Il crollo in borsa delle aziende di tecnologia a causa di DeepSeek

Nvidia ha perso il 17 per cento e quasi tutto il settore è andato malissimo per le preoccupazioni attorno alla nuova startup cinese di intelligenza artificiale

(AP Photo/Eugene Hoshiko)
(AP Photo/Eugene Hoshiko)
0 seconds of 0 secondsVolume 90%
Press shift question mark to access a list of keyboard shortcuts
00:00
00:00
00:00
 

Lunedì i titoli in borsa di buona parte delle società tecnologiche, e in particolare di quelle legate all’intelligenza artificiale, hanno subìto il peggior crollo degli ultimi anni, per via delle preoccupazioni seguite alla presentazione del nuovo sistema di intelligenza artificiale di DeepSeek, una startup cinese, apparentemente capace di rivaleggiare con i più avanzati sistemi americani a una frazione del costo di sviluppo e della potenza di calcolo usati dalle altre aziende.

La perdita peggiore è stata quella di Nvidia, azienda statunitense che produce microchip specializzati e che detiene il 90 per cento circa del mercato dei microchip usati per l’intelligenza artificiale (AI). Il titolo in borsa di Nvidia è calato del 17 per cento, e la società nel suo complesso ha perso poco meno di 600 miliardi di dollari di valore di mercato: è la più grande riduzione di valore di sempre per una società quotata in borsa.

Questo crollo si è esteso ad altre società che operano nel settore. Micron e Broadcom, che come Nvidia producono microchip, hanno perso entrambe più del 10 per cento. Alphabet (la società che possiede Google), Meta (la società che possiede Facebook) e Microsoft, che hanno tutte grossi investimenti nell’AI, hanno perso tra il 2 e il 4 per cento. Più o meno tutte le società coinvolte nell’AI, comprese quelle che investono, che fanno ricerca e che producono componenti, sono state coinvolte da questa contrazione.

Le perdite si sono estese anche a settori non tecnologici, come quello dell’energia: Siemens Energy, che produce componenti elettrici, è crollata del 20 per cento, mentre Cameco, che produce uranio per le centrali atomiche, del 13 per cento. Il timore è che, se davvero è possibile creare sistemi di intelligenza artificiale energeticamente più efficienti come ha fatto DeepSeek, allora la domanda di energia si ridurrà, e molti investimenti fatti finora andranno perduti. Le perdite, cominciate sul mercato americano, si sono poi estese a quelli asiatici.

Come succede spesso in caso di grossi crolli improvvisi, nel corso della giornata di martedì le perdite si sono ridimensionate e molti titoli hanno riguadagnato un po’. È il caso di Nvidia, il cui titolo in borsa è cresciuto del 6 per cento, e di Microsoft, aumentato del 2 per cento.

– Leggi anche: Una nuova intelligenza artificiale cinese sta creando un gran trambusto

DeepSeek è un’azienda cinese fondata a Hangzhou da Liang Wenfeng, un imprenditore cinese semisconosciuto che fino a poco tempo fa si occupava di investimenti tecnologici. DeepSeek sviluppa modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), lo stesso tipo di tecnologia alla base del funzionamento di ChatGPT, Claude e Google Gemini. Dopo aver presentato a fine dicembre V3, un modello di AI capace di competere con molte alternative statunitensi avanzate, DeepSeek aveva presentato il suo chatbot basato su V3, che è quello che attualmente può essere usato tramite app sullo smartphone. L’app di DeepSeek negli scorsi giorni è diventata la più scaricata in assoluto sia sull’App Store di Apple sia sul Play Store di Google.

