C’è un motivo se siamo circondati dai biopic musicali

Dai Queen a Elton John ad Amy Winehouse, fino a Bob Dylan, a Hollywood è una pratica consolidata e redditizia, e c'entra anche la gestione dei cataloghi musicali

(Searchlight Pictures)
(Searchlight Pictures)

Una lista non esaustiva dei film di finzione usciti negli ultimi 7 anni che raccontano le vite di musicisti ne include uno su Leonard Bernstein, uno su Amy Winehouse, uno su Elton John, e poi su Bob Marley, Whitney Houston, David Bowie, Aretha Franklin, Robbie Williams, il compositore di musical Jonathan Larson, il gruppo rock Mötley Crüe, due su Elvis Presley, uno su Freddie Mercury e i Queen, fino a quello che è al cinema in questo momento su Bob Dylan. A Complete Unknown è, per certi versi, un buon esempio di come quella che prima era una pratica sporadica sia diventata una catena di montaggio molto efficace e un settore redditizio.

Le vite dei grandi musicisti sono sempre state raccontate dal cinema, ma l’aumento di interesse di questi anni (bisogna aggiungere a questi film di finzione anche tutti i documentari) è notevole. Ad aver aiutato a cambiare le cose è stato anche il grandissimo successo in termini di premi e incassi di Bohemian Rhapsody (2018), ma più in generale ci sono state due trasformazioni, una nella produzione di film e l’altra nella gestione dei diritti musicali, che hanno cambiato tutto.

All’inizio degli anni Duemila, l’economia del cinema americano (e per riflesso quindi mondiale) è cambiata. La produzione di film molto costosi è partita sempre meno dall’invenzione di storie nuove, il cui successo è meno garantito, e sempre più dall’adattamento di proprietà intellettuali già esistenti, che si tratti di saghe di romanzi, di videogiochi o di marchi, come Barbie. La ricerca di queste nuove proprietà intellettuali da adattare, contestualmente, è diventata un lavoro.

Le proprietà intellettuali maggiori nel mondo dei fumetti, della letteratura e del cinema sono state tutte opzionate e ogni anno c’è una guerra di aste per i nuovi successi. Molti oggi considerano le vite dei grandi musicisti il prossimo grande filone di proprietà intellettuali da adattare.

Contemporaneamente, è stato ampiamente raccontato come negli ultimi anni alcuni dei più grandi musicisti ancora in vita abbiano venduto il proprio catalogo musicale. Chi li ha comprati lo ha fatto per il loro potenziale economico, e quindi intende sfruttare quelle canzoni (concedendole in licenza) molto più di quanto non facessero i singoli musicisti in precedenza. Chi riesce ad acquistare i diritti per lo sfruttamento di un catalogo musicale quasi sicuramente riesce anche a farci un film da cui deriva un profitto molto alto, in proporzione al lavoro fatto e alla spesa. Entrare in possesso dei diritti sul catalogo è la cosa più difficile. Nel caso del film su Dylan non è stato necessario, in quanto aveva già concesso l’utilizzo delle sue canzoni prima di vendere il suo catalogo alla Sony.

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Per fare poi un vero biopic sono necessari anche altri diritti, come per esempio quelli sulla vita dei soggetti in questione. Nel caso di A Complete Unknown è bastato comprare i diritti del libro Il giorno che Bob Dylan prese la chitarra elettrica di Elijah Wald, che racconta gli eventi mostrati nel film. I produttori avevano anche i diritti su tutto ciò che Bob Dylan avesse mai detto, per poter usare esattamente le sue frasi (non è sempre indispensabile), e soprattutto avevano un buon rapporto con Dylan stesso.

La corsa alle proprietà intellettuali ha portato anche alla creazione di società che si occupano solo di questa fase di ricerca, senza essere quelle che poi realizzano i film. Veritas Entertainment, per esempio, aveva comprato i diritti musicali di Dylan, quelli del libro e sulle sue citazioni rilevandoli da HBO, che a sua volta li aveva comprati dal manager. Veritas aveva poi costruito un pacchetto accordandosi con il regista James Mangold e con alcuni attori disposti a partecipare, tra cui il protagonista Timothée Chalamet, allora non ancora famoso ma comunque noto per il film Chiamami col tuo nome.

