La Svizzera è piena di manifesti religiosi
Li dissemina da trent'anni l'Agentur C, un'organizzazione cristiana fondata da un imprenditore che voleva riportare la fede nelle strade del paese
di Lucia Antista
![(Lucia Antista/il Post)](https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2025/01/28/1738057142-IMG_5199.png)
In Svizzera, sparsi un po’ ovunque, ci sono dei grandi manifesti blu con delle scritte gialle che riprendono le frasi della Bibbia: sono alle fermate degli autobus, nelle stazioni ferroviarie, fuori dai centri commerciali, dalle abitazioni e dalle chiese. Il design essenziale e la combinazione dei colori ricordano le pubblicità di IKEA, ma i testi sono versetti che cambiano lingua a seconda della regione: si passa da “Gott ist mit dir” (Dio è con te) nella Svizzera tedesca, a “Éviter le mal c’est être intelligent” (Evitare il male è intelligenza) in quella francese, fino a “Tu sei il Dio che mi vede” nel Canton Ticino.
Fanno parte di una campagna pubblicitaria che va avanti da più di trent’anni, gestita dall’agenzia Agentur C (la C sta per Christ, Cristo), nata nel 1985 con il nome completo di “Agentur für Christus”, con sede a Lyss, nel Canton Berna.
Heinrich Rohrer, il suo fondatore, era un imprenditore di Münsingen noto per aver creato Sipuro, un detergente innovativo per la pulizia dei sifoni, molto popolare in Svizzera negli anni Settanta e Ottanta. Il prodotto era pubblicizzato con lo slogan «Sipuro – oho!» e si era affermato come una soluzione pratica e versatile per l’igiene domestica.
Nel 1980 un evento inaspettato cambiò la vita di Rohrer. Invitato a partecipare a una funzione religiosa protestante – la confessione più diffusa in Svizzera insieme a quella cattolica – fu talmente colpito dalla predica che trascorse settimane ad approfondirne il significato. Fu l’inizio di un percorso che lo portò a fondare l’Agentur C, dedicando le sue competenze imprenditoriali alla diffusione del messaggio cristiano. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1998, dedicò tempo e investimenti a quello che lui stesso definiva l’“ufficio per il Salvatore”, il cui obiettivo è, appunto, diffondere la parola di Dio.
Il debutto dell’Agentur C nel mondo della cartellonistica pubblicitaria avvenne con un manifesto dal design essenziale: una semplice frase bianca su sfondo nero che diceva «Credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio». Questo slogan diretto e incisivo fu affisso in alcune delle principali stazioni ferroviarie della Svizzera. L’idea alla base era quella di portare il messaggio in uno spazio pubblico altamente frequentato, nella speranza di raggiungere il maggior numero possibile di persone, indipendentemente della loro identità culturale o religiosa. Una scelta che rifletteva la volontà dell’organizzazione di farsi notare e di diffondere il proprio credo in modo capillare sin dal principio.
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(Lucia Antista/il Post)
Nei primi anni, l’agenzia si concentrava sulla distribuzione di materiali informativi come cartoline, volantini e manifesti con citazioni bibliche. Sotto la guida di Rohrer sviluppò gradualmente una strategia di comunicazione innovativa, superando i tradizionali metodi di evangelizzazione.
A un certo punto, l’Agentur C capì che il bianco e nero erano troppo cupi per i manifesti. Dopo aver valutato l’uso di uno sfondo blu scuro con testo bianco, ispirato all’idea della “luce che illumina il buio”, scartarono questa combinazione perché già associata alle Ferrovie Federali Svizzere. Alla fine la scelta ricadde sul blu e giallo, colori che ancora oggi li contraddistinguono.
L’Agentur C, che non ha risposto alle richieste di commento del Post, da sempre segue precisi criteri nella selezione dei messaggi biblici per i suoi manifesti. Come riportato da Reformiert, il principale giornale della Chiesa protestante svizzera, esiste un gruppo di ricerca che seleziona annualmente tra i sei e gli otto versetti da approvare poi all’unanimità. I criteri fondamentali sono la comprensibilità e la concisione – tanto che spesso le citazioni vengono accorciate – privilegiando sempre messaggi positivi come “Il Signore vi dia la pace” o “Confidate in Dio”, evitando riferimenti a punizioni divine. Ogni manifesto si conclude semplicemente con l’attribuzione a “La Bibbia”.
