Robert Wyatt, il suo incidente e la storia del rock britannico
Prima con i Soft Machine poi con “Rock Bottom” definì quella ricordata come “scena di Canterbury”, senza l'uso delle gambe
In un’intervista data alla rivista Rumore nel 1997, il polistrumentista inglese Robert Wyatt, che oggi compie ottant’anni, raccontò di essere sorpreso della sua longevità come musicista: «per me è stata una vera sorpresa durare così a lungo, non ho condotto un’esistenza molto prudente», disse. Lo stupore di Wyatt era dovuto al fatto che, nel 1973, un grave incidente gli aveva fatto perdere l’uso delle gambe, complicando moltissimo la sua attività da musicista.
Prima dell’incidente Wyatt aveva già acquisito uno status leggendario negli ambienti del rock sperimentale britannico. Negli anni Sessanta aveva fondato i Soft Machine e i Matching Mole, che insieme ai Caravan, agli Hatfield and the North e agli Egg erano stati tra i gruppi più influenti della cosiddetta “scena di Canterbury”, una corrente nata nell’omonima città del Kent per iniziativa di un gruppo di musicisti accomunati dalla volontà di suonare un progressive rock diverso da quello dei loro contemporanei, avvicinandolo a mondi apparentemente distanti come il jazz e la musica elettronica.
In quelle band Wyatt era sia cantante e batterista, ai tempi cosa non così diffusa tra le formazioni rock. Con i Soft Machine registrò quattro dischi, il più famoso dei quali fu Third del 1970, uno dei più importanti e influenti della storia della musica britannica. Ma oggi Wyatt è altrettanto ricordato per il suo più riuscito disco solista, Rock Bottom, che fu il primo a cui lavorò dopo l’incidente e che è considerato tra le principali pietre miliari della storia del rock.
Robert Wyatt nacque il 28 gennaio 1945 a Bristol da Honor Wyatt, una giornalista dell’emittente britannica BBC, e George Ellidge, uno psicologo del lavoro. Cominciò ad appassionarsi alla musica da piccolo grazie al padre, che gli insegnò i primi accordi al pianoforte e lo istruì all’ascolto del jazz, una musica che avrebbe influenzato tutta la sua produzione musicale.
Agli inizi degli anni Sessanta si trasferì per un periodo a Maiorca, in Spagna, dove fu ospitato da uno dei più cari amici di sua madre, il romanziere inglese Robert Graves, legato alla beat generation. A Maiorca il suo gusto si definì ulteriormente: prese lezioni di batteria dal percussionista catalano Ramón Farrán, uno che aveva suonato con leggende del jazz come Lionel Hampton, Louis Armstrong, Miles Davis, Chet Baker e Sonny Rollins.
Tornato in Inghilterra fondò il Daevid Allen Trio insieme al bassista Hugh Hopper e all’eclettico chitarrista australiano che dava il nome al gruppo. Portarono in giro per i club londinesi una formula molto ricercata, alternando a un repertorio free jazz la lettura delle poesie di autori beat come Allen Ginsberg e Lawrence Ferlinghetti.
Tre anni dopo insieme a Kevin Ayers (basso), Allen (chitarra) e Mike Ratledge (tastiere) fondò i Soft Machine, che con l’omonimo album di debutto del 1968 aprirono un nuovo filone all’interno del progressive rock, declinandolo in una chiave più jazzistica, psichedelica e sperimentale. Nello stesso anno furono ingaggiati per una tournée negli Stati Uniti come gruppo di apertura dei Jimi Hendrix Experience, la band del chitarrista statunitense Jimi Hendrix. Wyatt lasciò il gruppo nel 1971, dopo una disputa con Ratledge per il controllo sui processi creativi della band, per fondare un altro progetto musicale, i Matching Mole.
La sua carriera cambiò il 1°giugno 1973, quando cadde dal terzo piano di un palazzo londinese mentre stava partecipando alla festa di compleanno di Gillian Mary Smyth, la cantante del gruppo rock inglese dei Gong, rimanendo paralizzato dalla vita in giù.
