Hamas ha confermato la morte di Mohammed Deif
Era il leader militare del gruppo: l’esercito israeliano aveva detto di averlo ucciso mesi fa, e contro di lui c'era un mandato d'arresto della Corte penale internazionale

Giovedì Hamas ha confermato la morte di Mohammed Deif, l’ex leader dell’ala militare del gruppo. L’esercito israeliano aveva detto di aver ucciso Deif il 13 luglio 2024, ma finora Hamas non aveva confermato la sua morte: per questo motivo, anche se era ritenuta molto probabile, su di lui pendeva ancora un mandato di arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, emesso a novembre del 2024.
Il mandato di arresto era stato emesso perché Deif, il cui vero nome è Mohammed Diab Ibrahim al Masri, era considerato uno dei principali organizzatori dell’attacco del 7 ottobre 2023 in cui furono uccise circa 1.200 persone, quasi tutte israeliane, e 251 furono prese in ostaggio. Negli ultimi vent’anni Deif era sopravvissuto ad almeno sette tentativi di omicidio da parte dell’esercito israeliano: in uno di questi rimasero uccisi la moglie e il figlio, in un altro il fratello e la sua famiglia, mentre lui era rimasto mutilato (si ritiene abbia perso uno o più arti e forse anche un occhio).
L’esercito israeliano aveva detto di averlo ucciso con un attacco aereo nell’area di Al Mawasi, una piccola città costiera nel sud della Striscia di Gaza, colpendo una villa di proprietà della famiglia di Rafa Salameh, un comandante della Brigata Khan Yunis, una delle brigate che compongono al Qassam, l’ala militare di Hamas. Al tempo si parlò molto di quel bombardamento perché l’esercito israeliano aveva decretato Al Mawasi come una “zona umanitaria sicura”, cioè un posto che in teoria l’esercito garantisce di non attaccare militarmente. Per questo nell’attacco furono uccise anche decine di civili palestinesi che si erano rifugiati nell’area.
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