La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per la gestione della “Terra dei fuochi”
Dice che non ha affrontato adeguatamente il problema nonostante i rischi fossero noti, violando il diritto alla vita di chi ci abita

Giovedì la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha decretato che lo Stato italiano ha violato il diritto alla vita degli abitanti della “Terra dei fuochi” per non essersi occupato del problema in modo tempestivo ed efficace: con questa espressione ci si riferisce a una vasta area tra le province di Napoli e Caserta dove la criminalità organizzata gestisce e smaltisce illegalmente – spesso bruciandoli – rifiuti speciali provenienti da tutta Italia e dove è stato registrato un aumento di alcuni tipi di cancro e altre malattie e malformazioni.
La Corte ha per questo ordinato all’Italia di elaborare una strategia articolata per la Terra dei fuochi, di istituire un meccanismo di monitoraggio indipendente e di creare una piattaforma di informazione pubblica entro due anni. In questo periodo verranno messi in pausa tutti gli altri ricorsi sulla Terra dei fuochi presentati alla Corte: sono 36 e riguardano circa 4.700 richiedenti, fra persone e associazioni. Questo ricorso era stato presentato da 5 associazioni e 41 persone, la maggior parte delle quali ha sviluppato direttamente un tumore o è parente di una persona morta di tumore.
La Corte ha definito il rischio alla vita per gli abitanti della Terra dei fuochi come «sufficientemente serio, reale e accertabile» e qualificabile come «imminente», e ha decretato che lo Stato italiano «fosse a conoscenza del problema da molti anni». Nonostante questo, lo Stato non ha affrontato «una situazione così grave con la diligenza e la tempestività necessarie», anche nell’ambito della prevenzione e della comunicazione dei rischi alla popolazione.
La Corte ha riconosciuto che lo Stato italiano ha preso dei provvedimenti a partire dal 2013, ma li ha considerati tardivi e in una certa misura comunque insufficienti. Ha inoltre decretato che «non è possibile avere un’idea generale di quali siano le aree ancora da decontaminare».
È una sentenza molto importante perché riconosce una responsabilità diretta dello Stato italiano nella situazione della Terra dei fuochi e viene da uno dei più importanti tribunali internazionali del mondo. È una sentenza vincolante, quindi lo Stato italiano è obbligato a rispettarla: la Corte non ha un meccanismo per obbligarlo a farlo, ma è uno dei tribunali internazionali le cui sentenze vengono più rispettate.
Come indicato dal comunicato stampa della Corte, non è una sentenza definitiva: tutte le parti coinvolte hanno tre mesi per fare appello alla Grand Chamber, la Camera più importante della CEDU. La Grand Chamber tuttavia accetta pochissimi ricorsi e solo in situazioni eccezionali, ed è quindi poco probabile che si terrà un altro processo.
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