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  • Domenica 5 gennaio 2025

Il governo della Groenlandia vuole diventare indipendente

Il primo ministro Múte Egede ha parlato di un referendum per staccarsi dalla Danimarca, ma è una questione che va avanti da anni

Ilulissat, in Groenlandia (Photo by Sean Gallup/Getty Images)
Ilulissat, in Groenlandia (Photo by Sean Gallup/Getty Images)
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Recentemente il primo ministro groenlandese è tornato a parlare dell’opportunità per la Groenlandia di diventare indipendente dalla Danimarca. Nell’ultimo secolo la grossa isola, che si trova a nord dell’America, ha ottenuto margini sempre maggiori di autonomia, ma è sempre rimasta parte del regno di Danimarca. Il primo ministro Múte Egede, nel suo discorso di inizio anno ha detto che è ora di «fare i prossimi passi per il nostro paese».

Una legge danese che regola i rapporti fra Danimarca e Groenlandia riconosce i groenlandesi come una popolo che ha diritto all’autodeterminazione, e prevede la possibilità di una dichiarazione di indipendenza attraverso un referendum. Nel suo discorso Egede ha suggerito che questo referendum potrebbe tenersi prima di quanto previsto da molti: con le elezioni per il parlamento locale, entro il 6 aprile.

La sovranità della Groenlandia è una questione complicata da tempo, ma se n’era tornato a parlare a dicembre quando il presidente eletto degli Stati Uniti aveva proposto di acquistare il territorio, come già aveva fatto nel 2019 durante il suo primo mandato. Anche in quel caso Egede aveva ribadito che l’isola «non è in vendita».

L’isola è governata dalla Danimarca da secoli: fino alla metà del Novecento era di fatto una colonia, poi in vari passaggi ha acquisito sempre più autonomia. Ora tecnicamente è un territorio autonomo all’interno del Regno di Danimarca, di cui fanno parte anche la Danimarca in senso stretto e le Isole Fær Øer, un altro territorio danese semi indipendente. Dal 1953 ha proprie istituzioni di governo interne, e dal 1979 ha un suo parlamento. Nel 2009 al governo locale (quello ora guidato da Egede) sono stati dati ampi margini di autonomia in politica interna, e da quell’anno l’unica lingua ufficiale è quella groenlandese, totalmente diversa dal danese.

Attualmente in Groenlandia vivono meno di 60mila persone, l’economia si basa in gran parte sulla pesca, e il territorio riceve dalla Danimarca circa 500 milioni di euro all’anno in sussidi. La Danimarca si occupa anche della politica estera, del sistema giudiziario e di polizia e della difesa dell’isola: poche ore dopo la proposta di Trump, il ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen annunciò che il paese avrebbe investito oltre un miliardo di euro per aumentare la presenza militare sull’isola, con l’acquisto di navi e droni, fra le altre cose. L’annuncio era comunque slegato dalle dichiarazioni di Trump: il ministro definì la coincidenza un’«ironia del fato».

Egede ha detto che la Groenlandia dovrebbe «lavorare per rimuovere gli ostacoli alla cooperazione» con gli altri paesi, che ha definito come «catene dell’epoca coloniale». Secondo il primo ministro le relazioni diplomatiche e commerciali groenlandesi non dovrebbero più avvenire esclusivamente tramite la Danimarca, e l’aumento dell’autonomia non è comunque riuscito a creare una «vera eguaglianza» fra i due territori.

Pescatori groenlandesi (Sean Gallup/Getty Images)

La Groenlandia ha ampi giacimenti di metalli rari e uranio, che molti paesi vorrebbero poter sfruttare. Sono materie prime critiche per molte tecnologie moderne, che sono estratte principalmente dalla Cina e da aziende cinesi in varie parti del mondo: la Groenlandia è uno dei posti più promettenti per l’estrazione di questi materiali, e interessa soprattutto ai paesi occidentali che non vogliono dipendere dalle esportazioni cinesi.

Ma al di là delle questioni economiche sono anche i rapporti storici con la Danimarca a spingere molti groenlandesi a preferire l’indipendenza. Negli ultimi anni le politiche portate avanti dalla Danimarca sull’isola nel Novecento sono state molto criticate: soprattutto l’impianto forzato di dispositivi contraccettivi in migliaia di donne groenlandesi. Oggi entrambi i principali partiti groenlandesi sono indipendentisti, in maniera più o meno radicale: Comunità Inuit (Inuit Ataqatigiit, quello di Egede), di centrosinistra e indipendentista, e Siumut (sempre di centrosinistra). Nel 2008 un referendum per attribuire maggiori competenze al governo locale groenlandese vinse con il 75 per cento dei voti, e alle elezioni del 2021 i partiti pro-indipendenza ottennero assieme più dell’80 per cento delle preferenze.

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