In Myanmar è stato prolungato lo stato d’emergenza per la settima volta dal colpo di stato del 2021

Venerdì la giunta militare che governa il Myanmar dal colpo di stato del 2021 ha annunciato un’ulteriore proroga di sei mesi allo stato di emergenza in vigore dal febbraio di quattro anni fa: a suo dire, la proroga è necessaria per ripristinare la stabilità del paese in modo da poter tenere le elezioni nazionali, che dovevano tenersi nel 2023 ma sono state a loro volta posticipate. La giunta ha detto che le elezioni si terranno quest’anno, ma non ha ancora definito la data.
Con il colpo di stato era stata estromessa dal governo la leader eletta e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, e da allora nel paese è in corso un violento conflitto civile che ha causato più di 5mila morti, decine di migliaia di arresti e milioni di sfollati. Dopo aver preso il potere, oltre a Aung San Suu Kyi, l’esercito aveva arrestato tutti i principali leader del partito di maggioranza e aveva dichiarato un anno di stato d’emergenza che è stato poi prolungato sei volte: quella di venerdì è la settima, anche se la Costituzione del paese prevede un massimo di due proroghe prima di indire nuove elezioni. L’emergenza consente al capo delle forze armate, il generale Min Aung Hlaing, di mantenere i poteri legislativi, giudiziari ed esecutivi.