La Turchia ha detto di aver ucciso 36 miliziani curdi nel nord della Siria e dell’Iraq

Una bandiera delle YPG sventola nel nord della Siria nel 2019, in una foto scattata dalla Turchia (AP Photo/Lefteris Pitarakis)
Una bandiera delle YPG sventola nel nord della Siria nel 2019, in una foto scattata dalla Turchia (AP Photo/Lefteris Pitarakis)

Domenica la Turchia ha detto di aver ucciso 32 miliziani curdi nel nord della Siria, e altri 4 nel nord dell’Iraq. Secondo quanto detto dal ministero della Difesa turco le persone uccise in Iraq avrebbero fatto parte del PKK, mentre quelle uccise in Siria sarebbero state del «PKK/YPG». Il PKK è un’organizzazione indipendentista dei curdi in Turchia, che da quarant’anni lotta contro lo stato turco, anche tramite attacchi terroristici. Le YPG invece sono la più famosa milizia dei curdi siriani. Pur essendo organizzazioni distinte la Turchia, che ha ripetutamente attaccato il nord della Siria per contrastare i gruppi curdi, ha sempre detto di considerarle una cosa sola.

Da circa un mese, con la caduta del regime di Bashar al Assad in Siria, le milizie siriane sotto il controllo della Turchia hanno intensificato gli attacchi contro il Rojava, l’ampio territorio nel nord-est della Siria conquistato e governato dai curdi durante la guerra civile siriana. Già nel 2019 la Turchia e le milizie siriane che controlla (chiamate Esercito nazionale siriano, o SNA) avevano occupato alcune “zone cuscinetto” fra la Turchia e i territori curdi.

Pur essendo il quarto gruppo etnico più numeroso in Medio Oriente, i curdi non hanno uno stato indipendente: abitano un’ampia regione divisa fra Turchia, Siria, Iraq, Armenia e Iran. Le loro rivendicazioni di autonomia o indipendenza li hanno portati in molti casi a entrare in conflitto con i rispettivi governi, soprattutto in Turchia, Siria e Iraq. Anche se appartengono alla stessa etnia i vari gruppi curdi hanno obiettivi e politiche differenti e in qualche caso contrastanti.

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