A Goma decine di migliaia di persone non sanno dove andare
L'ingresso dei ribelli dell'M23 nella città della Repubblica Democratica del Congo sta peggiorando la situazione umanitaria, già critica da tempo
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L’ingresso dei ribelli del “Movimento per il 23 marzo” (M23) a Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, ha peggiorato una situazione umanitaria che era già gravissima. Goma è la città più importante della regione del Nord Kivu, molto ambita soprattutto perché ricca di risorse minerarie. Lunedì le milizie dell’M23, sostenute dal Ruanda, hanno annunciato di averne preso il controllo, mentre il governo congolese ha negato. I combattimenti sono ancora in corso: sono stati uccisi almeno 17 civili e centinaia di persone sono state ferite, tanto che gli ospedali faticano a soccorrerli.
Negli ultimi mesi decine di migliaia di persone si erano rifugiate a Goma per scappare dall’offensiva dei ribelli nella regione, iniziata nel 2022 ma diventata più intensa da circa un anno. Nell’ultima settimana i ribelli hanno accerchiato la città: i vasti campi profughi nelle zone periferiche si sono svuotati, dopo essere stati colpiti dall’artiglieria. Le persone che ci vivevano però non sanno dove andare. Goma ospitava già 600mila sfollati, e all’inizio del 2025 ne sono arrivati altri 400mila. Oggi si stima che Goma abbia circa 3 milioni di abitanti, metà dei quali sarebbero bambini, secondo l’ong Save the Children.
Al momento è impossibile entrare o uscire dal centro di Goma. Le strade sono bloccate e gli scontri hanno reso inservibile l’aeroporto: non è possibile usarlo per un’evacuazione né per ricevere aiuti umanitari, ha detto la missione delle Nazioni Unite attiva nella città. Gli ospedali erano già saturi da giorni a causa dell’arrivo di persone ferite da Minova e Sake, i due principali centri attorno al capoluogo, occupati dall’M23 la settimana scorsa. I combattimenti in città hanno aggravato le condizioni in cui operano i medici.
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Fumo sopra Goma, il 27 gennaio (AP Photo/Moses Sawasawa)
Negli ospedali mancano acqua corrente ed elettricità, sono state allestite tende all’esterno per soccorrere le persone ferite. L’ONU ha detto che è stata colpita anche una clinica ostetrica nel centro della città. «Quanto sta accadendo a Goma arriva al culmine di una delle più prolungate, complesse e serie crisi umanitarie sulla Terra, con 6,5 milioni di sfollati nel paese, di cui quasi 3 milioni nel Nord Kivu», ha detto Bruno Lemarquis, coordinatore dell’ONU nella Repubblica Democratica del Congo. Molti profughi si sono diretti verso il vicino Ruanda.
La coordinatrice di Medici senza Frontiere a Goma, Virginie Napolitano, ha detto che al momento è difficile quantificare il numero esatto di morti e feriti.
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Un veicolo delle Nazioni Unite danneggiato, alla periferia di Goma il 25 gennaio (AP Photo/Moses Sawasawa)
Già nel 2012 i miliziani dell’M23 erano riusciti a conquistare Goma: ci restarono una decina di giorni prima di ritirarsi, principalmente a causa della grande pressione internazionale che convinse il presidente ruandese Paul Kagame a smettere di sostenerli, almeno per un po’. La ong Amnesty International ha ricordato che nel 2012 durante l’occupazione ci furono violazioni dei diritti umani tra cui uccisioni di civili, intimidazioni agli attivisti e violenze sessuali (lo stupro è poi rimasto un’arma di guerra nella regione). Inoltre, nell’ultimo anno di scontri sia l’M23 che l’esercito regolare congolese hanno impiegato l’artiglieria in aree densamente popolate.
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Mercoledì Kagame incontrerà il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Félix Tshisekedi, a una riunione d’emergenza mediata dal Kenya che ha lo scopo di sospendere i combattimenti e le violenze. Il Ruanda nega formalmente di sostenere i ribelli dell’M23, ma secondo le Nazioni Unite nel paese ci sono circa 4mila soldati dell’esercito ruandese che combattono a fianco del gruppo.
Il governo congolese ha già detto di considerare l’attacco su Goma «una dichiarazione di guerra» da parte del Ruanda. L’esercito ruandese ha detto che lunedì cinque civili sono stati uccisi in uno scontro di confine con l’esercito congolese, nella città di Gisenyi, in Ruanda.
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Un soldato ruandese ispeziona le armi consegnate dai soldati dell’esercito della Repubblica Democratica del Congo al momento di passare il confine, a Gisenyi, il 27 gennaio (EPA/MOISE NIYONZIMA)