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  • Mercoledì 15 gennaio 2025

Tra il primo e l’ultimo di questa regata ci sono oltre 15mila chilometri

In Francia stanno rientrando i primi partecipanti del Vendée Globe, la competizione di vela più dura al mondo: gli ultimi sono ancora nel Pacifico

L'arrivo di Charlie Dalin a Les Sables d'Olonne, 14 gennaio 2025 (REUTERS/ Stephane Mahe)
L'arrivo di Charlie Dalin a Les Sables d'Olonne, 14 gennaio 2025 (REUTERS/ Stephane Mahe)
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Appena rientrato al porto di Les Sables d’Olonne, nella regione della Vendée, in Francia, lo skipper Charlie Dalin ha detto di aver avuto l’impressione di essere partito da due giorni: in realtà aveva appena completato in meno di 65 il giro del mondo in barca a vela in solitaria del Vendée Globe, battendo il precedente record di oltre una settimana. In totale ha percorso oltre 27.667 miglia nautiche, più di 51mila chilometri, passando per l’oceano Atlantico, l’Indiano e il Pacifico, per poi risalire di nuovo per l’Atlantico. Martedì, quando è arrivato, gli ultimi skipper in gara si trovavano ancora in mezzo al Pacifico, a oltre 15mila chilometri di distanza dalla Francia.

Dalin festeggia la vittoria del Vendée Globe a Les Sables d’Olonne, 14 gennaio 2025 (REUTERS/ Stephane Mahe)

Il Vendée Globe, che si tiene una volta ogni quattro anni, è cominciato lo scorso 10 novembre proprio a Les Sables d’Olonne. È considerata la regata più dura al mondo ed è soprannominata «la Everest dei mari»: le sue regole infatti non prevedono scali né assistenza. Dalin, che è francese e ha 40 anni, l’ha conclusa in 64 giorni, 19 ore, 22 minuti e 49 secondi: era arrivato primo anche nell’edizione precedente, quella del 2020-2021, che però era stata vinta da Yannick Bestaven: la giuria gli aveva infatti riconosciuto un bonus di tempo per la deviazione che aveva compiuto per soccorrere un altro partecipante.

«I giorni sono trascorsi velocissimi», ha raccontato Dalin al rientro. Sapeva anche che le barche usate nella gara erano in grado di completare il percorso in meno di 70 giorni, ha detto, ma proprio non immaginava di poterla chiudere in 64. Il record precedente era quello stabilito nell’edizione del 2016-2017 da Armel Le Cléac’h: 74 giorni, tre ore e 35 minuti.

Le barche a vela poco dopo la partenza da Les Sables d’Olonne, 10 novembre 2024 (REUTERS/ Stephane Mahe)

Il Vendée Globe esiste dal 1989 e si svolge ogni quattro anni dal 1992. Si disputa con barche a vela da regata di classe IMOCA, che sono studiate appositamente per imprese di questo tipo: lunghe poco più di 18 metri e larghe massimo 5,85, tra le altre cose devono essere progettate in modo da poter galleggiare in caso di ribaltamento o falle. Si svolge a fine anno, in modo da sfruttare il periodo estivo nell’emisfero australe.

Questa era la decima edizione e includeva 40 skipper esperti, tra cui sei donne. In gara ne sono rimasti 32: sei si sono dovuti ritirare strada facendo, mentre oltre a Dalin ha già completato il giro Yoann Richomme, che è a sua volta francese ed è arrivato alle 7:12 di mercoledì mattina a Les Sables d’Olonne, impiegandoci 65 giorni, 18 ore, 10 minuti e due secondi. In gara ci sono anche un italiano, il toscano Giancarlo Pedote, e un velista senza un braccio, il cinese Jingkun Xu. La persona più giovane è Violette Dorange, che ha 23 anni.

Una volta partite dal porto francese le barche si sono dirette verso sud, costeggiando l’Africa occidentale, in direzione del Capo di Buona Speranza, in Sudafrica. Dopodiché hanno attraversato la parte meridionale dell’oceano Indiano, hanno superato Australia, Nuova Zelanda e il Pacifico del sud e infine cominciato la risalita lungo l’Atlantico. Proprio Richomme è stato il primo a superare Capo Horn, in Cile, il 24 dicembre: dopo una specie di testa a testa con Dalin, che Il Giornale della Vela ha definito «il manifesto della vela oceanica moderna», Dalin ha accumulato il grande vantaggio che ha mantenuto fino alla fine.

Pedote al momento è ventesimo e si trova al largo del Brasile, a circa 4.600 miglia nautiche dall’arrivo (8.500 chilometri). Nell’edizione del 2020-2021 arrivò ottavo. All’ultima posizione c’è invece il belga Denis Van Weynbergh, che si trova nei paraggi di Point Nemo, o polo dell’inaccessibilità oceanica: il punto sulla Terra più lontano da tutte le coste, dove gli esseri umani più vicini sono gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale.

Quello in corso non è l’unico giro del mondo in solitaria in barca a vela. Il primo fu la Golden Globe Race, tra il 1968 e il 1969, a cui nel 1982 seguì la BOC Challenge, poi nota come Velux 5 Oceans Race. Oggi questa gara non esiste più, ma tra il 2023 e il 2024 si è tenuta la Global Solo Challenge, la cui seconda edizione partirà nel 2027. Sono gare complicate e potenzialmente pericolose, in cui bisogna adattarsi a condizioni meteo anche estreme, gestire raffiche di vento e onde alte diversi metri, nonché farsi trovare pronti a inconvenienti vari, come raccontano gli skipper sui loro profili social.

In un video condiviso su Instagram dopo aver superato Capo Horn, Pedote ha detto che l’oceano Pacifico è stato «ostile, come l’Indiano». In un altro video pubblicato martedì ha mostrato il suo inizio di giornata «sotto la super pioggia», e si è augurato di superare rapidamente nuvole e pioggia per poi trovare delle schiarite, magari anche per farsi la barba. «La vita a bordo è stata tremenda», ha detto invece Richomme, che al secondo giorno di regata aveva rischiato di colpire un peschereccio.

Maxime Sorel ha dovuto lasciare la gara pochi giorni dopo la partenza a causa di un infortunio alla caviglia e a un guasto, mentre l’albero della barca di Pip Hare, una velista molto esperta, si è rotto in due a sud dell’Australia, costringendola a ritirarsi. Sempre Hare ha raccontato di come le onde forti in direzione di Melbourne l’avessero sbalzata fuori dalla branda per due volte. A fine dicembre ha dovuto lasciare la gara per problemi tecnici anche Bestaven, il primo classificato nel 2021.

In una gara come questa ci sono molti altri aspetti da considerare, tra cui il cibo e la resistenza fisica e mentale. L’organizzazione dietro al Vendée Globe dice che gli skipper portano con loro circa 150 chili di cibo, che devono durare tra i 70 e i cento giorni: devono essere alimenti nutrienti e pratici da mangiare, come sardine e preparati proteici o frutta disidratata. In più bisogna saperli razionare: il vincitore dell’edizione del 2016-17, Le Cléac’h, perse 8 chili dopo aver consumato troppo in fretta le scorte nella prima parte della gara. Quanto allo stress, come moltissimi atleti di altre discipline prima dell’inizio gli skipper si preparano assieme a psicologi e mental coach: durante c’è chi riesce a calmarsi grazie a certi rituali o alla musica, come Hare.

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