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  • Giovedì 30 gennaio 2025

Israele ha liberato 110 prigionieri palestinesi, in cambio di 3 ostaggi rilasciati a Gaza

È il terzo scambio di questo tipo dall'inizio del cessate il fuoco nella Striscia, lo scorso 19 gennaio, ed è avvenuto in modo molto caotico

Le macchine con a bordo gli ostaggi israeliani appena prima della loro liberazione, a Khan Yunis (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
Le macchine con a bordo gli ostaggi israeliani appena prima della loro liberazione, a Khan Yunis (AP Photo/Abdel Kareem Hana)

Giovedì pomeriggio Israele ha liberato 110 prigionieri palestinesi in cambio della liberazione, avvenuta poche ore prima, di tre ostaggi israeliani che si trovavano nella Striscia di Gaza: lo scambio è avvenuto come parte degli accordi per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Due pullman con a bordo dei prigionieri palestinesi sono partiti intorno alle 16 ora italiana dalla prigione israeliana di Ofer, che si trova nella periferia della città palestinese di Ramallah, in Cisgiordania, e sono arrivati in città meno di un’ora dopo.

I tre ostaggi israeliani liberati sono la soldata Agam Berger, che è stata rilasciata da Hamas, la ventinovenne Arbel Yehud (l’ultima civile israeliana detenuta nella Striscia) e l’ottantenne Gadi Moses, che sono stati rilasciati dal Jihad Islamico, il secondo gruppo armato più grosso della Striscia di Gaza. Insieme a loro erano stati rilasciati anche cinque uomini thailandesi attraverso un accordo separato fra il governo della Thailandia e i gruppi palestinesi.

Berger era stata consegnata alla Croce Rossa a Jabalia, un grosso campo profughi nel nord della Striscia, mentre la liberazione di Moses, Yehud e degli ostaggi thailandesi era avvenuta a Khan Yunis, la seconda città più grande del territorio, vicino alla casa di Yahya Sinwar, l’ex leader di Hamas ucciso a ottobre dall’esercito israeliano. Anche loro erano stati consegnati alla Croce Rossa, che a sua volta li aveva consegnati all’esercito israeliano.

L’eventualità che le liberazioni non avvenissero tutte simultaneamente era attesa perché come detto Moses e Yehud non erano ostaggi di Hamas, ma del Jihad Islamico. La loro liberazione è avvenuta in mezzo a un’enorme folla di persone palestinesi che si erano riunite per assistere alla scena, che spingevano contro gli uomini del Jihad Islamico e hanno rallentato il trasferimento degli ostaggi alla Croce Rossa. Nelle foto e nei video della scena si vede Arbel Yehud con un’aria evidentemente spaventata mentre viene scortata verso i mezzi della Croce Rossa.

Il modo caotico con cui erano stati rilasciati gli ostaggi israeliani era stato duramente criticato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che aveva per questo detto che la liberazione dei prigionieri palestinesi sarebbe stata rimandata fino a che non fosse stata garantita la sicurezza degli ostaggi durante le prossime liberazioni. Poco dopo Israele aveva ottenuto garanzie dai mediatori dello scambio che gli ostaggi saranno liberati in maniera più ordinata e sicura. Aveva quindi confermato che i prigionieri palestinesi sarebbero stati rilasciati, come è poi avvenuto.

Arbel Yehud, al centro, durante la sua liberazione (AP Photo/Abdel Kareem Hana)

La liberazione avvenuta giovedì non era prevista dagli accordi del 19 gennaio. Sabato scorso però un disaccordo fra Hamas e Israele sulla lista di chi sarebbe stato liberato quel giorno aveva portato al divieto per gli abitanti di Gaza di tornare nel nord della Striscia. Il divieto era stato revocato poche ore dopo, perché Hamas aveva accettato di liberare Yehud e gli altri due ostaggi giovedì, in aggiunta a quelli che saranno liberati sabato prossimo come stabilito dagli accordi per il cessate il fuoco.

Il disaccordo iniziale sulla lista degli ostaggi era dipeso dal fatto che il Jihad Islamico considerava Yehud una militare, nonostante non lo fosse: il gruppo voleva quindi ottenere in cambio la scarcerazione di un numero più alto di palestinesi prigionieri. Alla fine, in cambio dei tre ostaggi, il governo israeliano si è impegnato a liberare 110 detenuti palestinesi: 30 per ciascuno dei due civili, e 50 per Berger.

Fra i prigionieri palestinesi liberati, una trentina erano stati condannati all’ergastolo, mentre una cinquantina stavano scontando pene lunghe. Secondo quanto riferito da BBC News, i restanti sono 30 minorenni, fra cui i più giovani sono due quindicenni.

Fra le persone rilasciate arrivate a Ramallah c’è anche Zakaria Zubeidi, ex leader delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa a Jenin durante la Seconda Intifada, di cui è considerato uno dei simboli. Fra gli attacchi da lui rivendicati ce n’era uno del 2002 in cui erano stati uccisi sei cittadini israeliani. Zubeidi era stato arrestato l’ultima volta nel 2019 e condannato per aver compiuto nei mesi precedenti degli attacchi contro dei civili israeliani in Cisgiordania, senza però riuscire a ferire nessuno.

Agam Berger viene scortata da miliziani delle brigate Al Qassam, il braccio armato di Hamas, durante la sua liberazione (AP Photo/Mohammed Hajjar)

La liberazione degli ostaggi thailandesi invece era prevista da un accordo separato fra il governo della Thailandia e i gruppi palestinesi. Negli attacchi del 7 ottobre del 2023 furono rapiti anche 31 lavoratori agricoli thailandesi e uno filippino, che lavoravano nei campi del sud di Israele. Molti erano stati liberati durante il cessate il fuoco del novembre del 2023, ma 8 erano rimasti nella Striscia fino a giovedì. Quelli appena liberati si chiamano Thenna Pongsak, Sathian Suwannakham, Sriaoun Watchara, Seathao Bannawat e Rumnao Surasak. Ora ne rimangono nella Striscia tre, ma due si sa già che sono morti.

Oltre a quelli di giovedì, da quando è entrato in vigore l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza (lo scorso 19 gennaio) sono stati rilasciati altri sette ostaggi: tutte donne, tre civili e quattro soldate dell’esercito. Moses è il primo uomo liberato. Altri 105 ostaggi erano stati rilasciati in base a un precedente accordo per un cessate il fuoco, nel novembre del 2023.

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