BYD sta cercando fornitori italiani

L’azienda cinese prima produttrice mondiale di veicoli elettrici vuole componenti di qualità per i nuovi stabilimenti in Ungheria e Turchia

Auto elettriche BYD
Auto elettriche BYD (Christopher Furlong/Getty Images)
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Tra il 20 e il 22 febbraio sono in programma incontri tra aziende italiane che producono componenti per auto e rappresentanti dell’azienda cinese BYD, la prima produttrice di veicoli elettrici al mondo: l’obiettivo di BYD è trovare fornitori pronti a produrre migliaia di componenti di qualità da utilizzare nei nuovi stabilimenti che saranno aperti in Ungheria e Turchia. Gli incontri sono particolarmente attesi perché si terranno a Torino, dove la crisi di Stellantis ha portato alla chiusura decine di aziende che producono componenti come sedili, filtri dell’olio e dell’aria, tettucci, accessori.

BYD, acronimo di Build Your Dreams (in inglese “costruisci i tuoi sogni”), è un’azienda cinese nata nel 1995, inizialmente specializzata nella produzione di batterie ricaricabili. Nei primi anni, sia nella produzione di batterie sia in quella di auto, il modello di sviluppo di BYD si basò sulla riduzione dei costi. Questo fu possibile anche grazie alla posizione geografica dell’azienda: venne fondata a Shenzhen, una delle Zone Economiche Speciali, regioni della Cina in cui il governo concede un regime agevolato di investimenti.

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BYD non produce solo automobili: la sua gamma include anche autobus e camion di vari generi, da quelli della spazzatura agli enormi veicoli usati nelle miniere per trasportare i minerali. Lo scorso anno BYD ha avuto ordini per 120mila auto in Europa, di cui 3.500 in Italia.

Alla fine del 2023 BYD aveva annunciato l’apertura di uno stabilimento in Ungheria, il primo in Europa, dal 2025. La scorsa estate ha confermato l’apertura di un secondo stabilimento in Turchia. Produrre in Europa consente a BYD di non pagare i dazi imposti dall’Unione Europea sulle vendite di auto prodotte all’estero. Dal 31 ottobre BYD paga il 17 per cento in più rispetto al 10 per cento già in vigore.

I dazi sono stati imposti perché la Commissione accusa i produttori di auto cinesi di beneficiare di enormi sussidi dal governo per riuscire a vendere a prezzi molto bassi e sotto al costo di produzione, mettendo di fatto fuori mercato i produttori occidentali.

I rapporti tra BYD e le aziende italiane sono favoriti dai dirigenti che l’azienda cinese ha scelto per la sua divisione europea: sono Alfredo Altavilla, già dirigente di alto livello di Fiat e FCA e oggi consigliere per l’Europa di BYD, e Alessandro Grosso, ex dirigente di Stellantis, responsabile di BYD in Italia. In ballo ci sono commesse per circa 500mila auto elettriche l’anno, pari alla capacità produttiva dei due impianti aperti in Ungheria e Turchia. Sono commesse notevoli se paragonate alla produzione italiana: nel 2024 in tutti gli stabilimenti italiani di Stellantis sono stati prodotti 471mila veicoli, di cui 283mila auto.

In Italia il calo di produzione di Stellantis sta causando una grave crisi occupazionale perché meno auto vengono costruite, meno dipendenti lavorano. Le aziende fornitrici che fanno parte dell’indotto sono in difficoltà perché Stellantis ha azzerato molte forniture: significa che non commissiona più componenti alle aziende che dipendono quasi esclusivamente dalla produzione di auto, in Italia monopolizzata da Stellantis. Migliaia di dipendenti sono in cassa integrazione da anni, molti altri sono stati licenziati da aziende che si sono viste azzerare le commesse. È un problema soprattutto per l’area intorno a Torino, la città simbolo della Fiat, dove molti stabilimenti hanno già chiuso.

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Da mesi la Regione Piemonte sta cercando uno stabilimento dismesso per attrarre un produttore di auto straniero, preferibilmente cinese. L’obiettivo del Piemonte è trovare un’alternativa al monopolio di Stellantis. Già lo scorso febbraio il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva detto che il governo stava lavorando per l’insediamento in Italia di un nuovo produttore di auto. Si era parlato di una trattativa proprio con BYD, di cui però non si è più discusso.

«C’è volontà da parte di BYD di giocare una partita europea», ha detto Altavilla lo scorso novembre. «Molti componentisti italiani sono già in Turchia e nell’Est Europa. C’erano andati al seguito di loro clienti europei. Ognuno di loro dovrà valutare se c’è spazio anche per produzioni in Italia, dove il savoir-faire della componentistica è enorme». Altavilla auspica che i soldi pubblici utilizzati per gli incentivi vengano utilizzati per lo sviluppo industriale. «Se li mettessimo a vantaggio della filiera questa se ne gioverebbe: serve più competitività». Se si trovasse il modo di avere agevolazioni per produrre in Italia, ha detto Altavilla, BYD o qualsiasi altro costruttore prenderebbe in considerazione questa possibilità.