Una montagna in Nuova Zelanda ha gli stessi diritti legali di una persona
Il monte Taranaki, che i maori considerano come un loro antenato: lo stabilisce una legge con conseguenze sia pratiche che simboliche
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Giovedì il parlamento della Nuova Zelanda ha approvato una legge che conferisce la personalità giuridica al monte Taranaki, un vulcano dormiente alto più di 2.500 metri. Il monte è molto importante per la comunità maori, che lo considerano un loro antenato, ed è anche una meta turistica apprezzata da escursionisti e alpinisti. La legge prevede che la montagna sia considerata al pari di una persona, che può quindi possedere beni, essere parte di un contratto, fare debiti o fare causa ad altre persone fisiche o giuridiche (ossia alle società).
Al di là delle conseguenze pratiche, la misura ha anche un significato simbolico: serve per offrire una forma di riconoscimento alle comunità maori che abitavano la regione prima dell’arrivo dei colonizzatori europei, e tutelare un territorio legato al loro patrimonio.
Per applicare la legge verrà istituita una commissione, formata da quattro rappresentanti delle comunità maori della regione di Taranaki, sulla costa centro-occidentale del paese, e da quattro rappresentanti del governo. Queste otto persone saranno incaricate di fare le veci della montagna e del parco nazionale circostante, che sempre per effetto della legge verranno riconosciuti ufficialmente con i loro nomi in lingua maori: Taranaki Maunga (o Mounga, nel dialetto della regione) e Te Papa-Kura-o-Taranaki (il parco nazionale di Taranaki, che fino a oggi era noto con il nome in inglese di Egmont National Park).
Verrà creato anche un gruppo di altre otto persone che rappresenteranno le otto comunità maori della regione, e che dovranno approvare le decisioni della commissione insieme al ministero della Conservazione, che si occupa di tutelare il patrimonio naturale e storico del paese. Il parco resterà aperto al pubblico.
Le negoziazioni tra i rappresentanti maori e il governo neozelandese per l’approvazione della legge erano iniziate nel 2017, e giovedì centinaia di persone maori della regione di Taranaki si sono riunite fuori dal parlamento per celebrare l’approvazione, un evento considerato storico.
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Il villaggio maori di Parihaka ai piedi del monte Taranaki, che i colonizzatori chiamarono Egmont (Hulton-Deutsch Collection/CORBIS/Corbis via Getty Images)
La legge è solo una di varie iniziative, in corso o concluse, che hanno l’obiettivo di restituire ai maori il controllo delle terre che sono state sottratte loro dai colonizzatori europei, con la forza militare o attraverso acquisizioni illecite, e offrire delle riparazioni per le discriminazioni subite nel corso dei secoli.
Nella regione di Taranaki nella seconda metà dell’Ottocento i colonizzatori europei confiscarono in modo indiscriminato quasi 5mila chilometri quadrati di territorio appartenente alle comunità maori, e li assegnarono poi ai militari che avevano combattuto contro i maori.
La legge appena approvata riconosce che quelle confische violarono il trattato di Waitangi, un accordo firmato nel 1840 dai capi delle comunità maori e dai rappresentanti del Regno Unito, e che ancora oggi è considerato una parte fondamentale dell’ordinamento neozelandese. Il trattato definiva i rapporti di potere tra la corona britannica e i maori, ai quali garantiva gli stessi diritti dei sudditi britannici. Questo principio però è stato violato in molte occasioni dai colonizzatori, anche a causa di una doppia traduzione del testo che ha causato problemi di interpretazione.
In tempi più recenti il trattato è diventato la base giuridica che le comunità maori hanno usato per rivendicare nuovi ambiti di autonomia, ricevere compensazioni per le discriminazioni subìte o riottenere il possesso o il parziale controllo di alcuni terreni che appartenevano ai loro antenati.
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Una donna si fa una foto con il monte Taranaki alle spalle, nel 2011 (AP Photo/Dita Alangkara)
– Leggi anche: Cosa significa riconoscere i diritti giuridici di un fiume
Non è la prima volta che un elemento naturale acquisisce la personalità giuridica: in Nuova Zelanda era già successo con altri due luoghi, un fiume e un parco naturale. Casi simili sono accaduti in Bolivia, Messico, Colombia, Australia e Bangladesh, grazie soprattutto alla pressione delle comunità indigene.
In alcuni casi la legge serve anche a tutelare i luoghi coinvolti dal punto di vista ambientale. In Ecuador nel 2024 un tribunale ha riconosciuto i diritti giuridici del fiume Machángara, sulla base della protezione che la Costituzione ecuadoriana garantisce a «Pacha Mama», ossia “Madre Terra” in lingua quechua. I giudici in Ecuador hanno potuto utilizzare quella legge in decine di sentenze su casi riguardanti questioni ambientali, ottenendo delle tutele concrete. Per esempio, lo scorso luglio un tribunale stabilì che il comune di Quito aveva violato i diritti giuridici del fiume, permettendo che venisse inquinato, e ordinò alle autorità locali di ripulirlo.