Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato
E il primo in cui è stato a lungo superato il limite degli 1,5 °C previsto dall'accordo di Parigi sul clima
Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato e ha comportato un superamento della soglia di 1,5 °C in più della temperatura media globale rispetto al periodo pre-industriale, il limite più importante deciso dall’accordo di Parigi sul clima. I due record sono stati confermati da Copernicus, il programma di collaborazione scientifica dell’Unione Europea che si occupa di osservazione della Terra, e dalle principali agenzie del Regno Unito e del Giappone che effettuano analisi del clima. Nei mesi scorsi diversi osservatori e l’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite avevano anticipato che con ogni probabilità il 2024 sarebbe stato l’anno più caldo, superando il precedente record fissato appena nel 2023.
Copernicus ha calcolato un aumento della temperatura media globale per il 2024 di 1,6 °C, l’Agenzia meteorologica del Giappone di 1,57 °C e il Met Office britannico di 1,53 °C. La lieve differenza è dovuta ai set di dati e alle metodologie impiegate nel calcolo delle rilevazioni, ma è ampiamente entro il margine di errore per questo tipo di analisi. Entro la fine della settimana saranno diffusi anche i rapporti della NASA e della National Oceanic and Atmospheric Administration, le due principali agenzie statunitensi che si occupano di analizzare l’andamento del clima, e ci si attendono valori analoghi.
Il superamento della soglia di 1,5 °C era dato per scontato da diverso tempo, anche in considerazione dei dati sulla scorsa estate, che era già risultata la più calda mai registrata. Il riferimento per valutare l’andamento della temperatura media globale sono gli ultimi decenni dell’Ottocento, quando i livelli di industrializzazione erano bassi e di conseguenza l’immissione nell’atmosfera di grandi quantità di anidride carbonica (il principale gas serra) derivante dalle attività umane era scarso. I responsabili di Copernicus e delle altre agenzie hanno ricordato che la principale causa dell’aumento della temperatura media globale è proprio l’accumulo di gas serra, dovuto soprattutto all’utilizzo dei combustibili fossili.
Secondo i dati di Copernicus, il 2024 è stato di 0,12 °C più caldo rispetto al 2023 ed è stato di 0,72 °C più caldo rispetto alla media del periodo 1991-2020. Tutti i mesi da gennaio a giugno del 2024 sono stati più caldi degli stessi mesi negli anni precedenti, da quando si raccolgono questi dati. Agosto è stato pressoché caldo come agosto 2023 e i restanti mesi del 2024 sono stati i secondi più caldi rispetto ai corrispondenti del 2023. Nel complesso, gli ultimi 10 anni sono stati i più caldi mai registrati.
Oltre alle emissioni dovute al consumo di combustibili fossili, sull’aumento della temperatura media globale hanno anche inciso gli effetti del Niño, l’insieme di fenomeni atmosferici che si verifica periodicamente nell’oceano Pacifico e che influenza il clima di gran parte del pianeta, portando tra le altre cose a un aumento della temperatura e a una riduzione delle precipitazioni. El Niño aveva interessato soprattutto il 2023, ma alcuni suoi effetti residui hanno influenzato parte del 2024. Per contro, la grande produzione di particolato (polveri e gas in sospensione nell’aria) dovuta all’enorme eruzione sottomarina del vulcano Tonga-Hunga Ha’apai nel gennaio del 2020 ha in parte riflesso i raggi solari, riducendo il calore.
Lo scorso giugno l’Organizzazione meteorologica mondiale aveva stimato che almeno un anno tra il 2024 e il 2028 avrebbe superato il limite degli 1,5 °C, segnalando che in quel periodo un singolo anno potrebbe raggiungere un aumento di 1,9 °C rispetto ai livelli del 1850-1900. Il rapporto indicava anche una probabilità del 47 per cento che la media di cinque anni superi la soglia di 1,5 °C.
Il superamento temporaneo della soglia di 1,5 °C non implica che l’accordo di Parigi non abbia più senso di esistere. Il documento su cui si sono messi d’accordo praticamente tutti i governi del mondo è riferito al decennio in corso e ha come obiettivo di arrivare al 2030 con una media dell’aumento di temperatura che non superi quella soglia. Con gli attuali andamenti è però molto probabile che entro il 2030 venga mancato l’obiettivo.
Il superamento della soglia non significa che i danni saranno immediati o universali, ma che aumenterà la probabilità di avere eventi atmosferici estremi, più costosi da affrontare e a cui adattarsi. Ondate di calore, uragani, inondazioni e siccità diventeranno ancora più frequenti e intensi, con maggiori rischi per la diffusione di malattie e un aumento dei flussi di persone legati alle migrazioni climatiche. La fusione delle calotte glaciali in Groenlandia e Antartide subirebbe un’ulteriore accelerazione; è stato inoltre stimato che ecosistemi vulnerabili come le barriere coralline, che già subiscono gravi danni, potrebbero scomparire del tutto, mentre alcune specie potrebbero non adattarsi rapidamente, portando a estinzioni locali o a livello globale.