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  • Venerdì 31 gennaio 2025

Nella Repubblica Democratica del Congo i ribelli dell’M23 vogliono raggiungere la capitale

Sono sostenuti dal vicino Ruanda e pochi giorni fa erano entrati a Goma, nell'est del paese, dove la situazione umanitaria è disastrosa

Uno dei leader dell'M23, Corneille Nangaa, durante una conferenza stampa a Goma, 30 gennaio 2025 (AP Photo/Brian Inganga)
Uno dei leader dell'M23, Corneille Nangaa, durante una conferenza stampa a Goma, 30 gennaio 2025 (AP Photo/Brian Inganga)
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Dopo essere entrati a Goma, una città nell’est della Repubblica Democratica del Congo, i ribelli dell’M23 stanno avanzando con l’intenzione di raggiungere e conquistare la capitale Kinshasa. Lo scorso giovedì Corneille Nangaa, uno dei leader del gruppo, ha detto che il loro obiettivo è conquistare il potere in tutto il paese e rovesciare il governo dell’attuale presidente Felix Tshisekedi. Non sarà facile, o perlomeno immediato: Kinshasa si trova a 1.500 chilometri da Goma in linea d’aria e per conquistarla i ribelli dovrebbero prendere e mantenere il controllo di un territorio molto ampio.

La situazione sul campo è piuttosto confusa e le cose cambiano rapidamente. Diversi media e organizzazioni umanitarie attive sul campo hanno detto che l’M23 ha il pieno controllo di Goma, il capoluogo della regione di Kivu Nord, una zona al confine con il Ruanda che è molto ambita per la presenza di minerali preziosi. Il governo non ha ancora confermato ufficialmente di aver perso il controllo della città. Secondo le Nazioni Unite gli scontri più violenti si sono conclusi martedì: da allora ci sono state schermaglie isolate, in centro e nei dintorni. I giornalisti dell’agenzia di stampa francese AFP hanno detto che ora per le strade si vedono solo miliziani dell’M23.

Attualmente i ribelli si stanno muovendo verso sud, e giovedì ci sono state testimonianze di scontri in diversi comuni a sud di Goma, sulla strada per Bukavu, il capoluogo della provincia di Kivu Sud verso cui puntano i ribelli. Nei giorni scorsi anche a Bukavu, come a Kinshasa, ci sono state grosse manifestazioni contro la loro avanzata e contro il governo del Ruanda, che secondo la Repubblica Democratica del Congo e diversi altri governi e istituzioni occidentali sostiene l’M23. Il Ruanda ha sempre negato, ma secondo le Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo ci sono circa 4mila soldati dell’esercito ruandese che combattono a fianco del gruppo.

Il presidente congolese Tshisekedi ha detto che l’esercito sta preparando una «risposta vigorosa e coordinata» contro i ribelli e che non ha intenzione di essere «schiacciato e umiliato» dal gruppo.

Mercoledì si è tenuto un incontro tra i leader dell’Africa orientale, a cui hanno partecipato Ruanda, Tanzania, Somalia, Burundi, Sud Sudan e Kenya. Molti speravano che sarebbe stata un’occasione per un confronto mediato tra Paul Kagame, il presidente del Ruanda, e il suo omologo congolese Tshisekedi, che però non si è presentato. I leader presenti al summit hanno comunque sollecitato il governo congolese a iniziare una mediazione con i ribelli dell’M23 e con gli altri gruppi armati coinvolti negli scontri.

In questi giorni però Tshisekedi ha incontrato il ministro degli Esteri francesi Jean-Noël Barrot, che questa settimana è andato personalmente in Ruanda e nella Repubblica Democratica del Congo e ha incontrato i presidenti dei due paesi, con l’intenzione di trovare una soluzione diplomatica al conflitto. Il governo francese ha chiesto ai ribelli di smettere di combattere e all’esercito del Ruanda di ritirarsi dal territorio congolese, in quanto la sua «sovranità e integrità territoriale non sono negoziabili».

Nel frattempo la situazione umanitaria a Goma è disastrosa. Da giorni mancano l’acqua e l’elettricità in tutta la città. Il coordinatore della missione dell’ONU nel paese, Bruno Lemarquis, ha detto che i servizi essenziali sono paralizzati, e anche la connessione internet non funziona. Ci sono stati saccheggi nei negozi e nei magazzini dove era stoccato il cibo e altri beni e secondo diverse testimonianze tra le strade della città ci sono i corpi dei soldati dell’esercito nazionale, uccisi dai ribelli.

I residenti si stanno rifornendo di acqua nel lago di Kivu, su cui affaccia la città, ma la mancanza di accesso a una fonte di acqua sicura pone un grosso rischio per la diffusione di colera, mpox e morbillo. Anche gli ospedali sono in grossa difficoltà: sono costretti ad acquistare il gasolio ogni giorno per far funzionare i generatori e mandare avanti le attività essenziali, e non hanno le risorse necessarie a occuparsi delle migliaia di persone ferite negli scontri.

Soldati dell’esercito congolese e agenti di polizia arresi di fronte all’arrivo dei ribelli dell’M23 e scortati in una località non nota, 30 gennaio 2025 (AP Photo/Moses Sawasawa)

I trasporti sono molto difficili: ci sono blocchi sulle strade e l’aeroporto di Goma è stato chiuso dopo che i ribelli ne avevano preso il controllo nei giorni scorsi. Questo rende molto complesso sia lo spostamento degli sfollati sia la consegna degli aiuti umanitari. Alcuni gruppi di civili stanno stanno provando a uscire dalla città attraversando il lago Kivu con imbarcazioni di fortuna, ma è un’impresa molto rischiosa.

Dall’inizio dell’anno gli scontri nella regione del nord Kivu hanno causato 400mila sfollati, che si aggiungono alle altre centinaia di migliaia già presenti nel paese e che continueranno ad aumentare a causa degli scontri di questi giorni. I campi sono sovraffollati e le autorità locali stanno allestendo rifugi di fortuna nelle scuole e in altre strutture ritenute adeguate, ma moltissimi abitanti non sanno dove andare. Alcuni stanno provando a scappare all’estero, soprattutto verso il Ruanda.

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