L’Agentur C è strutturato in un consiglio direttivo di sei membri e opera su base volontaria, mentre il personale retribuito ammonta all’equivalente di 1,3 posti a tempo pieno – che nella pratica significa che l’agenzia può impiegare, ad esempio, una persona a tempo pieno e una a tempo parziale al 30%, o distribuire diversamente queste ore tra più collaboratori part time. «La Parola di Dio ci è stata donata; sarebbe sbagliato se volessimo farne un business» ha spiegato l’attuale presidente Peter Stucki.
L’Agentur C opera sull’intero territorio svizzero come un’associazione “interconfessionale cristiana”. Sin dalla sua fondazione, si è sempre presentata come un gruppo di amici accomunati dalla fede, mantenendosi volutamente distante sia dalla politica che da specifiche denominazioni religiose e non identificandosi né come cattolica né come protestante. L’organizzazione si sostiene esclusivamente attraverso donazioni di fedeli, senza il sostegno di personalità di spicco o figure pubbliche.
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(Lucia Antista/il Post)
Le loro iniziative non sono però esenti da critiche, soprattutto circa l’efficacia e il significato delle campagne pubblicitarie. Ad esempio Hugo Stamm, che come scrittore e giornalista si è occupato per decenni di nuovi movimenti religiosi, sette, esoterismo, occultismo e ciarlatani, ha criticato l’approccio missionario dell’Agentur C, definendolo «naïf» e «costoso». Nel 2019 Stamm scrisse in un articolo su Watson, un sito d’informazione della Svizzera tedesca, che l’organizzazione aveva affisso circa 100.000 cartelloni in tutta la Svizzera, spendendo centinaia di migliaia di euro. Secondo il giornalista, però, è difficile immaginare che «questi slogan riescano a suscitare nei passanti qualcosa di più di un semplice scuotimento di testa».
In un contesto multiculturale e multireligioso come quello elvetico, l’affissione di messaggi esplicitamente cristiani potrebbe essere interpretata come un tentativo di imporre una visione religiosa specifica, creando potenziali tensioni. Le campagne, infatti, possono essere percepite come una forma di proselitismo piuttosto che come un invito genuino alla riflessione spirituale, in contrasto con la neutralità laica che caratterizza la società svizzera.
Ma non si tratta solo di manifesti. L’agenzia ha sviluppato nel tempo diverse iniziative per promuovere i valori evangelici. Per esempio, dal 1990 l’Agentur C distribuisce bustine di zucchero con versetti biblici nei bar e nei ristoranti svizzeri. Ogni scatola, contenente mille bustine (5 chili), viene venduta oggi a 30 franchi (circa 32 euro), spedizione inclusa. Finora, l’agenzia ha distribuito sei tonnellate di bustine, ovvero oltre un milione, principalmente nella Svizzera tedesca.
Secondo Stucki, lo scopo dell’organizzazione è riportare l’attenzione sulla religione in un’epoca sempre più secolarizzata. In diverse interviste ha ribadito questo concetto, sostenendo che la Svizzera stia attraversando un rapido processo di “scristianizzazione”. Secondo l’Ufficio federale di statistica (UST), la percentuale di svizzeri senza affiliazione religiosa è passata dall’1% del 1970 al 36% nel 2023, superando per la prima volta la percentuale dei cattolici, che sono scesi dal 47% al 31%. Nello stesso periodo, i protestanti sono passati dal 49% al 20%.
L’Agentur C da diversi anni ha esteso la sua campagna anche ai mezzi di trasporto pubblici, affittando spazi pubblicitari sugli autobus di diverse città. Stando al sito dell’organizzazione, oggi sono 33 i bus che portano i suoi messaggi in grandi e piccoli centri, come Lugano, Lucerna, Svitto, Sion, Soletta, San Gallo, St. Moritz e Winterthur.
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(Lucia Antista/il Post)
Proprio gli autobus finirono al centro di una polemica nel 2018, quando Mohamed Hamdaoui, giornalista e deputato socialista della città di Bienne e del cantone di Berna, criticò la presenza dei versetti religiosi sui mezzi pubblici. Secondo lui, utilizzare mezzi pubblici finanziati dai contribuenti per veicolare messaggi religiosi costituiva un uso inappropriato delle risorse comuni. Una presa di posizione che gli attirò numerosi attacchi sui social, molti dei quali facevano leva sulle sue origini marocchine e sulla sua fede musulmana. L’Agentur C si dissociò subito da questi attacchi, condannando ogni forma di odio e discriminazione, ma difese comunque la sua campagna.