Gli Stati Uniti hanno sospeso anche gli aiuti esteri, con conseguenze molto concrete
In Ucraina varie associazioni umanitarie hanno dovuto interrompere le attività, mettendo in crisi l’assistenza agli sfollati e alle famiglie sulla linea del fronte
![Un uomo trasporta una scatola con aiuti umanitari a Nechvolodivka, in Ucraina, nel febbraio del 2023](https://static-prod.cdnilpost.com/wp-content/uploads/2025/01/29/1738166796-AP23053794778483.jpg)
Da alcuni giorni in Ucraina molte organizzazioni umanitarie hanno dovuto sospendere le proprie attività: tra queste alcune davano assistenza alla popolazione sulla linea del fronte, agli sfollati all’interno del paese, alle famiglie di soldati feriti o uccisi in guerra. L’interruzione improvvisa è dovuta alla decisione dell’amministrazione statunitense di Donald Trump di sospendere i finanziamenti ai programmi di aiuti internazionali per 90 giorni, durante i quali il governo americano dovrebbe valutare che ogni progetto finanziato sia coerente con il programma di Trump e con la sua linea politica.
Il blocco degli aiuti ha causato enormi e immediati problemi a organizzazioni umanitarie attive in tutto il mondo, tanto che lo scorso martedì il segretario di Stato Marco Rubio è dovuto intervenire per introdurre varie esenzioni. La situazione è ancora molto confusa e precaria, ma secondo le informazioni attualmente disponibili le esenzioni non dovrebbero riguardare le iniziative umanitarie finanziate dagli Stati Uniti in Ucraina, che quindi rimarranno senza fondi per almeno tre mesi. La decisione non riguarda invece gli aiuti militari al paese, che sono regolati e stabiliti per altre vie.
Gli Stati Uniti sono la fonte principale di aiuti umanitari per l’Ucraina: attraverso l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale, conosciuta come USAID, hanno fornito dall’inizio della guerra (febbraio 2022) più di 37 miliardi di dollari in aiuti umanitari, assistenza allo sviluppo e finanziamenti diretti a organizzazioni ucraine. Se i paesi europei hanno accolto la gran parte dei profughi usciti dal paese, gli Stati Uniti hanno contribuito in modo rilevante a sostenere la popolazione rimasta in Ucraina.
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Militari gestiscono aiuti di USAID (Sgt. Robert Whitlow/U.S. Army via AP)
Parte dei fondi serve per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici ucraini dall’inizio della guerra. Non è chiaro se anche questi siano soggetti alla sospensione decisa da Trump: secondo alcune fonti governative ucraine citate dal Washington Post potrebbero continuare.
Sono invece stati sospesi tutti i finanziamenti alle associazioni umanitarie. Alcuni dei programmi coinvolti si occupavano di gestire il reinserimento dei soldati rientrati dalla guerra, di assistere le famiglie di quelli uccisi o feriti, di costruire rifugi antiaerei nelle scuole, di riparare la rete idrica e le scuole danneggiate dai bombardamenti russi, di garantire la distribuzione di acqua, cibo e legna da bruciare nelle zone del fronte, dove l’energia elettrica e il riscaldamento spesso mancano e le stufe a legna sono l’unico strumento per riscaldarsi e cuocere cibi.
USAID finanziava anche la gran parte dei media indipendenti in Ucraina: si stima che circa l’80 per cento dei fondi per decine di testate arrivasse dagli Stati Uniti. Questi fondi sono considerati particolarmente a rischio e potrebbero essere interrotti in via definitiva.
Non è semplice nemmeno ricostruire quante associazioni hanno dovuto o dovranno presto interrompere le attività. La maggior parte preferisce non commentare la situazione, per timore che eventuali dichiarazioni o proteste possano essere considerate negativamente nel processo di valutazione che il governo statunitense condurrà nei prossimi novanta giorni. Altre hanno invece dichiarato di non avere i mezzi per attendere i tre mesi senza fondi (soprattutto perché non hanno avuto alcun preavviso) e che quindi hanno già dovuto licenziare decine di dipendenti.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che il governo ucraino raccoglierà un elenco di tutti i programmi che sono stati forzatamente sospesi per provare a trovare nuove fonti di finanziamento, con precedenza per quelli che riguardano i bambini o gli ex soldati.
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Il segretario di Stato Marco Rubio (AP Photo/Evan Vucci)
L’ordine esecutivo che blocca i fondi destinati agli aiuti internazionali è stato firmato da Trump nel primo giorno dopo il suo insediamento, lo scorso 20 gennaio. Sempre la scorsa settimana il Dipartimento di stato (corrispondente al nostro ministero degli Esteri) ha comunicato di aver cominciato la valutazione di tutti i programmi coinvolti e sospesi, seguendo il «mandato ricevuto dal popolo americano di concentrarsi sugli interessi nazionali americani». Il segretario di Stato Rubio ha spiegato che questa analisi si baserà sulle risposte a tre domande, relative a ogni finanziamento: «Rende l’America più sicura? Rende l’America più forte? Rende l’America più prospera?».
La sospensione riguardava inizialmente tutti i finanziamenti, con la sola eccezione dei programmi globali contro la malnutrizione e dei fondi destinati ad alcuni paesi del Medio Oriente, come Israele (3,3 miliardi di dollari l’anno), Egitto (1,5 miliardi di dollari l’anno) e Giordania (1,7 miliardi di dollari l’anno) perché fanno parte di stanziamenti pluriennali e sono inseriti in trattati internazionali.
Trump in campagna elettorale si era molto lamentato dell’entità degli aiuti internazionali elargiti dagli Stati Uniti, che rappresentano circa l’1 per cento del budget statale: secondo i dati ufficiali più aggiornati, nel 2023 gli Stati Uniti spesero all’estero 68 miliardi di dollari in programmi di risposta a emergenze, salute e iniziative per la difesa della democrazia, in 204 paesi.
L’ordine esecutivo ha creato enormi problemi e interruzioni improvvise di programmi umanitari: l’indicazione era di bloccare ogni spesa con effetto immediato. Martedì Rubio ha dovuto fare una parziale rettifica, comunicando che la sospensione non riguarda l’assistenza umanitaria “salvavita”. Sono comprese in questa categoria le forniture di «medicinali di base, servizi medici, cibo, ricoveri e assistenza di sussistenza». Il dipartimento di Stato non ha però fornito un elenco di associazioni o programmi esentati dalla revisione e al momento non è chiaro agli stessi soggetti interessati quali rientrino nella definizione e quali no.