C’è un grosso affollamento nei pronto soccorso di Roma

All’ospedale San Giovanni Addolorata sono state rinviate le operazioni chirurgiche non urgenti perché non c’erano più letti disponibili

L'ingresso del pronto soccorso dell'ospedale Tor Vergata
L'ingresso del pronto soccorso dell'ospedale Tor Vergata (LaPresse)
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Dalla mattina di lunedì 6 gennaio i reparti di pronto soccorso degli ospedali di Roma sono in grande difficoltà a causa del sovraffollamento di pazienti. Migliaia di persone si sono presentate per farsi curare, centinaia sono state fatte aspettare in barella, nei corridoi. L’attesa si è allungata fino a durare diverse ore e in molti ospedali è stato necessario rimandare gli appuntamenti meno urgenti con un notevole disagio per i pazienti.

Il problema è stato segnalato anche in altre città e province italiane, ma a Roma la situazione è così grave che l’ospedale San Giovanni Addolorata, uno dei più grandi e centrali della città, è stato costretto a rinviare tutte le operazioni chirurgiche non urgenti perché non c’erano più letti a disposizione. «In considerazione della presenza di 40 pazienti in attesa di posto letto in pronto soccorso, sentita anche la direzione strategica, si blocca fino a nuova comunicazione l’attività chirurgica elettiva ad eccezione della patologica oncologica e delle urgenze chirurgiche», ha comunicato la direzione sanitaria.

Lunedì la situazione non era molto diversa anche in altri grandi ospedali. Secondo i dati diffusi dal Corriere della Sera, alle 19 erano 150 le persone in attesa al policlinico Gemelli, 158 all’Umberto I, 50 al San Filippo Neri, 114 al Sant’Andrea, 134 al policlinico Tor Vergata, 105 al Casilino, 118 al San Camillo.

Un numero di accessi così alto è dovuto soprattutto alla diffusione dell’influenza stagionale e alla difficoltà di contattare i medici di famiglia durante le feste natalizie. La maggior parte delle persone in attesa, infatti, era in codice verde o addirittura bianco, con una priorità bassa o molto bassa. Sono persone con problemi di salute ordinari, ma che preferiscono rivolgersi agli ospedali.

Ogni anno durante il periodo delle festività natalizie il fenomeno degli accessi impropri, così come vengono definiti i codici verdi e bianchi, è particolarmente significativo per via dell’influenza. Pur non essendo una malattia trascurabile, soprattutto per le persone anziane, l’influenza di solito non richiede il ricorso al pronto soccorso, a cui però si rivolgono moltissime persone con sintomi lievi come febbre e dolori articolari.

Oltre alla difficoltà di contrastare il fenomeno degli accessi impropri, gli ospedali faticano a smaltire le code anche perché sempre meno medici vogliono lavorare nei reparti di pronto soccorso, chiamati anche reparti di emergenza-urgenza. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, molti medici si sono dimessi o hanno chiesto di essere trasferiti dai pronto soccorso per via di turni estenuanti, stipendi poco competitivi e rischio di aggressioni.

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Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma, l’ha definita una «catastrofe annunciata» perché da anni i medici chiedono più assunzioni e maggiori investimenti per aumentare i posti letto e per la cosiddetta medicina del territorio, cioè ambulatori e strutture a cui le persone possono rivolgersi evitando di intasare i reparti di pronto soccorso. «In Italia il numero dei posti letto è tra i più bassi d’Europa e molti sono occupati in modo inappropriato anche per queste ragioni. Lo ripeto ancora una volta: la causa principale è la carenza di personale nei reparti. Per questo andrebbe incentivata la medicina territoriale: una riforma che nella pratica non è mai partita».