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  • Giovedì 30 gennaio 2025

Della transizione in Siria si sa ancora molto poco

L'ex leader dei ribelli Ahmed al Sharaa è stato nominato presidente, ma bisogna ancora decidere su una nuova Costituzione, un parlamento e soprattutto le elezioni

Ahmed al Sharaa il 28 dicembre 2024
Ahmed al Sharaa il 28 dicembre 2024 (AP Photo/Mosa'ab Elshamy)
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La nomina a presidente della Siria di Ahmed al Sharaa, il capo dei rivoltosi che a dicembre hanno rovesciato il regime dittatoriale di Bashar al Assad, conferma una situazione che nei fatti si era già consolidata: al Sharaa è da due mesi il leader della Siria, incontra i diplomatici internazionali e prende le decisioni più importanti per il paese. L’ufficializzazione del suo incarico porta maggiore chiarezza all’interno della struttura politica della nuova Siria, ma non sui tempi e sui modi della transizione verso un nuovo governo, di cui si sa ancora molto poco.

In questi mesi al Sharaa aveva promesso un processo di transizione politica inclusivo, che dovrebbe prevedere una conferenza di dialogo nazionale, un governo rappresentativo di tutto il paese e infine elezioni libere. Al momento però non si conoscono le tempistiche di nessuno di questi passaggi.

La nomina di al Sharaa è stata decisa durante una riunione chiamata “Conferenza per l’annuncio della vittoria della rivoluzione siriana”, a cui hanno partecipato i membri del governo ad interim del paese e che non era stata annunciata in anticipo. Non si sa in base a quali criteri sia stata fatta la nomina. Durante la conferenza sono state prese varie altre decisioni: è stata annullata la Costituzione assadista, è stato dissolto il parlamento nominato durante il regime, è stato dissolto l’esercito di Assad e sono state dissolte tutte le agenzie di sicurezza del vecchio regime. È stato dissolto anche il Partito Socialista Arabo Baath, lo storico partito della famiglia Assad, e vietata la sua riorganizzazione.

Gli annunci più importanti riguardano la struttura politica del paese. Formalmente al Sharaa è stato nominato presidente ad interim, ossia dovrebbe restare in carica finché in Siria non si terranno nuove elezioni. Ma non è stata comunicata una data per il voto. Al Sharaa nelle scorse settimane aveva detto che prima di indire elezioni sarà necessario fare un censimento completo del paese, una procedura che potrebbe richiedere fino a quattro anni, durante i quali lui rimarrà presidente.

– Leggi anche: Chi è Ahmed al Sharaa

Ad al Sharaa è anche stato affidato l’incarico di nominare un Consiglio legislativo temporaneo che assumerà i poteri del parlamento finché non sarà stata scritta una nuova Costituzione che delinei l’assetto istituzionale del paese. Anche in questo caso, però, non si sa se e quando sarà indetta un’assemblea costituente.

L'incontro tra al Sharaa e il ministro degli Esteri Antonio Tajani il 10 gennaio 2025

L’incontro tra al Sharaa e il ministro degli Esteri Antonio Tajani il 10 gennaio 2025 (SANA via AP)

Questa incertezza riguarda anche il governo, che al momento è ad interim e formato quasi esclusivamente da membri di Hayat Tahrir al Sham (HTS), il gruppo di rivoltosi guidato da al Sharaa che, prima di conquistare la Siria a dicembre, governava nella provincia di Idlib. La nuova amministrazione aveva anche promesso di indire una Conferenza di dialogo nazionale a cui sarebbero stati invitati i rappresentanti di tutte le comunità, religioni e fazioni politiche della Siria, per discutere il futuro del paese. La conferenza avrebbe dovuto prendere decisioni fondamentali sull’amministrazione del paese. Avrebbe dovuto essere annunciata nel mese di gennaio, ma ancora non se ne sa niente.

Parte dei ritardi e delle incertezze è comprensibile: HTS e gli altri gruppi ribelli hanno preso il controllo di un paese esteso senza avere né la capacità né l’esperienza per governarlo, e l’hanno fatto dopo una campagna militare vittoriosa che si è conclusa in modo inaspettatamente rapido, senza dare loro il tempo di prepararsi per i passi successivi.

Al tempo stesso alcuni cominciano a temere che la transizione sarà più lunga del previsto, e che al Sharaa e HTS cederanno alla tentazione di tenersi il potere nel paese, ora che l’hanno conquistato. Bassam al Kuwatli, il presidente del piccolo Partito Liberale Siriano, ha detto qualche settimana fa a Reuters: «La nuova amministrazione è ancora un gruppo militare che ha vinto il potere e non sente ancora il bisogno di condividerlo. Magari le cose cambieranno; non lo sappiamo».

Nel frattempo la Siria sta affrontando una crisi economica eccezionale, e uno degli obiettivi principali di al Sharaa è ottenere che l’Occidente rimuova le sanzioni economiche che aveva imposto contro il regime di Assad, che rendono quasi impossibili gli investimenti esteri e i commerci internazionali. A gennaio l’amministrazione americana di Joe Biden aveva sospeso alcune delle sanzioni, comprese quelle sugli aiuti internazionali e sulla vendita dell’energia, e per ora la nuova amministrazione di Donald Trump ha mantenuto le decisioni del predecessore.

Questa settimana anche l’Unione Europea ha avviato un percorso per sospendere gradualmente le sue sanzioni, a partire da quelle al settore bancario, all’energia e ai trasporti.

– Leggi anche: L’economia della Siria è un disastro