• Mondo
  • Martedì 7 gennaio 2025

È morto Jean-Marie Le Pen

Fu leader e fondatore del principale partito dell'estrema destra francese, che oggi si chiama Rassemblement National: aveva 96 anni

Le Pen in una foto del 2011 (Patrick Durand/ Getty Images)
Le Pen in una foto del 2011 (Patrick Durand/ Getty Images)
Caricamento player

È morto a 96 anni Jean-Marie Le Pen, ex leader e fondatore del partito di estrema destra francese Front National, che dal 2018 ha preso il nome di Rassemblement National. Le Pen è stato per molti anni, e di gran lunga, il più famoso leader dell’estrema destra francese, una presenza ingombrante – e per certi versi tossica, per la qualità del dibattito nazionale – con cui il partito ha fatto i conti anche dopo la fine della sua carriera politica.

Come lo definisce il quotidiano Le Monde nel suo necrologio, Le Pen è stato «l’uomo che ha rimesso l’estrema destra al centro della politica francese» dopo la Seconda guerra mondiale: cioè dopo un periodo in cui la Francia fu occupata dall’esercito nazista e per metà governata dal regime collaborazionista, ossia di estrema destra, di Vichy. Nonostante per molto tempo i suoi consensi siano stati relativamente bassi ha condizionato per anni il dibattito pubblico francese, in particolare su temi come quello dell’immigrazione e dell’integrazione delle persone provenienti dalle ex colonie francesi.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha diffuso un comunicato in cui esprime le sue condoglianze alla famiglia di Le Pen e lo definisce una «figura storica dell’estrema destra» che «ha svolto un ruolo nella vita pubblica del nostro paese per quasi settant’anni, che ora spetta alla Storia giudicare». Il Rassemblement National ha pubblicato una nota di elogio, in cui ha descritto Le Pen come colui che «ha fatto del movimento nazionale una famiglia politica autonoma, potente e libera». Anche l’attuale presidente del partito, Jordan Bardella, ha dato il suo elogio all’ex leader e espresso le condoglianze alla famiglia.

Le Pen nacque a La Trinité-sur-Mer e iniziò la sua carriera a Tolosa a capo di un movimento studentesco. Nel 1953 si arruolò nella Legione straniera e combatté nella guerra di Indocina e in quella di Algeria, dopo la quale fu accusato di aver torturato un detenuto. Nel 1962 Le Pen ammise di aver commesso delle torture in un articolo del giornale Combat. Molti anni dopo nella sua biografia tornò su quella dichiarazione, per smentirla: giustificò l’uso della tortura in guerra ma negò di averla praticata in prima persona.

Nel 1956 fu eletto in parlamento con il partito di estrema destra Union et fraternité française, un piccolo partito ultra-nazionalista. Fondò il Front National nel 1972 e ne rimase leader fino al 2011, portandolo a diventare il principale partito di estrema destra del paese, fra varie accuse di razzismo e antisemitismo per la sua retorica costantemente sopra le righe. Come simbolo adottò la fiamma tricolore, ispirandosi a quella del Movimento Sociale Italiano. Durante la sua carriera fu anche eletto sette volte eurodeputato, sebbene non si distinse mai per la sua attività legislativa.

Tra le altre cose in passato Jean-Marie Le Pen ha proposto l’isolamento forzato dei malati di HIV, accusato Jacques Chirac di essere «a libro paga degli ebrei», criticato con argomenti razzisti i giocatori neri della nazionale di calcio francese, e definito Nicolas Sarkozy «lo straniero» per via delle sue origini ungheresi.

Fra il 1974 e il 2007 si candidò alle elezioni presidenziali cinque volte e nel 2002 riuscì a sorpresa ad arrivare al ballottaggio. Il fatto che Le Pen fosse arrivato al secondo turno fu un evento inaspettato per gran parte della popolazione francese, dato che prima di allora l’estrema destra non era mai riuscita a ottenere simili consensi. Tutte le forze politiche si mobilitarono per evitare che venisse eletto presidente un politico di estrema destra: anche il principale giornale della sinistra francese, Libération, pubblicò un numero con il volto di Le Pen in copertina e la parola «No» scritta a grandi lettere.

(Libération)

– Leggi anche: Il «no» del quotidiano Libération all’estrema destra francese, 22 anni dopo

Al secondo turno Le Pen fu battuto dal politico conservatore Jacques Chirac, che prese oltre l’80 per cento dei voti contro il 17,9 per cento ottenuto da Le Pen. Il fatto che però Le Pen fosse arrivato per la prima volta al secondo turno rappresentò un punto di svolta per l’estrema destra francese: negli anni successivi diventò sempre più popolare fino ad arrivare alle elezioni del 2024, in cui il Rassemblement National è stato il partito più votato.

Nel 2011 la guida del partito fu affidata alla figlia di Jean-Marie Le Pen, Marine, che ne è ancora oggi la leader insieme a Bardella. Secondo quanto scrivono i media francesi, Marine Le Pen avrebbe saputo della morte di suo padre mentre si trovava sul volo di ritorno da Mayotte, il territorio d’oltremare francese in cui era andata in visita domenica, e che a dicembre era stato colpito dal passaggio del ciclone tropicale Chido.

Negli ultimi anni i rapporti di Jean-Marie Le Pen con il suo partito sono stati piuttosto turbolenti. Nel 2015 è stato sospeso e poi espulso definitivamente dal partito dopo che era stato condannato per aver detto che le camere a gas sono state dei “dettagli” nella storia della Seconda guerra mondiale. Era stato anche condannato a pagare 30mila euro di multa e altri 10mila euro circa a tre associazioni che si erano costituite parti civili nel processo.

Dopo la sospensione Le Pen aveva presentato una denuncia contro la decisione del partito, e il tribunale di Nanterre nel novembre 2016 aveva imposto al Front National di mantenere Jean-Marie Le Pen come presidente onorario, ma di escluderlo in quanto membro. Le Pen aveva dunque presentato un nuovo ricorso, che però era stato respinto.

L’esclusione dal partito era stato l’ennesimo momento di contrasto con la figlia Marine, che rispetto al padre ha cercato di adottare una strategia di “normalizzazione” del partito, per recuperare voti tra gli elettori più moderati.