Il 20 gennaio, poi, DeepSeek ha rilasciato un ulteriore modello di AI, R1, presentato come in grado di rivaleggiare con o1, che è il sistema più avanzato in assoluto sul mercato, creato da OpenAI, l’azienda di ChatGPT. Fino a pochi giorni fa, 01 era ritenuto inarrivabile. Già da soli questi risultati sarebbero stati impressionanti, ma la grande sorpresa nel settore è stata apprendere che, perlomeno secondo DeepSeek, per sviluppare V3 avrebbe speso appena 5,6 milioni di dollari, una piccola parte del costo che si riteneva essere necessario per costruire una AI. Sam Altman, l’amministratore delegato di OpenAI, disse l’anno scorso che per sviluppare GPT-4, uno dei sistemi dietro a ChatGPT, c’erano voluti 100 milioni di dollari, e si stima che il costo dei modelli superiori possa arrivare anche a un miliardo.

Le icone delle app di DeelSeek e ChatGPT

Le icone delle app di DeepSeek e ChatGPT (AP Photo/Andy Wong)

Nonostante alcuni scetticismi sulla cifra presentata da DeepSeek, gli esperti che hanno analizzato il modo in cui lavora DeepSeek hanno comunque notato che ha saputo adottare soluzioni innovative che hanno aumentato eccezionalmente l’efficienza del sistema. DeepSeek dice anche di avere usato appena 2.000 microchip, mentre per sviluppare sistemi come ChatGPT possono servire fino a 16 mila chip di Nvidia (che sono lo standard di mercato).

Se le informazioni presentate da DeepSeek si riveleranno vere o anche soltanto parzialmente vere, significa che aziende come Nvidia potrebbero trovarsi in grande difficoltà. Dalla fine del 2022, da quando fu presentato per la prima volta ChatGPT e tutto il mondo capì l’importanza dell’AI, il titolo di Nvidia è aumentato del 700 per cento, sospinto da quelle che i ricercatori definiscono “Scaling Laws”. Secondo le “Scaling Laws”, per diventare più performanti i sistemi di AI hanno bisogno di sempre maggiori capacità di calcolo, sempre maggiori quantità di microchip, sempre maggiori quantità di dati e sempre maggiori investimenti economici. Sulla base di quest’idea, negli ultimi anni in tutto il mondo sono stati investiti centinaia di miliardi di dollari per sviluppare infrastrutture sempre più potenti per l’intelligenza artificiale. Soltanto qualche giorno fa la nuova amministrazione americana di Donald Trump ha annunciato un nuovo investimento di 500 miliardi di dollari.

Ma se aziende come DeepSeek sono davvero riuscite a creare AI altrettanto potenti con molta meno potenza di calcolo e molta meno spesa, allora vorrà dire che le prospettive di investimenti future sono da rivedere. La crescita di Nvidia e delle altre società del settore era basata sull’idea che più l’AI fosse andata avanti e più ci sarebbe stato bisogno di microchip. Ora questo assunto è stato messo in dubbio.

Alcuni analisti negli scorsi giorni hanno cominciato a parlare di una “bolla” dell’intelligenza artificiale. È probabilmente un po’ presto per dirlo. Anzitutto, non ci sono ancora certezze su quanto siano affidabili le informazioni date da DeepSeek, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti economici. In secondo luogo, gli innegabili successi di DeepSeek potrebbero dare inizio a un periodo di competizione intensa tra aziende statunitensi e cinesi.

Marc Andreessen, uno dei più importanti investitori americani e consigliere di Donald Trump, ha scritto sui social media che «DeepSeek R1 è il momento Sputnik dell’intelligenza artificiale». Il “momento Sputnik” è un riferimento al lancio nello spazio del primo satellite da parte dell’Unione Sovietica, che mostrò agli Stati Uniti quanto la tecnologia sovietica fosse avanzata, e che diede inizio al periodo di intensa competizione noto come “corsa allo spazio”.

In questi periodi di competizione di solito gli investimenti aumentano anziché calare, e quindi è possibile che sul lungo periodo le spese in intelligenza artificiale aumenteranno. Non è detto però che a beneficiarne saranno sempre le stesse aziende. «È un classico nella nostra industria», ha detto Marc Benioff, l’amministratore delegato di Salesforce, un’importante azienda di servizi cloud. «I pionieri alla fine non sono mai i vincitori».