Le prove del sabotaggio contro le ferrovie, secondo Matteo Salvini

Sarebbero un lucchetto da bicicletta lanciato su un cavo e il tentativo di forzare una cabina elettrica, due episodi denunciati alla polizia ferroviaria

Il lucchetto trovato appeso su una linea elettrica alla stazione di Montagnana, in provincia di Padova
Il lucchetto trovato appeso su una linea elettrica alla stazione di Montagnana, in provincia di Padova (Ansa/Polizia ferroviaria)
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Domenica il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha scritto su X (l’ex Twitter) che riferirà in parlamento in merito agli «episodi sconcertanti» emersi in provincia di Padova e Roma, cioè i due presunti tentativi di sabotaggio della rete ferroviaria denunciati negli ultimi giorni dal gruppo Ferrovie dello Stato. Secondo Salvini, che sui suoi profili social li ha presentati senza troppe cautele come “sabotaggio ferrovie”, i tentativi sono un chiaro segnale della volontà di danneggiare le linee, creare disagi e in questo modo mettere in difficoltà le ferrovie e il governo che le controlla.

Di sabotaggi e complotti si parla da quasi una settimana, ovvero da quando il gruppo Ferrovie dello Stato ha presentato un esposto alla questura di Roma per chiedere di indagare sui guasti avvenuti negli ultimi mesi che avevano causato cancellazioni di molti treni e ritardi sulla maggior parte delle linee. L’esposto aveva un chiaro riferimento all’ipotesi di un complotto per «destabilizzare, anche a livello istituzionale e governativo, il gruppo FS e il relativo management».

– Leggi anche: Cosa non dice lo strano esposto di Ferrovie dello Stato

Le nuove denunce, più circostanziate rispetto al primo esposto, riguardano due segnalazioni fatte da tecnici in Veneto e a Roma. Giovedì mattina intorno alle 7 un tecnico di RFI, la società che gestisce l’infrastruttura ferroviaria, ha notato un lucchetto che pendeva dai cavi elettrici del binario 2 alla stazione di Montagnana, in provincia di Padova. Era uno di quei lucchetti con un filo metallico rivestito in gomma utilizzati per legare le biciclette. Secondo RFI, il passaggio del treno in quella situazione avrebbe potuto causare la rottura del cavo della linea elettrica. Il tecnico ha fotografato il lucchetto, lo ha rimosso e poi ha avvisato la polizia ferroviaria di Verona che ha iniziato a indagare.

Sabato invece alla stazione Aurelia, nella periferia occidentale di Roma, lungo la linea tirrenica, è stato forzato l’ingresso di una cabina elettrica. Una o più persone di cui non si conosce l’identità hanno cercato di sfondare la porta blindata, senza riuscirci. Ferrovie dello Stato ha spiegato che un’eventuale manomissione dei macchinari all’interno della cabina avrebbe causato «impatti significativi» sul traffico ferroviario. Anche in questo caso è stata presentata una denuncia alla polizia ferroviaria. Manomissioni di questo tipo in realtà sono piuttosto frequenti sulla rete ferroviaria e solitamente sono causate da tentativi di furto di rame.

Le due denunce sono il risultato dei controlli straordinari disposti da Ferrovie dello Stato per migliorare la vigilanza nei punti più importanti dell’infrastruttura ferroviaria. Saranno installate anche più telecamere di sicurezza per intervenire più velocemente in caso di guasti.

Il ministro Salvini era già stato criticato per come aveva gestito la comunicazione relativa al blocco totale della circolazione avvenuto a inizio ottobre, quando si era spenta improvvisamente la sala di comando della stazione Termini di Roma. La colpa del guasto era stata data a un operaio di un’azienda di manutenzione che aveva piantato un chiodo in una canalina in cui passavano cavi elettrici. In realtà, oltre a quell’errore c’erano stati altri guasti alla rete elettrica, soprattutto al sistema di sicurezza che dovrebbe garantire l’elettricità quando c’è un calo di tensione o un blocco della linea principale.

– Leggi anche: Non è stato solo un chiodo a bloccare i treni in mezza Italia

Al di là dei guasti più eclatanti, ogni giorno sulla rete ferroviaria ci sono disservizi minori che comunque causano decine di cancellazioni e gravi ritardi. La rete nazionale è sovraccarica, precaria, esposta al rischio di guasti a causa di decenni di scarsi investimenti a cui ora si sta cercando di rimediare con migliaia di cantieri finanziati con i fondi del PNRR, il piano di riforme e progetti finanziato con i fondi europei. Nell’ultimo anno le interruzioni necessarie a portare avanti questi cantieri hanno contribuito all’aumento dei ritardi.

Da tempo i partiti di opposizione hanno invitato il ministro Salvini a riferire in parlamento in merito ai ritardi e dopo i guasti della scorsa settimana hanno infine chiesto le sue dimissioni. La scorsa settimana, dopo quei guasti, Salvini non era andato a riferire in parlamento a proposito dei disservizi e lo aveva fatto al suo posto il ministro per i Rapporti con il parlamento, Luca Ciriani.

L’ipotesi di un sabotaggio per mandare in crisi il governo invece viene molto sostenuta anche dal resto della Lega. Domenica i capigruppo leghisti alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, hanno fatto esplicito riferimento a un complotto organizzato contro Matteo Salvini: «Non vorremmo che, fallito l’assalto giudiziario per il caso Open Arms, qualcuno cercasse di fermare Salvini organizzando una “rivolta sociale” con danneggiamenti e assalti alle ferrovie».