Il Messico si prepara a ricevere i migranti che Trump vuole espellere
Il governo sta allestendo grandi centri d'accoglienza in nove città sul confine con gli Stati Uniti, dopo le molte misure restrittive imposte dal nuovo presidente
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Il governo del Messico si sta preparando a gestire l’accoglienza di migliaia di propri cittadini che potrebbero essere espulsi dagli Stati Uniti nell’immediato futuro in quanto migranti irregolari. Non appena entrato in carica, lo scorso 20 gennaio, il presidente statunitense Donald Trump ha introdotto misure molto restrittive sull’immigrazione: tra le altre cose ha promesso che rimuoverà dal paese «milioni e milioni» di persone senza cittadinanza o permesso di soggiorno. Le persone messicane in questa condizione negli Stati Uniti sono circa 5 milioni.
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La costruzione di una delle strutture d’accoglienza che potranno ospitare migliaia di persone a Ciudad Juarez, Messico, 22 gennaio 2025 (REUTERS/Jose Luis Gonzalez)
Il governo messicano ha attivato un piano per aprire grosse strutture d’accoglienza temporanee in nove città del nord del paese, vicino al confine con gli Stati Uniti. Una di queste è Ciudad Juarez, sul confine con il Texas: lì il governo messicano sta allestendo strutture e tende capaci di ospitare migliaia di persone, che dovrebbero diventare operative nei prossimi giorni. Le autorità messicane si stanno inoltre preparando per fornire cibo, assistenza sanitaria e una sistemazione provvisoria ai migranti espulsi.
Secondo il piano, i cittadini messicani espulsi dovrebbero ricevere una carta caricata con 2mila pesos (circa 94 euro) per coprire le loro spese. Sarà facilitata la trafila per ottenere i documenti e saranno previsti servizi di autobus, che riporteranno le persone dai centri alla loro città messicana d’origine. «Il Messico farà tutto il necessario per prendersi cura dei nostri compatrioti, e metterà a disposizione tutto il necessario per accogliere quelli che verranno rimpatriati», ha detto lunedì la ministra dell’Interno messicana, Rosa Icela Rodríguez.
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All’interno di un rifugio per migranti a Ciudad Juarez, il 20 gennaio (AP Photo/Christian Chavez)
Tra le decine di ordini esecutivi che Trump ha firmato nel giorno del suo insediamento, uno ha dichiarato una «emergenza nazionale» al confine con il Messico, cosa che permetterà al governo statunitense di mobilitare fondi speciali e di usare l’esercito in sostegno della polizia di frontiera. Mercoledì un portavoce del Pentagono (il ministero della Difesa statunitense) ha annunciato che entro gennaio verranno inviati sul confine altri 1.500 soldati, anche se con compiti prevalentemente logistici. Secondo un documento visto dal Washington Post, Trump ha intenzione di mandarne in tutto 10mila.
Trump aveva dichiarato l’emergenza anche durante il suo primo mandato, tra il 2017 e il 2021. Questa volta però ha dato agli agenti di frontiera la facoltà, tra le altre cose, di arrestare i migranti irregolari anche in luoghi dove prima era vietato, come le scuole o le chiese.
Secondo il piano dell’amministrazione Trump, le espulsioni partiranno dagli immigrati irregolari che hanno commesso crimini o che hanno precedenti penali. Andranno però incontro a molti ostacoli legali. Si stima che negli Stati Uniti gli immigrati irregolari siano circa 11 milioni, molti dei quali hanno un lavoro, una famiglia e un’estesa rete sociale nel paese. Prima di essere espulsa, poi, la maggioranza di questi immigrati avrà diritto a fare ricorso presso un tribunale statunitense. Axios ha stimato che se i tribunali americani dovessero valutare i ricorsi di tutti gli 11 milioni di immigrati, al ritmo attuale terminerebbero nel 2040.
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