No, “C’è ancora domani” non è candidabile come miglior film agli Oscar
Al contrario di quanto hanno scritto diversi giornali italiani: le cose stanno molto diversamente
Lunedì alcuni giornali e siti d’informazione italiani hanno scritto che C’è ancora domani, il film diretto da Paola Cortellesi che due anni fa in Italia aveva ottenuto un successo di pubblico e critica enorme e inaspettato, era stato selezionato tra i titoli che l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, l’organizzazione che assegna ogni anno i premi Oscar, ritiene ammissibili per ottenere il premio per il miglior film, il più prestigioso e atteso. Anche il ministero della Cultura aveva pubblicato una nota per celebrare questo ipotetico risultato, indicandolo come «uno dei lungometraggi che parteciperanno alla corsa all’Oscar come miglior film dell’anno».
In realtà le cose non stanno così. C’è ancora domani è stato effettivamente incluso nella lista dei film che l’organizzazione ritiene «eligible», ossia in possesso dei requisiti per ricevere un premio Oscar in quasi tutte le categorie, non in tutte (ci arriviamo).
La regola generale da rispettare per essere «eligible» è che un film sia stato proiettato nella contea di Los Angeles, nella città di New York, nella Bay Area, a Chicago, a Dallas-Fort Worth o ad Atlanta per almeno sette giorni. I film che possiedono questi requisiti sono molti (323 quest’anno), e la loro presenza nella lista non comporta necessariamente che abbiano qualche speranza di ottenere un premio: significa semplicemente che, perlomeno potenzialmente, l’Academy li ritiene idonei a riceverne uno.
Ci sono però alcune categorie “speciali”, che si differenziano dalle altre perché richiedono il rispetto di criteri ulteriori, più complessi e stringenti, che non tutte le produzioni sono in grado di soddisfare. Tra queste la più nota è proprio quella per il miglior film, da cui C’è ancora domani è stato escluso.
Per poter essere candidabili in questa categoria, l’Academy richiede infatti di soddisfare una serie di condizioni molto precise, annunciate nel 2020 ma applicate solo a partire dallo scorso anno; sono specificate nel regolamento ufficiale dell’Academy, nella cosiddetta “rule nineteen” (regola 19). Per chiarire: l’Academy può ritenere un film idoneo a concorrere al premio per la miglior sceneggiatura o il miglior trucco, ma questo film potrebbe non integrare le particolari condizioni richieste per essere candidabile all’Oscar del miglior film.
Il vero elemento di discrimine, quello che rende complicato concorrere per questa categoria, riguarda il rispetto dei cosiddetti Representation and Inclusion Standards (RAISE). In sostanza, si tratta di regole che hanno a che fare con il genere, l’orientamento sessuale, l’appartenenza a minoranze e la disabilità, e che sono divise in quattro criteri: per potere essere candidato all’Oscar più importante un film deve soddisfarne almeno due su quattro.
Il primo criterio richiede il rispetto di almeno una di queste tre condizioni: che un film abbia tra i suoi protagonisti o personaggi principali almeno un attore appartenente a «un gruppo etnico o razziale sottorappresentato»; che almeno il 30 per cento di chi recita in ruoli «secondari o minori» sia donna, o appartenga a uno dei gruppi razziali o etnici di cui sopra, o si definisca LGBTQ+, o abbia disabilità cognitive o fisiche o sia non udente o ipoudente (serve però che il 30 per cento sia raggiunto almeno grazie a due diverse categorie: non basta, quindi, che ci sia il 30 per cento di donne; servono persone appartenenti ad almeno un’altra categoria); che la trama sia incentrata su temi che riguardano donne, non bianchi, persone LGBTQ+ o persone con disabilità.
Il secondo criterio chiede – con requisiti molto simili a quelli del primo – che nella troupe (dalla regia fino al montaggio, passando per truccatori, parrucchieri, scenografi e così via) ci sia un certo livello di inclusione in ruoli di leadership, o che persone appartenenti a categorie sottorappresentate siano presenti in un certo numero e con certe quote nella troupe, anche se non in ruoli di leadership. Il terzo riguarda, sempre per le stesse categorie di persone, l’accesso a possibilità di stage e di «apprendistato retribuito». Il quarto prevede regole simili a quelle dei precedenti, in questo caso all’interno delle aree che si occupano di «marketing, pubblicità e distribuzione» del film.
Ricapitolando: per rispettare il primo dei quattro criteri, un film deve soddisfare uno dei tre requisiti che riguardano protagonisti, cast o trama. Se non ne soddisfa nemmeno uno può comunque candidarsi se rispetta almeno due degli altri tre criteri previsti.
Negli ultimi quattro anni i RAISE sono stati oggetto di giudizi opposti: da un lato c’è chi ha elogiato l’Academy e il suo sforzo di dare conseguenze concrete ai generici buoni propositi sull’inclusività nei confronti delle minoranze; dall’altro c’è chi ha reputato l’introduzione di questi criteri illiberale, descrivendola come una cervellotica applicazione del politicamente corretto.
È insomma molto probabile che l’esclusione di C’è ancora domani dalla lista dei titoli candidabili al premio per il miglior film sia stata dovuta al mancato soddisfacimento delle condizioni richieste da almeno due delle quattro categorie. Peraltro, si tratta di una situazione piuttosto comune: come ha scritto Joe McGovern su The Wrap, il 36 per cento dei film eligible non ha integrato questi requisiti: 116 su 323. Tra i film esclusi ci sono per esempio Bad Boys: Ride or Die, il remake di Mean Girls e La memoria dell’assassino, il primo film diretto da Michael Keaton. L’anno scorso 321 film erano stati ritenuti eligible: di questi, 265 avevano ottenuto l’autorizzazione a competere per il miglior film, 58 in più rispetto a quest’anno.
C’è ancora domani segue la vita di Delia, interpretata da Cortellesi, una donna che si definisce nel ruolo di moglie di Ivano, un marito violento interpretato da Valerio Mastandrea, e di madre di tre figli. L’arrivo di una lettera le dà però la forza di cercare di immaginare un futuro diverso, per lei ma anche per sua figlia, in un momento di grande cambiamento per il paese appena uscito dalla dittatura fascista e dalla guerra. Il film alterna toni tragici e comici, e nel cast c’è anche la comica e attrice Emanuela Fanelli, che interpreta la migliore amica di Delia. L’anno scorso era stato il film più visto nei cinema italiani.