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  • Lunedì 6 gennaio 2025

La dura vita delle istituzioni culturali nazionali della Bosnia Erzegovina

In un paese profondamente diviso non c’è un ente che si occupa dei loro finanziamenti, e devono trovare il modo di arrangiarsi

Il quartiere di Marijin Dvor, nel centro della capitale bosniaca Sarajevo
Il quartiere di Marijin Dvor, nel centro della capitale bosniaca Sarajevo (AP/Amir Durgut)
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Da decenni sette istituzioni culturali nazionali della Bosnia Erzegovina fanno i conti con problemi cronici di tipo amministrativo e finanziario: sono il Museo nazionale, il Museo di storia, il Museo di letteratura e delle arti teatrali, la Libreria nazionale universitaria, la Biblioteca per le persone cieche e ipovedenti, la Galleria nazionale e la Cineteca di Bosnia Erzegovina. La Bosnia Erzegovina è un paese molto diviso, e la situazione giuridica di queste istituzioni non è mai stata chiarita a causa della complicata struttura amministrativa del paese e delle resistenze dei partiti nazionalisti al potere.

La Bosnia Erzegovina divenne indipendente dalla Jugoslavia nel 1992. Dopo la dichiarazione di indipendenza, i principali gruppi nazionali del paese (i Bosgnacchi, i Croati e i Serbi) combatterono tra di loro, in una guerra che durò fino alla fine del 1995.

Oggi il paese ha un’organizzazione amministrativa molto complessa, fatta per garantire — almeno in teoria — un equilibrio tra i suoi tre gruppi nazionali, che godono di particolari tutele costituzionali: la Bosnia Erzegovina è suddivisa in due entità, la Republika Srpska e la Federazione di Bosnia Erzegovina, che a sua volta è composta da dieci cantoni; in più c’è un distretto autonomo, quello della città di Brčko, nel nord del paese. Semplificando un po’, il grosso delle competenze è esercitato dalle entità, e nel caso della Federazione, dai cantoni. Il governo centrale invece è tendenzialmente molto più debole.

A livello statale non esiste un ministero della Cultura: in tutto il paese ce ne sono 13, uno per ogni entità, per ogni cantone e per il distretto autonomo di Brčko. Nel governo centrale il ministero per gli Affari civili è responsabile di coordinare le loro attività, ma ha comunque poteri molto limitati.

Prima dell’indipendenza queste istituzioni erano riconosciute come statali ed erano finanziate dal governo, ma dalla fine della guerra il loro status legale non è mai stato chiarito. Il Consiglio dei ministri non ha obblighi legali di provvedere al loro finanziamento: in passato, tentativi di attribuire al governo statale questa responsabilità sono falliti, in particolare a causa dell’opposizione dei politici nazionalisti (soprattutto i serbi bosniaci) che sono restii a riconoscere l’esistenza di un patrimonio culturale comune a tutto il paese, e sostengono che ogni gruppo nazionale debba provvedere alla tutela del proprio.

Il risultato è che le sette istituzioni culturali nazionali bosniache si devono confrontare con grossi problemi. Il caso più recente è quello della Biblioteca nazionale e universitaria della Bosnia Erzegovina, che per diversi mesi nel corso del 2024 è stata incapace di funzionare regolarmente per mancanza di fondi.

La Biblioteca nazionale (famosa anche per essere stata distrutta durante la guerra, quando era ospitata nella Viječnica, uno degli edifici più iconici di Sarajevo) ha dovuto chiudere per alcune settimane lo scorso autunno. Siccome la Biblioteca nazionale, tra le altre cose, è anche responsabile dell’attribuzione del codice ISBN per i libri pubblicati nella Federazione di Bosnia Erzegovina, in metà del paese le pubblicazioni di nuovi libri sono state sospese.

L'interno della Viječnica, l'edificio che durante la guerra ospitava la Biblioteca nazionale, dopo essere stato distrutto nel 1992

L’interno della Viječnica, l’edificio che durante la guerra ospitava la Biblioteca nazionale, nel 1993 (AP/Stravato)

Lo scorso novembre l’Alto Rappresentante internazionale, un funzionario straniero che sovrintende il rispetto degli accordi di pace del 1995 e che può prendere decisioni legalmente vincolanti per il paese, ha obbligato il Consiglio dei ministri a trovare una fonte stabile di finanziamento entro 60 giorni per gli istituti culturali di importanza nazionale per la Bosnia Erzegovina. Finora però il Consiglio dei ministri non ha preso alcuna decisione sul tema e la ministra degli Affari civili della Bosnia Erzegovina, Dubravka Bošnjak, ha detto che «non è chiaro» come la decisione dell’Alto rappresentante potrà essere messa in pratica.

Finora tutte le sette istituzioni culturali nazionali di Bosnia Erzegovina sono state finanziate in un modo un po’ improvvisato: visto che si trovano nella capitale del paese, Sarajevo, spesso hanno potuto continuare a lavorare grazie ai contributi delle autorità locali. Generalmente però si tratta di contributi irregolari e insufficienti. Tutte le organizzazioni hanno problemi di funzionamento e periodicamente si trovano in grandi difficoltà finanziarie: dal 2012 al 2015 anche il Museo nazionale di Bosnia Erzegovina fu costretto a chiudere per mancanza di fondi.

A inizio dicembre anche la Galleria nazionale di Bosnia Erzegovina ha annunciato di avere problemi economici: il direttore, Strajo Krsmanović, ha dichiarato che al momento non è in grado di assicurare il pagamento degli stipendi ai dipendenti. «Stiamo seguendo gli sviluppi dopo la decisione dell’Alto rappresentante», ha detto Krsmanović, «ma siamo un po’ scettici, dato che il Consiglio dei ministri non è interessato a occuparsi di noi».

La questione del finanziamento e dello status legale delle istituzioni culturali nazionali della Bosnia Erzegovina è un tema di cui si parla spesso nel paese, di solito quando una annuncia di non avere più i soldi necessari per funzionare. Negli anni sono anche state criticate da chi sostiene che i loro amministratori siano inefficienti e troppo dipendenti dal sostegno pubblico, e che dovrebbero cercare fonti alternative di finanziamento.

È anche vero che proprio come per altre istituzioni di importanza nazionale — per esempio l’emittente pubblica bosniaca BHRT — sotto molti aspetti le difficoltà delle istituzioni culturali nazionali bosniache sono il riflesso dei problemi del paese, della debolezza del suo governo centrale e anche delle divisioni della sua classe politica.

Dalla fine della guerra il paese è stato governato perlopiù da politici e partiti nazionalisti, che si rivolgono principalmente ai propri gruppi nazionali e hanno poco interesse a preservare e a sostenere istituzioni culturali comuni, che preservino il patrimonio culturale condiviso del paese, ha scritto tra gli altri il giornalista sarajevese Đorđe Krajišnik.

«È chiaro che lo status delle istituzioni culturali di importanza nazionale per la Bosnia Erzegovina non riuscirà a essere determinato per un lungo periodo», ha scritto Krajišnik. «Questo prolungherà il loro futuro incerto, e lascerà la cultura del paese intrappolata nella sua visione nazionalista ed etnica, negando le connessioni multiculturali che sono la sua essenza. Le istituzioni culturali statali sono l’ultimo baluardo di un senso di comunità che connette tutti i gruppi nazionali della Bosnia Erzegovina, e che ricorda loro un passato differente, in cui vivevano insieme».