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  • Mercoledì 8 gennaio 2025

Trump può davvero cambiare nome al Golfo del Messico?

Tecnicamente sì, ma solo negli Stati Uniti: poi dovrebbe convincere il resto del mondo a usare il nuovo nome

Donald Trump durante la conferenza stampa di martedì (Scott Olson/Getty Images)
Donald Trump durante la conferenza stampa di martedì (Scott Olson/Getty Images)
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Nella conferenza stampa di martedì in cui non ha voluto escludere l’uso della forza per occupare il Canale di Panama e la Groenlandia, il prossimo presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto anche di voler cambiare nome al Golfo del Messico, chiamandolo “Golfo d’America”. Non è ancora chiaro se l’annuncio sia serio o sia l’ennesima provocazione di Trump nei confronti del Messico, un paese con cui ha da anni un pessimo rapporto, ma Trump potrebbe davvero cambiare il modo con cui l’amministrazione statunitense chiama quel tratto di mare. Anche se nessun paese straniero sarebbe obbligato a condividere questa decisione.

Dopo la conferenza stampa di Trump la deputata della Georgia Marjorie Taylor Greene, una delle più estremiste e trumpiane del partito Repubblicano, ha già annunciato di voler presentare una legge per cambiare il nome del Golfo del Messico e per finanziare «le modifiche su tutte le mappe del governo federale e dell’esercito».

Il Golfo del Messico è il nono bacino al mondo per estensione (compresi oceani e mari), e viene spesso definito negli Stati Uniti come la “terza costa”: qui si affacciano cinque stati del sud degli Stati Uniti, oltre che naturalmente il Messico. Nel Golfo del Messico gli Stati Uniti hanno circa metà dei propri impianti di lavorazione e raffinazione del petrolio, e pescano circa il 40 per cento del pesce che mangiano. Martedì Trump ha detto di voler cambiare il nome del Golfo del Messico «perché lì facciamo la maggior parte del lavoro ed è nostro», all’interno di un discorso in cui ha accusato il Messico per l’ennesima volta di fare troppo poco per bloccare l’ingresso di migranti e di carichi di droga negli Stati Uniti.

Piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico (AP Photo/LM Otero)

Il Golfo del Messico si chiama così da oltre 400 anni: questa denominazione compare già in alcune importanti mappe del 1586 e del 1591. In precedenza quel tratto di mare era chiamato “Golfo del Nord” (il centro delle operazioni dei conquistatori europei era in centro e sud America) o “Mare della Nuova Spagna”. Il nome Golfo del Messico si è poi consolidato nel Diciassettesimo secolo.

Cambiare un nome geografico negli Stati Uniti è possibile, almeno per quanto riguarda la nomenclatura ufficiale. Il Consiglio nazionale dei nomi geografici è un ente federale alle dipendenze della segreteria dell’Interno (il corrispondente del nostro ministero dell’Interno) che si occupa di mantenere l’uniformità dei nomi nel governo federale: è composto da membri che vengono nominati dall’amministrazione federale ogni due anni e che comprendono geografi e cartografi. Non propone cambi di nome, ma può accettare o rifiutare quelli proposti da altri enti di governo, come la presidenza o il Congresso.

Un caso recente è l’eliminazione dai toponimi nazionali della parola squaw: un termine con cui venivano indicate le donne native americane, considerato razzista e offensivo. L’eliminazione è stata decisa nel 2021 dall’amministrazione di Joe Biden, nello specifico dalla Segretaria all’Interno Deb Haaland. Ovviamente la modifica è più semplice quando coinvolge un luogo geografico all’interno di una sola nazione: nel 2015 il presidente Barack Obama ha approvato la ridenominazione del monte McKinley, ora monte Denali, recuperando il nome dei nativi americani.

In un contesto internazionale esistono già oggi entità geografiche che i paesi chiamano in modo diverso. Per esempio il fiume che scorre fra Texas e Messico si chiama Rio Grande negli Stati Uniti e Rio Bravo in Messico. Nessuna legge statunitense potrebbe obbligare il Messico a utilizzare il termine “Golfo d’America”: una decisione simile però verosimilmente spingerebbe gli alleati degli Stati Uniti ad adeguarsi al nuovo nome, per non inimicarsi l’amministrazione di Trump.

Da anni esistono sforzi internazionali per concordare nomi condivisi di posti simili. L’Organizzazione Idrografica Internazionale (IHO), un organismo intergovernativo fondato nel 1921 che ha lo status di osservatore all’ONU, ha fra i suoi obiettivi che mari, oceani e acque navigabili siano rappresentati nelle carte e chiamati il più possibile in modo uniforme. Vi aderiscono sia Stati Uniti che Messico. Una delle dispute recenti affrontate dall’IHO – ma non risolte – riguarda il Golfo Persico, che alcuni paesi arabi, fra cui l’Arabia Saudita, ritengono debba essere chiamato Golfo Arabico.

Non è peraltro la prima volta che qualcuno propone di cambiare nome al Golfo del Messico: lo stesso nome, Golfo d’America, era stato al centro di una proposta di legge presentata da un deputato statale del Mississippi nel 2012, Steve Holland. Non passò, nemmeno a livello locale, e poi lo stesso Holland definì l’operazione «uno scherzo».