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  • Martedì 14 gennaio 2025

Nel carcere di Sollicciano le condizioni sono pessime anche per gli agenti

Da dieci giorni sono senza riscaldamento e acqua calda, in quello che è già notoriamente uno dei posti peggiori in cui essere detenuti in Italia

Una veduta del carcere di Sollicciano a Firenze, 20 febbraio 2017 (ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI)
Una veduta del carcere di Sollicciano a Firenze, 20 febbraio 2017 (ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI)
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Circa trecento persone tra agenti penitenziari e lavoratori che vivono nella caserma accanto al carcere fiorentino di Sollicciano sono senza riscaldamento e acqua calda da dieci giorni a causa di un guasto idraulico. Dallo scorso 8 gennaio hanno avviato una protesta che, come ha spiegato Eleuterio Grieco, segretario regionale della Uil Penitenziari, durerà «almeno fino a quando non verranno date risposte serie e affrontati i bisogni reali sia della polizia penitenziaria, sia dei detenuti».

Il carcere di Sollicciano è considerato tra i peggiori del sistema penitenziario italiano: ha enormi e noti problemi strutturali, igienici e sanitari, come ha confermato qualche giorno fa, dopo una visita, il presidente della Commissione politiche sociali del comune di Firenze che ha parlato di «condizioni inaccettabili» e «detenzione disumana».

Al carcere di Sollicciano lavorano 435 agenti di polizia penitenziaria, 27 amministrativi e 10 educatori. Alcuni di loro vivono nella caserma collegata, dove un problema idraulico sta provocando disagi da una decina di giorni. Come racconta l’edizione fiorentina del Corriere della Sera, con un’intervista al sindacalista della Uil Grieco, «dentro le stanze e i corridoi della caserma fa freddo. Le docce sono fredde e molti agenti scelgono quindi di non lavarsi».

La situazione è stata segnalata al provveditorato dell’amministrazione penitenziaria che, tra le altre cose, ha competenze sulla gestione del personale. Dallo scorso 8 gennaio, come gesto di protesta, gli agenti hanno dunque deciso di andare alle riunioni indette dall’amministrazione «senza condividere i lavori all’ordine del giorno» almeno fino a quando la situazione non verrà risolta. Secondo Grieco è «indecoroso e indegno» non avere riscaldamento e acqua calda e «continuare a lavorare in ambienti che in una normale azienda avrebbero comportato la chiusura dell’azienda stessa da parte delle autorità competenti».

Il carcere di Sollicciano si trova nella periferia ovest di Firenze al confine con il comune di Scandicci e come molte altre prigioni italiane è sovraffollato: secondo i dati del ministero della Giustizia aggiornati al 13 gennaio ospita 533 detenuti, 36 in più rispetto alla capienza massima di 497 posti. Le cose in realtà sono anche peggio di così, perché molti posti letto sono inagibili e quindi la capienza effettiva è ancora minore.

La struttura del carcere, costruito nel 1983, è inadeguata e la situazione igienico-sanitaria è pessima: in molti reparti ci sono cimici, insetti sui muri e nei letti, topi. D’estate fa troppo caldo e d’inverno fa troppo freddo, nella struttura ci sono infiltrazioni, perdite d’acqua, umidità e sporcizia. Oltre ai problemi edilizi e strutturali, all’interno del carcere non ci sono abbastanza spazi da destinare alle attività educative e di formazione.

– Leggi anche: Il carcere di Sollicciano è messo male anche per gli standard italiani

Di recente la situazione disastrosa di Sollicciano è stata confermata da Edoardo Amato, presidente della Commissione politiche sociali del Comune, che la settimana scorsa ha visitato il carcere: «Il degrado fisico della struttura si intreccia con problematiche gestionali, aggravate dalla cronica carenza di personale, che peggiorano ulteriormente la situazione, sia per le persone detenute, sia per il personale che vi lavora». Amato ha parlato della necessità di «interventi immediati, sia strutturali che organizzativi: non si può più aspettare. Le condizioni attuali di Sollicciano sono inaccettabili, la detenzione disumana. Solo garantendo condizioni di vita dignitose alle persone detenute sarà possibile ripristinare i valori costituzionali e riformare un sistema ormai al collasso».