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  • Venerdì 10 gennaio 2025

Le onde delle barche a Venezia sono un problema, ma forse c’è una soluzione

Un nuovo sistema di propulsione, che è silenzioso e cambierebbe molto l'esperienza di chi naviga in laguna

La barca equipaggiata con il sistema di propulsione a idrogetto (Università Ca’ Foscari)
La barca equipaggiata con il sistema di propulsione a idrogetto (Università Ca’ Foscari)

Nell’ultimo anno un gruppo di ricercatori universitari ha progettato un nuovo sistema di propulsione per le barche che si spostano nei canali di Venezia: è silenzioso, non inquinante e soprattutto è stato studiato per far sollevare poche onde. Quello delle onde, o per meglio dire del moto ondoso, è un problema storico per Venezia, dibattuto da decenni. Nonostante le proteste e le manifestazioni organizzate da abitanti e associazioni, finora nessuno aveva trovato un rimedio definitivo al passaggio quotidiano di decine di migliaia di barche. È presto per dire che il nuovo motore risolverà tutti i problemi, ma i risultati ottenuti dai ricercatori sono incoraggianti.

Quando le onde si infrangono contro i palazzi di Venezia provocano danni alle fondamenta e in generale alla delicata struttura edilizia della città. Per rimediare a questi danni servono costosi cantieri di consolidamento. Se gli abitanti non hanno soldi per fare i lavori si trovano a dover installare sistemi di palizzate per sostenere le parti più pericolanti. Peraltro i problemi continuano ad aumentare: cinquant’anni fa circolavano in laguna 12.500 barche a motore, ora secondo le ultime stime sarebbero tra 80 e 100mila.

Le onde delle barche più grandi, inoltre, possono superare il metro di altezza rendendo molto difficile la navigazione delle barche più piccole, che rischiano di rovesciarsi. Da tempo le associazioni impegnate nel contrastare il moto ondoso chiedono al comune di far rispettare i limiti di velocità e limitare l’accesso di barche più grandi e pesanti. Due anni fa era stata chiesta anche l’istituzione di una “No Wake Zone”, una sorta di Area C dove le barche non possono lasciare una scia bianca e quindi sollevare onde.

Il nuovo sistema di propulsione chiamato Impronta-0 (impronta zero) è stato progettato da un gruppo di ricerca dell’università Ca’ Foscari di Venezia e dell’università di Padova, finanziato con fondi regionali e sostenuto dal comune di Venezia oltre che dall’autorità portuale della laguna. La forza per spostare le barche sull’acqua è garantita da un motore a “idrogetto”. È un sistema fuoribordo, cioè può essere installato su qualsiasi barca.

Il motore fuoribordo

Il motore fuoribordo (Università Ca’ Foscari)

Il principio di funzionamento, spiegano i ricercatori, si basa sull’effetto di azione e reazione: la spinta necessaria a muovere l’imbarcazione è il risultato della reazione generata dall’espulsione di un getto d’acqua (per questo si chiama idrogetto). Di fatto, facendola semplice, la barca si muove in avanti grazie all’acqua espulsa all’indietro da un motore elettrico: è lo stesso funzionamento dei motori d’aereo.

Il responsabile scientifico del progetto, Ernesto Benini, ha spiegato che il design di questo sistema di propulsione lo rende molto più silenzioso rispetto alle normali eliche, limitando le vibrazioni. L’idrogetto è stato pensato per essere accoppiato a motori elettrici o ibridi per garantire il basso impatto ambientale. Essendo fuoribordo, inoltre, si può installare senza fare costose modifiche agli scafi, l’unico modo per incentivarne la diffusione.

Gli studi sull’impatto relativo al moto ondoso sono stati fatti grazie a calcoli di fluidodinamica computazionale o CFD (computational fluid dynamics). Le simulazioni hanno permesso di valutare le prestazioni dell’idrogetto e l’interazione tra il movimento dell’acqua e lo scafo a seconda dei diversi punti di installazione. Con un accurato lavoro di posizionamento è possibile limitare molto i movimenti che causano il sollevamento delle onde durante la spinta. In questo modo si può rendere la navigazione più fluida, stabile e reattiva.

Come il movimento dell'acqua spinta dall'idrogetto influisce sullo scafo

Come il movimento dell’acqua spinta dall’idrogetto influisce sullo scafo (Linkedin/Impronta-0)

Nei mesi scorsi sono stati fatti diversi test in laboratorio e prove nei canali con una barca messa a disposizione da un’azienda che ha sostenuto il progetto. Raffaele Pesenti, responsabile scientifico del progetto per l’università Ca’ Foscari, ha detto che dovrà essere fatta un’indagine per capire quante persone siano interessate a installare questo tipo di propulsione e a che prezzo. «Se il costo iniziale è maggiore perché si aggira sui 150mila euro per un taxi, bisogna pensare che ci sono meno costi di manutenzione e operativi di energia, non fa odore e dà al passeggero un’esperienza unica. Poi ci sono benefici su salute e ambiente», ha detto al Corriere del Veneto William Gobbo, amministratore di Sealance, l’azienda che ha realizzato il primo modello.

Insomma, non è detto che questa soluzione sia alla portata di tutti. Di tutto questo le università stanno discutendo con l’autorità portuale, che insieme al comune dovrebbe rendere più sostenibili gli spostamenti nei canali della città.