Non ci sono molte alternative per il rigassificatore che doveva andare in Liguria
Il consiglio regionale ha votato una mozione contro il trasferimento da Piombino a Vado Ligure, e adesso il governo deve decidere cosa fare
Martedì il consiglio regionale della Liguria ha votato all’unanimità una mozione per impegnare la giunta guidata dal presidente Marco Bucci, di centrodestra, a bloccare il trasferimento del rigassificatore da Piombino, in Toscana, al largo della costa di Vado Ligure, un comune in provincia di Savona. Secondo i piani, il rigassificatore avrebbe dovuto essere trasferito a Vado Ligure entro la fine del 2026: la decisione su dove mandarlo ora spetta al governo, ma trovare un’alternativa non è semplice.
I rigassificatori trattano gas naturale liquefatto (in sigla GNL o LNG) trasportato via nave. Una volta arrivato negli impianti di rigassificazione, il GNL è ritrasformato in gas e successivamente immesso nei gasdotti del territorio, da cui arriva a centrali termoelettriche, aziende e case. In Italia ci sono quattro rigassificatori: due in mare, uno sulla terraferma e uno ormeggiato al porto di Piombino. Quest’ultimo è entrato in funzione nella primavera del 2023 e ha una capacità di trattamento di circa 5 miliardi di metri cubi all’anno. La nave installata a Piombino si chiama Italis LNG (dallo scorso giugno, prima si chiamava Golar Tundra): è lunga 300 metri e larga 40. È stata costruita nel 2015 come nave metaniera e acquistata da SNAM, la principale società che gestisce il trasporto del gas in Italia.
L’arrivo del rigassificatore nel porto di Piombino aveva causato molte polemiche: il comune e diversi comitati civici avevano protestato a lungo contro la decisione del governo, che aveva autorizzato l’installazione in emergenza per limitare la dipendenza dal gas russo. Nel luglio del 2023 Stefano Venier, l’amministratore delegato di SNAM, aveva spiegato che il rigassificatore sarebbe rimasto in funzione 20 anni: i primi 3 a Piombino e dal 2026 per altri 17 anni in Liguria.
Martedì, dopo il voto del consiglio regionale, il presidente della Liguria Bucci ha detto che la «regione non va avanti con il progetto» e che «sarebbero 450 milioni da spendere per niente», riferendosi al costo degli interventi che dovrebbero essere fatti per installare l’impianto a Vado Ligure. Il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, ha detto che la permanenza del rigassificatore nel suo comune non è legata a Vado Ligure ma che comunque va trovata una nuova collocazione per l’impianto entro la fine del 2026.
Come ha scritto giovedì il Corriere della Sera, non è facile però individuare un’altra soluzione. Le regioni che potrebbero potenzialmente ospitare l’Italis LNG hanno infatti già altri progetti attivi. Sia la Liguria che la Toscana ospitano già un rigassificatore: uno sulla terraferma a Panigaglia, in provincia di La Spezia, e un altro al largo di Livorno. Ad aprile di quest’anno diventerà operativa la seconda nave rigassificatrice al largo di Ravenna, in Emilia-Romagna: la nave, la BW Singapore, avrà una capacità di 5 miliardi di metri cubi all’anno come la Italis LNG ed era stata comprata da SNAM su richiesta del governo.
La Calabria si era detta disponibile a ospitare un rigassificatore, ma aveva chiesto di realizzarne uno a Gioia Tauro, sulla terraferma. Il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, ha detto al Corriere della Sera che SNAM potrebbe realizzarlo ma servono circa tre o quattro anni.
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