• Mondo
  • Giovedì 9 gennaio 2025

Il Libano ha un nuovo presidente, infine

Il parlamento ha eletto Joseph Aoun, l’attuale comandante delle forze armate, dopo due anni di vuoto politico

Joseph Aoun (AP Photo/Bilal Hussein)
Joseph Aoun (AP Photo/Bilal Hussein)
Caricamento player

Il parlamento del Libano ha eletto un nuovo presidente della Repubblica, chiudendo un vuoto politico che durava da più di due anni. È Joseph Aoun, l’attuale comandante in capo delle forze armate libanesi. L’incarico era rimasto vacante dall’ottobre del 2022, quando il presidente Michel Aoun (nessuna parentela con il nuovo) lasciò la carica per la scadenza del suo mandato.

Dopo dodici tentativi falliti, c’era ottimismo sul fatto che la tredicesima votazione, questo giovedì, potesse andare a buon fine, come poi è avvenuto. Aoun è stato eletto al secondo scrutinio, con 99 voti. Nel suo primo discorso da presidente ha promesso migliori relazioni diplomatiche «verso est e verso ovest», di «ricostruire ciò che l’aggressione israeliana ha distrutto in tutto il Libano» e maggiori investimenti per l’esercito.

Per circa due anni le forze politiche presenti nel frammentato parlamento libanese non erano riuscite a trovare un accordo su chi eleggere, a causa soprattutto di dissensi tra il gruppo politico guidato da Hezbollah e dai suoi alleati (Hezbollah, oltre che un gruppo paramilitare, ha anche una presenza politica ufficiale in parlamento) e il gruppo anti Hezbollah. Oggi però è stato trovato un accordo trasversale: soprattutto per via della recente guerra con Israele, che ha indebolito notevolmente Hezbollah, e grazie a una estesa campagna di pressione internazionale.

Questa settimana Suleiman Frangieh, il candidato presidente sostenuto da Hezbollah, si era ritirato, dando il proprio sostegno a Joseph Aoun, che era il candidato favorito a ottenere la presidenza. Aoun è un cristiano maronita ed è sostenuto principalmente dalle forze politiche cristiane, ma in questi giorni anche i partiti musulmani avevano aperto alla possibilità di votarlo. Wafiq Safa, un dirigente di Hezbollah, ha detto che il gruppo «non metterà il suo veto» alla candidatura di Aoun, anche se non ha ancora annunciato il suo sostegno esplicito.

In Libano l’elezione del presidente della Repubblica richiede al primo scrutinio il consenso di due terzi del parlamento, 86 voti (su 128 seggi); dagli scrutini successivi è sufficiente una maggioranza semplice di 65 voti. Aoun al primo scrutinio ha ottenuto 71 voti; al secondo 99, risultando quindi eletto.

In ogni caso Aoun aveva bisogno di almeno 86 voti, perché la Costituzione libanese vieta ai membri dell’esercito di assumere la carica di presidente della Repubblica: per eleggere Aoun serviva un emendamento costituzionale che richiede l’approvazione dei due terzi del parlamento, quindi appunto 86 voti. Emendamenti simili sono già stati approvati in passato: Aoun è il quinto capo delle forze armate eletto presidente.

L'aula durante il voto

L’aula durante il voto (AP Photo/Hussein Malla)

Aoun è sostenuto anche dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita, che sono stati negli scorsi anni due tra i finanziatori principali dello stato libanese. L’esercito libanese, in particolare, è finanziato e addestrato dagli Stati Uniti, dove Aoun ha anche trascorso alcuni periodi di addestramento.

Aoun ha 60 anni, è un militare di carriera (è entrato nell’esercito nel 1983) ed è considerato un ufficiale di livello, che è riuscito a mantenere unito e relativamente efficace l’esercito libanese in una situazione di crisi continua per il paese.

L’elezione di un nuovo presidente sblocca almeno in parte la paralisi politica in cui il Libano si trova da anni. Il presidente si è impegnato a nominare un primo ministro (che attualmente è ad interim), che potrebbe infine creare un governo stabile. Questo processo sarà comunque lungo e complicato, perché tutte le decisioni devono essere prese in accordo con il parlamento.

La paralisi politica libanese è accentuata dal fatto che il paese è governato secondo un sistema settario che garantisce certe cariche ai rappresentanti di ciascuna delle molte confessioni religiose presenti nel paese. Per esempio, in Libano il presidente deve sempre essere un cattolico maronita (come Aoun); il primo ministro sempre un musulmano sunnita; il presidente del parlamento sempre un musulmano sciita; il vicepresidente del parlamento e il vice primo ministro sempre dei cristiani greco-ortodossi. Anche in parlamento ciascuna confessione religiosa ha alcuni seggi riservati.

Il sistema è pensato per favorire il dialogo tra le varie comunità, ma da tempo ha portato a un blocco della politica libanese, che tra le altre cose ha peggiorato la gravissima crisi economica in cui il Libano si trova da anni.