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  • Lunedì 27 gennaio 2025

Tornano gli uomini eleganti

Secondo le sfilate di Milano e Parigi in autunno ci saranno tanti completi, cravatte e smoking, ma non prevedibili come pensate

Emporio Armani, Milano, 18 gennaio 2025
(Stefania D'Alessandro/WireImage)
Emporio Armani, Milano, 18 gennaio 2025 (Stefania D'Alessandro/WireImage)

Si è appena concluso il periodo di sfilate e presentazioni dedicato all’abbigliamento da uomo del prossimo autunno e inverno: è iniziato a Firenze il 14 gennaio con Pitti, la più grande fiera al mondo di abbigliamento maschile, è continuato a Milano (17-21 gennaio) e si è chiuso a Parigi (22-26 gennaio). A detta di molti esperti è stata una stagione interessante, in cui le aziende hanno mostrato collezioni più originali rispetto agli ultimi anni, e caratterizzate da una certa «formalità creativa», come l’ha definita Samuel Hine, il critico di moda della rivista maschile GQ.

Significa che, pur nelle tante differenze, le collezioni erano generalmente eleganti e formali ma con un elemento dissonante, giocoso, femminile o insolito. L’azienda francese Hermès, per esempio, ha parlato di «informalità disciplinata» e la sua direttrice artistica per la moda uomo, Véronique Nichanian, ha detto di voler «tirar fuori il completo per divertirmi, per il piacere di indossare un abito o una cravatta, non perché si debba fare». È un aspetto importante perché nei tempi di crisi anche l’abbigliamento diventa più conservatore e si rifugia nella tradizione: l’aggiunta del particolare imprevedibile suggerisce invece una resistenza o una ribellione ai tempi (come si è visto anche in alcune sfilate da donna, tra cui Bottega Veneta).

Il completo era presente in quasi tutte le collezioni, così come la cravatta: lunga, corta, in pelle, in maglina (cioè non a punta, più casual), sia per l’uomo che per la donna (alcune aziende fanno abbigliamento gender fluid, sia per uomini che per donne). Per questo sono piaciute le collezioni dei marchi che i completi li sanno fare, a partire da Giorgio Armani.

– Leggi anche: Come prendere spunto dalle sfilate

La collezione era ispirata al suo stesso archivio degli anni Ottanta e Novanta, anche per dare una risposta alla grande richiesta di Armani vintage, soprattutto tra i ragazzi: se avete qualcosa di suo nell’armadio è il momento di tirarlo fuori. Ha avuto successo anche la sfilata di Emporio Armani, la linea più giovane, dedicata alla figura del seduttore: anche qui completi, velluti, pellicce, pelli, stampe leopardate e quanto di più lussuoso e ammaliante si possa immaginare.

Un modello alla sfilata di Emporio Armani, molto apprezzata, Milano, 18 gennaio 2025 (Stefania D’Alessandro/WireImage/Getty Images)

Di lusso se n’è visto parecchio nella collezione intitolata “Paparazzi” di Dolce&Gabbana – «prima di tutto divertente», ha scritto Francesco Martino su GQ – che ha riproposto abiti ispirati al suo stile anni Duemila e poi una serie di completi da sera elegantissimi, che probabilmente finiranno indossati sul red carpet degli Oscar e magari anche a Sanremo: smoking, spille, pellicce bianche e gioielli.

La foto di un modello alla sfilata "Paparazzi" di Dolce & Gabbana, Milano, 18 gennaio 2025

Un modello alla sfilata “Paparazzi” di Dolce&Gabbana, Milano, 18 gennaio 2025 (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

Di Milano si ricorderà, come succede da qualche stagione, anche la collezione di Magliano, il marchio bolognese fondato nel 2017 da Luchino Magliano, tra i pochi emergenti che sono riusciti a consolidarsi: nessuno come lui ha aggiornato il completo rendendolo genderless, languido e underground, indossato da modelle e modelli non professionisti per rendere la collezione più autentica e contemporanea.

