Intifada, ossia la sollevazione armata del popolo palestinese contro l’occupazione israeliana durata dal 2000 al 2005. In quegli anni rivendicò un attacco compiuto nel 2002 nella città israeliana di Beit Shean, in cui furono uccisi sei cittadini israeliani. Da allora le vicende che lo riguardano sono state molto seguite e lui è diventato una sorta di simbolo della lotta per la causa palestinese, che ha condotto in molti modi diversi.
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Zakaria Zubeidi nel 2004 (AP Photo/Nasser Nasser)
Zubeidi è nato nel 1976 a Jenin, in uno dei campi profughi della Cisgiordania, e oggi ha 49 anni. A 13 anni fu ferito una prima volta da un soldato israeliano in scontri in cui lanciava pietre, a 15 fu arrestato la prima volta, a 17 divenne orfano di padre. Quando nel 2000 scoppiò la seconda Intifada faceva già parte delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, il braccio armato del partito Fatah, quello fondato da Yasser Arafat e che oggi governa la Cisgiordania (e che negli anni si è scontrato, da posizioni più laiche, con Hamas). In quella Intifada l’esercito israeliano uccise sua madre Samira e uno dei fratelli, Taha, mentre Zubeidi ne emerse come uno dei leader militari più importanti e carismatici del gruppo.
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Zakaria Zubeidi nel 2004 con un ritratto di Yasser Arafat (AP Photo/Mohammed Ballas)
Quando nel 2005 Israele si ritirò dalla Striscia di Gaza, garantì ai membri delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa un’amnistia, in cambio della promessa di abbandonare la lotta armata. Zubeidi tornò così nel teatro di Jenin che aveva frequentato da bambino, il Teatro della Libertà, che era stato fondato nel 1948 dai profughi palestinesi. Diventò regista e direttore, e in quegli anni disse: «Non mi mancano le armi, ma mi manca l’Intifada, la rivoluzione». Nel 2011 però Israele cancellò improvvisamente la sua amnistia, e Zubeidi fu arrestato un anno dopo dall’Autorità nazionale palestinese. Protestò con uno sciopero della fame durato alcuni mesi, la sua causa divenne molto popolare e fu infine scarcerato.
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Il Teatro della Libertà nel 2022, a Jenin (AP Photo/Nasser Nasser)
Nel 2019 fu nuovamente arrestato, accusato di aver pianificato attacchi contro coloni israeliani in Cisgiordania (gli attacchi in questione non causarono morti né feriti). Non fu mai davvero processato per queste accuse e per altre che furono aggiunte, relative a periodi precedenti. Rimase però per anni in prigione, finché riuscì a scappare dal carcere israeliano di Gilboa insieme ad altri cinque detenuti.
Con i compagni di fuga scavò per due anni un tunnel attraverso il pavimento della cella, usando posate e strumenti di fortuna e coprendo il buco con un asse del pavimento. Il tunnel scavato a un certo punto sbucò in una condotta di drenaggio: usarono quella via per fuggire. Le ricerche delle forze di sicurezza israeliane durarono cinque giorni, poi Zubeidi fu trovato nascosto in un camion vicino a Nazareth, nel nord di Israele.
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Zakaria Zubeidi, catturato dopo la fuga nel 2021 (Israeli Police via AP)
Fu condannato a cinque anni per il tentativo di fuga e portato di nuovo in carcere: lì apprese della morte di suo fratello Daoud, ucciso in uno scontro a fuoco con i soldati israeliani nel 2022, e di suo figlio Muhammad, ucciso lo scorso settembre con un drone dall’esercito israeliano in un’esecuzione mirata.
Il 30 gennaio, dopo essere stato liberato da Israele nell’ambito dell’accordo per il cessate il fuoco con Hamas, Zubeidi è arrivato a Ramallah, in Cisgiordania, a bordo di un pullman della Croce Rossa internazionale: in città una folla di oltre 300 persone si era radunata per accogliere lui e altri palestinesi liberati. A differenza di altri prigionieri palestinesi liberati da Israele, Zubeidi non sarà obbligato all’esilio ma dovrebbe poter rimanere con la moglie Alaa e parte della famiglia in Cisgiordania.
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Una folla accoglie Zakaria Zubeidi al suo arrivo a Ramallah, in Cisgiordania (AP Photo/Nasser Nasser)