In Uganda un uomo è morto di ebola, dopo che il paese aveva debellato l’ultimo focolaio due anni fa

Giovedì il ministero della Salute dell’Uganda ha detto che un uomo è morto di ebola: è il primo caso registrato dopo che il paese era riuscito a debellare l’ultimo focolaio a gennaio del 2023. Allora ci vollero 4 mesi, e nel frattempo morirono 55 delle 143 persone infettate. L’uomo era un infermiere del principale ospedale della capitale Kampala, una città con 4 milioni di persone densamente abitata.
Le strutture sanitarie competenti hanno iniziato il tracciamento dei contatti, e finora ne sarebbero stati identificati almeno 44, di cui 30 tra il personale sanitario. Il tracciamento è essenziale per il contenimento del contagio; al momento non esistono vaccini approvati per il ceppo di ebola rilevato. Non c’è nemmeno un trattamento approvato per chi ha l’ebola: è allo studio un insieme di trattamenti, come emoderivati, terapie immunitarie e terapie farmacologiche; mentre si sa che una terapia di supporto e il trattamento di sintomi specifici migliora la sopravvivenza.