Il cattivo
Lee Van Cleef nacque cent'anni fa con una formidabile faccia da duro, che lo rese uno degli antagonisti più celebri degli spaghetti western
Il “cattivo” di uno dei film più famosi di Sergio Leone nacque il 9 gennaio di cent’anni fa a Somerville, nello stato americano del New Jersey. Si chiamava Lee Van Cleef, e fu uno di quegli attori americani che, verso la metà degli anni Sessanta, furono costretti a guadagnarsi da vivere partecipando alle piccole produzioni europee a causa del disinteresse da parte di quelle hollywoodiane, più grandi e prestigiose. Nel caso di Van Cleef, però, le cose andarono molto bene: fu il volto di molti film che al momento dell’uscita furono scarsamente considerati, ma che negli anni successivi sono stati oggetto di una rivalutazione critica, e che oggi sono dei cult a tutti gli effetti.
Van Cleef cominciò a farsi notare nel cinema con un piccolo ruolo in Mezzogiorno di fuoco, un western del 1952 diretto da Fred Zinnemann che raccontava lo scontro tra lo sceriffo Willy Kane e il fuorilegge Frank Miller per il controllo di Hadleyville, una cittadina del Nuovo Messico. Il ruolo di Cleef – che interpretava Jack Colby, uno degli scagnozzi di Miller – non prevedeva neppure una battuta, ma rimase impresso nella mente di molti per via delle sue movenze convincenti e della sua formidabile espressività, che lo rendeva particolarmente adatto alle parti da duro.
Nei successivi dodici anni però la carriera di Van Cleef faticò a ingranare: ottenne soltanto ruoli brevi e di secondo piano, spesso in serie televisive dimenticabili. Le cose cambiarono nel 1964, quando Sergio Leone lo scelse per interpretare il ruolo del colonnello Douglas Mortimer in Per qualche dollaro in più, il secondo film della sua famosa trilogia western incentrata sull’uomo senza nome, il cinico e disincantato cacciatore di taglie interpretato da Clint Eastwood.
Due anni dopo Leone gli cucì addosso il ruolo più importante della sua intera carriera: quello di Sentenza, un disumano e feroce sicario, nell’ultimo film della trilogia del dollaro, Il buono, il brutto, il cattivo. È la parte per cui è maggiormente ricordato, soprattutto per via del memorabile “triello” finale.
Da quel momento in poi Van Cleef diventò uno dei più noti interpreti dei cosiddetti “spaghetti western”, ossia quelli che venivano girati in Italia con risorse spesso limitate, ma che nel tempo furono apprezzati per le loro peculiarità stilistiche, per la loro regia, e per il modo in cui riuscivano a essere entusiasmanti e convincenti nonostante la scarsezza delle risorse di cui potevano disporre.
Oltre a quelli con Leone, tra i più ricordati ci sono La resa dei conti di Sergio Sollima (1966), Da uomo a uomo di Giulio Petroni (1967), Ehi amico… c’è Sabata. Hai chiuso! di Gianfranco Parolini (1969) e soprattutto Il grande duello di Giancarlo Santi (1972), uno dei più venerati da Quentin Tarantino, che lo citò nella colonna sonora di Kill Bill: Volume 1.
Anche se Van Cleef non abbandonò mai i western, negli anni riuscì a distinguersi anche in altri generi, partecipando a diversi film polizieschi e d’azione diretti da registi italiani come Michele Lupo, Giorgio Stegani e soprattutto Antonio Margheriti, uno dei precursori della fantascienza all’italiana, che insieme a Leone fu probabilmente il regista che seppe esaltare meglio le sue doti attoriali.
Comunque, verso la fine della sua carriera, Van Cleef fece anche in tempo a ottenere un ruolo in qualche film americano di grande culto: nel 1980 recitò per esempio in The Octagon, insieme a un giovanissimo Chuck Norris, e due anni dopo il regista statunitense John Carpenter, che come Tarantino è notoriamente un cultore del cinema di genere italiano, lo scelse per interpretare il commissario Bob Hauk in 1997: Fuga da New York, uno dei suoi film più famosi.
Le condizioni di salute di Van Cleef peggiorarono negli anni Settanta, prima a causa di problemi cardiaci, e poi per un tumore: morì per infarto il 16 dicembre 1989 a Oxnard, in California. Poche settimane prima aveva girato uno spot pubblicitario per la Bavaria, una popolare birra olandese.