Il governo del Ciad ha detto di aver sventato un attacco al palazzo presidenziale

Un video del ministro degli Esteri, Abderaman Koulamallah, filmato nel palazzo presidenziale
Un video del ministro degli Esteri, Abderaman Koulamallah, filmato nel palazzo presidenziale (dalla sua pagina Facebook)

Mercoledì notte un gruppo di persone armate ha attaccato il palazzo presidenziale del Ciad, nella capitale N’Djamena: il governo del paese, una giunta militare, lo ha definito «un tentativo di destabilizzare» il Ciad. La dinamica però non è ancora chiara, e si sa solo quello che ha detto il ministro degli Esteri, Abderaman Koulamallah, sui suoi profili social e nelle dichiarazioni ai media di stato. Koulamallah ha raccontato che 24 persone armate di coltelli hanno attaccato il complesso presidenziale: negli scontri con la guarnigione che lo difendeva sono state uccise 18 di queste persone armate, e uno dei soldati schierati a difesa del palazzo. I sei assalitori sopravvissuti sono stati arrestati.

In un primo momento il governo aveva parlato di un attacco terroristico, e in particolare dell’organizzazione jihadista Boko Haram; Koulamallah ha smentito, dicendo che i responsabili erano abitanti della capitale sotto l’effetto di alcol o droga. A N’Djamena c’era appena stata la visita del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ed era stata aumentata la sicurezza attorno al complesso presidenziale. In Ciad, un paese dell’Africa centrale, dal 2021 governa una giunta militare con a capo Mahamat Idriss Déby Itno, figlio dell’ex presidente Idriss Déby Itno, ucciso in quello stesso anno da un gruppo di ribelli quand’era al potere da 31 anni.

Il Ciad è un’ex colonia francese, ma negli ultimi anni ha approfondito i rapporti con altri paesi, su tutti la Cina e la Russia, distanziandosi sempre di più dalla Francia, che lo scorso novembre ha ritirato i propri soldati dopo l’interruzione della cooperazione militare decisa da Déby.