Venâncio Mondlane è tornato in Mozambico dopo l’autoesilio, e si è fatto notare
Il leader dell'opposizione sta guidando le proteste anti-governative con una rumorosa campagna sui social, e una vecchia canzone rap
Giovedì 9 gennaio il leader dell’opposizione, Venâncio Mondlane, è tornato in Mozambico dopo due mesi e mezzo fuori dal paese. Mondlane era fuggito in Sudafrica dopo aver contestato i risultati delle elezioni presidenziali a cui aveva partecipato lo scorso ottobre: perdendole, secondo i risultati convalidati a fine dicembre dalla Corte costituzionale. La vittoria era stata attribuita a Daniel Chapo, il candidato del partito che governa il Mozambico fin dall’indipendenza dal Portogallo nel 1975 (il Fronte di liberazione del Mozambico, Frelimo).
Prima e dopo la decisione della Corte c’erano state grosse proteste contro l’esito delle elezioni: negli scontri tra manifestanti e polizia sono state uccise almeno 294 persone.
Ora Mondlane è tornato in Mozambico per guidare le proteste. Ha convocato tre giorni di sciopero nazionale e manifestazioni pacifiche, da lunedì a mercoledì, per contestare la legittimità dell’insediamento del nuovo parlamento (lunedì), boicottato dal suo partito Podemos, e di Chapo come presidente (mercoledì). Negli scorsi mesi Mondlane era riuscito ad attirare diverse attenzioni internazionali sulla sua causa politica, anche grazie a uno stile comunicativo molto carismatico e incentrato sui social network.
Fin dal suo arrivo all’aeroporto della capitale Maputo, Mondlane è stato accolto dal governo con ostilità. Giovedì scorso le forze di sicurezza hanno disperso i suoi sostenitori sparando lacrimogeni: l’ospedale di Maputo ha confermato che negli scontri con la polizia è stata uccisa almeno una persona, ma secondo la ong Plataforma Decide i morti sono stati almeno tre. Lo stesso Mondlane sui social ha denunciato un «brutale attacco» delle forze di sicurezza, accusandole di aver sottratto l’equipaggiamento al suo staff per la comunicazione.
A fine ottobre, l’avvocato di Mondlane e un dirigente di Podemos erano stati uccisi in un’imboscata in circostanze mai chiarite.
Lunedì la zona di Maputo dove si trova il parlamento è stata militarizzata. È stata chiusa al traffico e sono stati istituiti posti di blocco, è stato sospeso anche il trasporto pubblico. Intorno ci sono state nuove proteste. Chapo ha chiesto la collaborazione di tutte le forze politiche per la «pacificazione» del paese, ma il governo finora non ci ha provato davvero: per esempio Mondlane non è stato invitato alla riunione tra i leader dei partiti del paese organizzata giovedì scorso dal presidente uscente, Filipe Nyusi. Lunedì, nonostante il boicottaggio delle forze d’opposizione, Frelimo ha fatto eleggere la nuova presidente del parlamento.
Domenica Mondlane si è detto disponibile a collaborare per la «pacificazione nazionale», come l’ha chiamata anche lui, ma ha posto alcune condizioni al governo.
Le principali sono un piano di edilizia pubblica per costruire tre milioni di case per i giovani in cinque anni e cospicui investimenti per le piccole e medie imprese (per l’equivalente di 585 milioni di euro). In tutto questo, Mondlane ha ribadito che il suo ritorno del paese non è il risultato di un compromesso politico e che si ritiene il legittimo presidente eletto al posto di Chapo. Sono state denunciate irregolarità alle elezioni, e in questi giorni in Portogallo (che in quanto ex paese colonizzatore segue parecchio l’attualità politica del Mozambico) il parlamento ha chiesto al governo di non riconoscere il voto e di chiedere un riconteggio.
Per mercoledì, i sostenitori di Mondlane vogliono organizzargli una specie di contro-cerimonia di insediamento. È probabile che le forze di sicurezza rispondano nel solito modo, con nuove violenze.
Mondlane è un banchiere e ingegnere forestale, formalmente indipendente ma sostenuto dal Partito ottimista per lo sviluppo del Mozambico (Podemos): alle elezioni aveva ottenuto poco più del 20 per cento dei voti, secondo i risultati ufficiali. In Mozambico, che ha 35 milioni di abitanti ed è uno dei paesi più poveri al mondo, Frelimo ha perso molti consensi, anche per uno scandalo di corruzione che nel 2022 aveva portato all’incarcerazione del figlio dell’ex presidente del paese. Mondlane ha costruito la sua offerta politica su questo malcontento, ma è attivo in politica da diversi anni.
Prima, oltreché banchiere, Mondlane era stato anche pastore pentecostale (una derivazione delle chiese evangeliche protestanti) e una nota personalità televisiva. Nel 2013 si candidò una prima volta come sindaco di Maputo; lo rifece due anni fa, sempre senza vincere. Partecipò poi alle primarie per la leadership di quello che all’epoca era il principale partito d’opposizione, Resistenza nazionale mozambicana (Renamo), senza successo.
Mondlane utilizza la sua pagina Facebook per fare lunghe dirette, molto seguite, in cui si rivolge direttamente ai sostenitori, facendo comizi digitali, che sono stati importanti soprattutto durante l’auto-esilio, e pubblicando post che comunicano le date e gli orari delle manifestazioni. Mondlane è stato inoltre abile ad adottare la vecchia canzone rap che è diventata l’inno delle proteste. Si intitola Povo no Poder!, “Popolo al potere”, risale al 2008 ed è di Born Edson Amândio Maria Lopes da Luz, in arte Azagaia. Il testo critica duramente il governo, infatti la canzone venne censurata. Azagaia è morto nel 2023, a 38 anni.
Il testo, tradotto, dice:
Ci sarà una tragedia, sì
Anche se arrivano col gas lacrimogeno
Lo sciopero è pieno d’ossigeno
Non ci fermeranno
Io combatterò, non mi sottrarrò
Fuori dal Mozambico, Mondlane ha ricevuto sostegno anche da politici di destra e quindi lontani, in teoria, dal suo orientamento. Mondlane, infatti, è un leader populista con un elettorato prevalentemente di sinistra. Durante la campagna elettorale ha ringraziato Jair Bolsonaro, l’ex presidente sovranista del Brasile che a fine 2022 pianificò un colpo di stato, e ha incontrato André Ventura, leader del partito di estrema destra portoghese Chega!. Ventura è un nazionalista nostalgico del passato coloniale portoghese, ma entrambi si raccontano come candidati anti-establishment che difendono la classe lavoratrice.
Il Mozambico, l’ottavo paese più povero del mondo secondo i dati della Banca Mondiale, non sta attraversando solo una seria crisi politica. Ha sostanziose riserve di gas naturale, ma i progetti per estrarlo sono stati compromessi da tempo dalla radicata presenza dell’ISIS nella sua regione nord-orientale di Cabo Delgado.
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