Gli psichiatri hanno chiesto al ministero di rivedere le norme del codice della strada
Per evitare il rischio di sospendere la patente a persone che fanno uso di ansiolitici, antidepressivi e sedativi
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La società italiana di psichiatria (SIP), un’associazione che rappresenta circa ottomila psichiatri italiani, ha chiesto al ministero dei Trasporti di modificare il nuovo codice della strada e le procedure relative ai controlli per accertare l’assunzione di sostanze stupefacenti. In particolare gli psichiatri hanno segnalato il rischio che i test rapidi eseguiti dalle forze dell’ordine possano risultare erroneamente positivi dopo l’assunzione di psicofarmaci come ansiolitici, antidepressivi e sedativi. In effetti il rischio c’è, anche se minimo, e con la nuova procedura basta una semplice positività per portare al ritiro della patente.
La riforma era già stata contestata da tutte le associazioni antiproibizioniste perché ha eliminato le parole “stato di alterazione psico-fisica” dalle sanzioni relative alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti. Fino allo scorso dicembre la patente veniva ritirata dopo un test positivo e la visita di un medico per accertare lo stato di alterazione psicofisica. Ora la procedura seguita da carabinieri e polizia prevede l’utilizzo di un test salivare per accertare la positività, e successivamente l’invio di campioni di saliva a un laboratorio per confermare l’assunzione.
In molti casi, però, le tracce di sostanze stupefacenti rimangono nell’organismo giorni o settimane dopo l’assunzione. Dipende dalla dose assunta, dalla frequenza d’uso e dal metabolismo. Il THC, il componente psicoattivo comunemente associato all’effetto stupefacente della marijuana, può essere rilevato nella saliva fino a tre giorni dopo l’ultima assunzione, nel sangue fino a tre settimane, nell’urina fino a un mese, nel capello fino a tre mesi.
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Per i pazienti che assumono farmaci per trattare malattie mentali il rischio è la falsa positività: i test rapidi possono scambiare antidepressivi, ipnoinducenti e ansiolitici per sostanze stupefacenti. La società italiana di tossicologia (SITOX) e la società italiana di farmacologia (SIF) dicono che il rischio è maggiore per chi assume psicofarmaci utilizzati per trattare l’epilessia o la gestione dell’ansia. Tra dicembre e gennaio sono circolate alcune notizie allarmistiche anche sul rischio di positività per chi assume farmaci molto comuni come ibuprofene, paracetamolo e antistaminici. In questo caso, come confermano le associazioni dei tossicologi, il rischio è quasi nullo.
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La positività rilevata dal primo test eseguito in strada deve essere confermata da un test di secondo livello fatto in laboratorio, ma nel frattempo le forze dell’ordine sono costrette a sospendere la patente senza più accertare lo stato di alterazione psicofisica. Il test di conferma è molto più specifico rispetto a quello preliminare e consente di identificare con certezza la sostanza presente nella saliva o nel sangue, escludendo i falsi positivi.
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Il rischio di sospensione preliminare della patente ha convinto la società italiana di psichiatria a scrivere al ministero dei Trasporti per chiedere un’esenzione o una deroga specifica riservata alle persone che assumono psicofarmaci. «Antidepressivi, ipnoinducenti, ansiolitici e tutte le principali terapie per pazienti con malattia mentale non possono essere considerate dal nuovo codice della strada alla stregua di sostanze stupefacenti», si legge nella nota diffusa il 17 gennaio. «Questo provvedimento rischia di ingenerare confusioni pericolosissime per i milioni di italiani in cura con trattamenti psicofarmacologici. Sono dunque necessari immediati chiarimenti».
Il vice presidente dell’Ordine nazionale dei medici, Giovanni Leoni, ha detto che le deroghe sono necessarie perché in questa situazione c’è il rischio che i pazienti che devono usare l’auto per lavoro smettano di assumere farmaci per non correre rischi.
All’inizio di dicembre il ministro dei Trasporti Matteo Salvini aveva già annunciato l’avvio di un confronto con il ministero dell’Interno e quello della Salute per evitare sanzioni nei confronti di automobilisti e automobiliste che utilizzano cannabis a scopi terapeutici, su prescrizione medica. Dopo l’annuncio, tuttavia, non ci sono state novità.
Molti medici e sindacati hanno ricevuto richieste di informazioni a cui non hanno saputo rispondere. Il sindacato Farmacieunite, che rappresenta i farmacisti, si è rivolto all’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco, per sollecitare la pubblicazione di linee guida chiare utili sia alle persone che ai sanitari. Le sanzioni previste dal codice della strada sono chiare, dice il sindacato, mentre a oggi non è chiaro quali siano esattamente i farmaci che possono essere male interpretati dai test.