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  • Giovedì 9 gennaio 2025

La leader dell’opposizione del Venezuela è stata arrestata e poi liberata, dice il suo staff

Membri del governo di Nicolas Maduro, che si insedierà il 10 gennaio, la accusano però di essersi inventata tutto

María Corina Machado a Caracas, il 9 gennaio
María Corina Machado a Caracas, il 9 gennaio (AP Photo/Matias Delacroix)
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In Venezuela sono iniziate le proteste contro il nuovo mandato del presidente Nicolás Maduro, che si era attribuito la vittoria delle elezioni dello scorso luglio nonostante documentati brogli. Nella capitale del paese, Caracas, si è tenuta la manifestazione principale, una marcia pacifica di centinaia di persone: tra loro c’era anche la leader dell’opposizione, María Corina Machado, che non appariva in pubblico dallo scorso 28 agosto, 133 giorni fa, ed era tornata per guidare le proteste contro l’insediamento di Maduro, in programma il 10 gennaio.

Pochi minuti dopo i primi avvistamenti di Machado alla protesta lo staff del suo partito, Vente Venezuela, ha pubblicato un post in cui diceva che Machado era stata fermata violentemente e che uomini dell’apparato di sicurezza del regime avevano sparato al convoglio di moto su cui si stava spostando prima di arrestarla. Nell’arco dell’ora seguente molti rappresentanti di governi stranieri, tra cui il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, avevano chiesto pubblicamente la sua liberazione. Circa un’ora e mezza dopo la pubblicazione del primo tweet, il suo staff ha detto che Machado è stata liberata e che «durante il periodo di sequestro è stata costretta a registrare vari video prima di essere rilasciata». Hanno aggiunto che Machado racconterà personalmente quanto accaduto.

Durante il periodo del presunto arresto, un funzionario del governo di Maduro intervistato dal Paìs aveva negato che Machado fosse stata arrestata, e aveva detto che la donna era «tranquilla a casa sua». La vicepresidente di Maduro, Delcy Rodríguez, ha pubblicato su Telegram un post in cui sostanzialmente accusa Machado di aver orchestrato la diffusione della notizia falsa del proprio arresto. Maduro non ha invece per ora commentato l’accaduto.

Negli ultimi mesi Machado era stata costretta a nascondersi per il timore di venire arrestata dal regime di Maduro, che governa il Venezuela in modo autoritario dal 2013.

È atteso il ritorno anche di Edmundo González Urrutia, il candidato unitario dell’opposizione alle presidenziali (a Machado era stato impedito di partecipare) che da settembre si trova in esilio in Spagna in quanto ricercato dalla polizia. Il regime ha recentemente messo su di lui una taglia da 100mila dollari. Pure Urrutia intende tornare nel paese, per prendere il posto da presidente che secondo l’opposizione e la maggioranza dei paesi occidentali gli spetta, ed è in questo momento in viaggio per il Venezuela. Il regime ha detto che lo arresterà; anche contro Machado c’era un ordine d’arresto, che al suo ritorno è stato eseguito.

Il comizio di María Corina Machado

Il comizio di María Corina Machado (AP Photo/Matias Delacroix)

Negli ultimi mesi Maduro aveva fatto liberare centinaia di persone, in più occasioni, delle oltre 2mila fatte arrestare nelle proteste delle settimane successive alle elezioni, presentando la cosa come un segnale di distensione. Con l’avvicinarsi della cerimonia di insediamento, però, la repressione si è intensificata. Martedì è stato arrestato Enrique Márquez, un altro dei principali esponenti dell’opposizione, che si era candidato alle presidenziali come piano B qualora fosse stato squalificato anche González Urrutia. Oltre a Márquez, sono stati incarcerate decine di dirigenti e attivisti dei partiti d’opposizione.

Giovedì inoltre il regime ha fatto bloccare i servizi di VPN e anche il social network TikTok, per impedire che le persone aggirassero il controllo di cui già dispone sulla connessione internet e si coordinassero per le manifestazioni. In diverse città, tra le quali Maracay, Maracaibo e Valencia, i soldati della guardia nazionale hanno cercato di disperdere i cortei sparando lacrimogeni.