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  • Mercoledì 8 gennaio 2025

I soccorsi dopo il terremoto in Tibet sono piuttosto complessi

E le informazioni ancora poche: secondo i media di stato cinesi, le persone morte sono almeno 126 e quelle ferite 188

Tende allestite in un centro colpito dal terremoto nella contea di Tingri, 8 gennaio 2025 (REUTERS)
Tende allestite in un centro colpito dal terremoto nella contea di Tingri, 8 gennaio 2025 (REUTERS)
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In Tibet stanno andando avanti le operazioni di soccorso per il forte terremoto che, secondo gli ultimi dati diffusi dalle autorità cinesi, ha provocato la morte di almeno 126 persone e ne ha ferite altre 188. Quello di martedì è stato uno dei terremoti più gravi della storia recente della regione autonoma nel sud-ovest della Cina, e la gran parte di ciò che si sa viene riportato proprio dai media di stato cinesi, motivo per cui le informazioni sono ancora scarse e frammentate: tra le altre cose non è stata diffusa alcuna stima del numero di persone che si stanno cercando.

I media di stato cinesi hanno detto che nelle operazioni di emergenza sono coinvolti più di 14mila operatori, che stanno sorvolando l’area con aerei dell’esercito e droni. I soccorsi infatti sono particolarmente complicati a causa della geografia del luogo. L’epicentro del terremoto è stato nella contea di Tingri, vicino al confine con il Nepal, a 380 chilometri dalla capitale Lhasa, a circa 75 dall’Everest e a 25 dalla città di Shigatse, la seconda più grande della regione. È un’area perlopiù rurale con poche città, molti centri abitati sopra i 4mila metri e temperature che nella notte scendono fino a -18 °C.

Secondo le stime ufficiali delle autorità cinesi, gli edifici crollati in seguito al terremoto sono più di 3.600 e le persone soccorse finora più di 400; circa 46mila sono state fatte evacuare e sistemate altrove. Il direttore del dipartimento tibetano per la gestione delle emergenze, Hong Li, ha detto che oltre alle ricerche delle persone disperse sono in corso le attività di assistenza alla popolazione: in queste ore sono state montate tende e consegnate coperte, stufe e altri generi di prima necessità. Sempre secondo quanto riferito dai media di stato cinesi, mercoledì mattina sono stati ripristinati sia il servizio elettrico che i collegamenti telefonici.

Soccorritori al lavoro nella località di Changsuo, nella contea di Tingri, martedì 7 gennaio (Jigme Dorje/ Xinhua via ZUMA Press, ANSA)

In Tibet l’accesso a Internet è limitato e sotto il controllo del governo centrale cinese, che impedisce l’accesso ai giornalisti non autorizzati. L’intera regione coinvolta è stata delimitata e tutte le visite turistiche sono state cancellate. 484 turisti che si trovavano nella contea di Tingri sono stati trasportati a Shigatse, dove peraltro si trova il monastero di Tashi Lhunpo, un luogo sacro per i buddisti tibetani nonché la residenza del Panchen Lama, la seconda autorità spirituale dopo il Dalai Lama: lo hanno detto in una conferenza stampa alcuni funzionari tibetani, senza specificare se il Panchen Lama si trovasse al suo interno durante il terremoto.

La Geological Survey degli Stati Uniti (USGS), l’agenzia statunitense che studia il territorio e i rischi naturali, ha stimato che il terremoto di martedì sia stato di magnitudo 7.1, mentre per l’agenzia cinese che si occupa di terremoti è stato di magnitudo 6.8. Nelle ore seguenti ci sono state più di 640 repliche, ovvero successivi eventi sismici di entità inferiore, il più forte dei quali di magnitudo 4.4. Anche se il primo terremoto è stato sentito nettamente sia in India sia in Nepal, lì non sono stati segnalati danni né persone ferite.

Soccorritori tra le macerie di un edificio di Changsuo, martedì 7 gennaio (Jin Meiduoji/ Xinhua via ZUMA Press, ANSA)