Quel momento rischiò di porre fine alla sua carriera, ma Wyatt decise di sfruttarlo per prendere una direzione artistica del tutto nuova. Continuò a suonare la batteria, privandola però delle componenti che richiedevano l’uso dei piedi (il charleston e la grancassa). Contemporaneamente cominciò a esercitarsi sulle tastiere e sulla chitarra, specializzandosi nell’utilizzo del cosiddetto slide, il cilindro che viene fatto scivolare sulle corde mentre vengono pizzicate. In quel periodo Wyatt perfezionò anche la sua voce, lavorando sui falsetti struggenti e disperati che avevano reso famoso il suo stile di canto durante le sue esperienze con i Soft Machine e i Matching Mole.
Il risultato di questo periodo di studio e ricerca fu Rock Bottom, il secondo disco solista di Wyatt: uscì nel 1974, ed è considerato uno dei più importanti di quel decennio. Anche se il disco fu perfezionato durante il periodo successivo all’incidente, Wyatt aveva già cominciato a lavorarci agli inizi del 1973, componendo le prime melodie su un organo che gli era stato regalato dalla sua compagna, la poetessa austriaca Alfreda Benge.
Inizialmente avrebbe dovuto registrare il disco con i Matching Mole, ma dopo l’incidente aveva sciolto il gruppo; decise così di concluderlo da solista. Coinvolse nelle registrazioni musicisti di enorme talento, tra cui il clarinettista Gary Windo, il violista Fred Frith, il chitarrista Mike Oldfield e il trombettista Mongezi Feza e il poeta e autore umoristico scozzese Ivor Cutler, che suonò la concertina, una particolare fisarmonica. Rock Bottom fu prodotto dal collega Nick Mason, il batterista dei Pink Floyd, ed è amato e citato come influenza da molti musicisti ancora oggi.
Musicalmente era un disco che affinava alcuni tratti che Wyatt aveva iniziato a definire con i Matching Mole, come per esempio il frequente ricorso a lunghi vocalizzi apparentemente privi di senso e una scrittura più poetica, introspettiva e inafferrabile. Diverse canzoni sono dedicate alla sua storia d’amore con Benge, che aveva sposato poco prima dell’uscita dell’album, tra cui “Sea Song”, forse la più ricordata.
Fin dall’inizio Rock Bottom ottenne recensioni entusiaste. La critica ebbe difficoltà a definire di che musica si trattasse, e come spesso avviene in questi casi inserì Rock Bottom nel filone dell’art rock, che viene ancora definito spesso il rock più sofisticato. Anche se fu il suo secondo disco da solista (era stato anticipato nel 1970 da The End of an Ear, pubblicato quando era ancora nei Soft Machine), Wyatt ha sempre considerato Rock Bottom il suo vero disco d’esordio da solista. In un’apprezzata biografia, il giornalista musicale Marcus O’ Dair ricorda a questo proposito un aneddoto citato dal musicista:
«Mi crea parecchi problemi parlare di ciò che accadde prima dell’incidente. In Rock Bottom e nelle cose successive mi riconosco ma il mio lato adolescente, il bipede batterista, non lo ricordo e non lo capisco. Mi costa fatica parlare di com’ero prima (…), vedo l’incidente come una specie di linea di netta demarcazione tra la mia adolescenza e il resto della mia vita».
Dopo Rock Bottom, Wyatt continuò a comporre musica e a suonare in giro fino al 2014, consolidando il suo status di musicista d’avanguardia e collaborando tra gli altri con Brian Eno, Robert Fripp, Phil Manzanera e Paul Weller.
Wyatt ha lavorato anche con musicisti italiani. È noto per esempio il suo rapporto di amicizia con la cantautrice Cristina Donà, e nel 1998 cantò una canzone in The Different You – Robert Wyatt e noi, un disco a lui dedicato pubblicato dal Consorzio Produttori Indipendenti (CPI), la più importante etichetta discografica italiana di musica indipendente di quel decennio, a cui parteciparono tra gli altri Franco Battiato, Jovanotti, Max Gazzè e la stessa Donà.
Nonostante il ritiro, fino a poco prima della pandemia da coronavirus Wyatt aveva continuato a occuparsi di musica, seppure in maniera più sporadica: nel 2020 per esempio aveva cantato in alcune canzoni di Code Girl: Artlessly Falling, il decimo di Mary Halvorson, un’ammirata jazzista statunitense. Oggi conduce una vita appartata nella sua casa inglese di Louth, nel Lincolnshire.
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