Questo genere di operazioni aumenta il valore del pacchetto e rende ancora più semplice, per chi lo acquista, realizzare il film, poiché gran parte del lavoro legale e di ricerca è già stato fatto. La Searchlight, una divisione della Disney dedicata a film per adulti con potenziale da Oscar, è quella che ha comprato tutto da Veritas e ha fatto il film, nonostante ci fossero offerte più alte. È stato un passaggio cruciale: Prime Video, infatti, aveva offerto di più, ma non avrebbe garantito una grande uscita in sala e una campagna per gli Oscar (specialità di Searchlight). Secondo Peter Jason, che ha condotto tutte le trattative, scegliere Searchlight e quindi l’uscita al cinema avrebbe generato un indotto maggiore rispetto a quello che una piattaforma avrebbe potuto offrire in fase di acquisto.

Non tutto va sempre come previsto, ma nel caso di A Complete Unknown è successo: l’attore scelto è diventato una star gigantesca nel tempo intercorso tra il pre-accordo e l’inizio della produzione (e ha creduto così tanto nel film da investirci personalmente, diventando coproduttore); il team scelto ha lavorato senza problemi e ha soddisfatto tutti; anche la campagna Oscar, per ora, è andata come previsto. Come sempre si tratta di azzardi. Jason racconta che quando hanno ottenuto il sì di Chalamet non sapevano nemmeno se fosse intonato, tantomeno se fosse in grado di imitare Dylan (il piano di riserva era doppiarlo nel canto, come è stato fatto per Bohemian Rhapsody con Rami Malek).

Non era necessario, ma ha aiutato poi il fatto che il vero Bob Dylan abbia deciso di essere coinvolto e di contribuire, probabilmente intuendo che la fama di Chalamet avrebbe introdotto la sua musica a una nuova generazione (cosa che poi è effettivamente accaduta). L’adesione dello stesso soggetto ritratto chiaramente evita molti problemi: il film su Prince per esempio è stato bloccato, una volta fatto e finito, dagli eredi che, dopo aver concesso i diritti, vedendolo non lo hanno gradito.

Bob Dylan per questo film aveva diritto ad avere l’ultima parola solo sulla sceneggiatura. Per questa ragione, ha incontrato più volte il regista e gli sceneggiatori, partecipando anche a una lettura del copione in cui ha interpretato personalmente tutte le sue parti. Uno dei pochi cambiamenti che ha richiesto è stato di non usare il vero nome di Suze Rotolo, sua compagna per molti degli anni raccontati e ormai deceduta, impossibilitata quindi a dare il proprio parere sugli eventi. Nel film si chiama Sylvie Russo ed è interpretata da Elle Fanning. Una volta firmata la sceneggiatura, il coinvolgimento di Dylan è terminato.

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È chiaro, da quanto ha raccontato Jason, che c’era comunque qualche forma di collaborazione o accordo implicito con Mangold. Nel film infatti Dylan non viene mai mostrato fare uso di droghe, a eccezione di un po’ di marijuana che non viene menzionata ma si distingue. Non si droga quindi, ma beve birra e qualche cocktail, cosa che inizialmente era vista come una buona occasione per fare product placement, contattando aziende interessate a pagare per essere “la bevanda bevuta da Bob Dylan nel film”. Per la scena di un cocktail party erano stati presi in considerazione diversi marchi di liquori, nessuno però ha accettato di comparire, valutando che, a parte Dylan, quasi tutti gli altri personaggi in quella scena hanno avuto gravi problemi con alcol o droghe, rendendoli figure poco adatte per un’associazione commerciale.

Veritas Entertainment sta attualmente lavorando al film sulla vita di Bruce Springsteen con Jeremy Allen White e a quello su Michael Jackson, in uscita forse in autunno. Nelle fasi iniziali di sviluppo ci sono inoltre un film su Syd Barrett, co-fondatore dei Pink Floyd, e uno su Mama Cass Elliot, fondatrice del gruppo The Mamas & The Papas. Intanto in molti stanno cercando di aggiudicarsi la biografia più ambita e desiderata del momento: quella di Stevie Nicks dei Fleetwood Mac, già sfruttata in maniera non ufficiale (senza diritti e musiche, con nomi e dettagli modificati) nella serie TV Daisy Jones & The Six e nello spettacolo di Broadway Stereophonic, che per questa ragione ha firmato un accordo per evitare una causa.