Nella Repubblica Democratica del Congo i manifestanti hanno attaccato diverse ambasciate
Durante le proteste nella capitale contro l'avanzata dei ribelli nell'est del paese, a più di 1.500 chilometri di distanza
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Martedì a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, centinaia di manifestanti hanno attaccato le ambasciate di diversi paesi stranieri accusati di non stare aiutando il Congo nel contrastare l’avanzata dei ribelli del “Movimento per il 23 marzo” (M23) nell’est del paese, oppure di sostenere i ribelli.
Nelle ultime settimane un’offensiva molto rapida ha portato l’M23 a occupare Goma, una delle città più importanti della parte orientale del paese, a oltre 1.500 chilometri dalla capitale. Nel corso delle operazioni sono stati accusati di aver ucciso civili, violentato donne, provocato centinaia di migliaia di sfollati, saccheggiato abitazioni e strutture sanitarie e peggiorato una situazione umanitaria che era già gravissima.
Durante le proteste organizzate a Kinshasa contro l’avanzata dei ribelli sono state danneggiate e saccheggiate le ambasciate di Ruanda, Kenya, Uganda, Francia e Belgio. In alcuni casi i manifestanti hanno incendiato degli pneumatici di fronte alle ambasciate; in altri casi hanno tirato pietre contro gli edifici; in altri ancora hanno fatto irruzione all’interno degli edifici danneggiandoli e saccheggiandoli. I manifestanti hanno anche circondato il complesso dove si trova l’ambasciata statunitense e ne hanno occupato una parte ancora in costruzione, prima di essere dispersi. In alcuni casi i saccheggi si sono estesi anche ad altri edifici, come i supermercati.
I manifestanti hanno motivato gli attacchi con quella che hanno descritto come l’inerzia dei governi esteri di fronte a quanto sta succedendo nella Repubblica Democratica del Congo. I manifestanti chiedono in particolare pressioni internazionali sul Ruanda affinché fermi i ribelli. Quando nel 2012 l’M23 occupò per la prima volta Goma, la minaccia di sospendere gli aiuti internazionali al Ruanda costrinse il paese a ritirare il proprio sostegno ai ribelli, che furono cacciati dalla città dopo pochi giorni.
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L’ambasciata francese a Kinshasa circondata da manifestanti e polizia (AP Photo/Samy Ntumba Shambuyi)
L’M23 è l’ultimo di vari gruppi armati storicamente sostenuti dal Ruanda nell’ambito di radicate tensioni con la Repubblica Democratica del Congo, motivate prevalentemente da ragioni etniche. Il Ruanda nega formalmente di sostenere i ribelli dell’M23, ma secondo le Nazioni Unite circa 4mila soldati dell’esercito ruandese combattono a fianco del gruppo.
Il 27 gennaio i ribelli dell’M23 hanno detto di aver preso il controllo di Goma, la più grande e importante città del Nord Kivu, una regione ricca di risorse minerarie al confine con il Ruanda: il governo della Repubblica Democratica del Congo ha equiparato l’attacco a una «dichiarazione di guerra».
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L’ambasciata del Ruanda dopo essere stata attaccata (AP Photo/Samy Ntumba Shambuyi)
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