Una foto di Magliano, Milano, 19 gennaio 2025(Pietro D'Aprano/Getty Images)

Magliano, Milano, 19 gennaio 2025 (Pietro D’Aprano/Getty Images)

Prada ha riproposto l’idea della sua ultima sfilata da donna: vestirsi in modo estremamente personale e imprevedibile, accozzando cose diverse tra loro, come stivali da cowboy ricoperti di stampe floreali, pigiami, pellicce su torso nudo e pantaloni attillatissimi. Il critico di moda del New York Times Jacob Gallagher l’ha definita la stagione uomo di Prada «più sexy da quando se ne ha memoria», e ha aggiunto che ha creato già «ansia» per i pantaloni così stretti.

La foto di un modello alla sfilata di Prada, Milano, 19 gennaio 2025(ANSA)

Un modello alla sfilata di Prada, Milano, 19 gennaio 2025 (ANSA)

Secondo Hine, era ispirata allo stile dell’attore Timothée Chalamet con «i bizzarri assemblaggi tra moda firmata, capi vintage e merchandising kitsch che ha indossato durante il tour promozionale del suo ultimo film: A Complete Unknown». Da parte loro, i direttori creativi Miuccia Prada e Raf Simons hanno spiegato che «dobbiamo resistere a quello che sta succedendo usando il nostro istinto e la nostra passione», riferendosi ai pericoli di un mondo conservatore e dominato dall’intelligenza artificiale e dagli algoritmi.

Una foto di Timothée Chalamet alla prima di <em>A Complete Unknown</em>, Roma, 17 gennaio 2025

Timothée Chalamet alla prima di A Complete Unknown, Roma, 17 gennaio 2025 (Elisabetta A. Villa/WireImage/Getty Images)

A parte Prada in pochi hanno parlato direttamente del mondo attorno: tra loro c’erano la giapponese Rei Kawakubo con la collezione «To hell with war» e Willy Chavarria, stilista statunitense di origine messicana che ha sfilato per la prima volta a Parigi con una collezione provocatoria, sensuale, ispirata al mondo chicano e dichiaratamente anti-trumpiana. A Parigi poi si sono viste tante cose: c’è stato il debutto del nuovo direttore creativo di Lanvin, Peter Copping, la sfilata da uomo e donna di Jacquemus, quella di Louis Vuitton – una collaborazione streetwear tra il direttore creativo Pharrell Williams e Nigo, che ora sta da Kenzo – l’ammirato Rick Owens, la collezione ispirata alla Los Angeles degli anni ’60 e ’70 di Amiri e quella del marchio giapponese Auralee, che funziona perché è «normcore avanzato», come ha scritto Gallagher.

Soprattutto c’è stata la sfilata più riuscita della stagione, quella del direttore creativo inglese Kim Jones per Dior Homme. Era ispirata alla collezione di haute couture (cioè la moda su misura, con le lavorazioni e i materiali più preziosi) “H”, disegnata per la donna nel 1954 da Christian Dior. Era diversa da tutto quello visto fino a quel momento, con un gusto romantico e bizzarro: Hine ha parlato di «minimalismo aristocratico», gli abiti erano neri, bianchi, rosa pallido, stretti in vita, con mantelli e cristalli, mentre alcuni modelli avevano delle bende di seta attorno agli occhi che ricordavano un ballo in maschera.

Negli ambienti della moda si dà quasi per scontato che a breve Jones, a Dior Homme dal 2018, sarà sostituito dallo stilista nordirlandese Jonathan Anderson, che dovrebbe diventare direttore creativo di tutta l’azienda francese. Se così fosse, avrebbe chiuso il suo lavoro da Dior con la collezione più bella disegnata finora: lui l’ha commentata semplicemente dicendo che «chi compra vuole vedere qualcosa di nuovo».