Israele ha ammesso di aver arrestato il direttore dell’ospedale Kamal Adwan di Gaza
Abu Safiya era stato visto l'ultima volta durante un raid nell'ospedale la settimana scorsa, e di lui non si era saputo più niente per giorni
Israele ha ammesso che Abu Safiya, il direttore dell’ospedale Kamal Adwan, nel nord della Striscia di Gaza, è stato arrestato dai propri soldati, e si trova in una prigione israeliana. Abu Safiya era stato visto l’ultima volta il 27 dicembre, quando l’esercito israeliano aveva compiuto un raid contro il suo ospedale, uno degli ultimi ancora funzionanti nel nord della Striscia, e aveva messo in atto un’evacuazione forzata della struttura, spostando tutti i pazienti e arrestando centinaia di persone, tra cui molti medici.
Abu Safiya era stato visto l’ultima volta il giorno del raid in un video in cui, in mezzo alle macerie e con il camice da medico addosso, camminava verso un veicolo corazzato israeliano. Da allora di lui non si erano più avute notizie certe e Israele aveva sempre smentito di averlo in custodia, fino all’ammissione di venerdì.
L’esercito di Israele aveva chiesto l’evacuazione dell’ospedale alla fine di dicembre, sostenendo che fosse usato da membri di Hamas e del Jihad Islamico (due gruppi islamisti radicali palestinesi) per compiere attacchi. Il personale medico si era però rifiutato, sostenendo che non fosse possibile spostare decine di pazienti gravi. Il 27 dicembre l’esercito era entrato nell’ospedale con la forza. Secondo alcune testimonianze durante l’incursione lo staff medico e i pazienti in grado di camminare sono stati fatti radunare in un punto, dove uomini e donne sono stati separati: l’esercito avrebbe quindi arrestato tutti i maschi con più di 15 anni.
Quasi subito aveva cominciato a diffondersi la voce che il direttore Abu Safiya, una figura pubblica piuttosto nota, che negli scorsi mesi era diventato uno dei simboli del personale medico che rimane a lavorare a Gaza nonostante i pericoli, era stato arrestato. Nei giorni successivi CNN e altri media internazionali avevano pubblicato testimonianze secondo cui Abu Safiya si trovava imprigionato nella base militare di Sde Teiman nel sud di Israele, dove l’esercito porta spesso le persone arrestate a Gaza per interrogarle.
Numerose inchieste giornalistiche hanno mostrato che a Sde Teiman i prigionieri vengono sistematicamente picchiati e gravemente abusati. Israele ha sempre smentito le accuse.
Da allora varie personalità e ong avevano chiesto al governo israeliano se Abu Safiya era stato arrestato, e quali fossero le sue condizioni. Giovedì 2 gennaio Israele aveva risposto a una di queste ong, Physicians for Human Rights, sostenendo che non aveva «nessuna indicazione sull’arresto o sulla detenzione dell’individuo in questione». Physicians for Human Rights a quel punto ha fatto un esposto alla Corte Suprema di Israele.
Tra venerdì e sabato Israele ha infine confermato di aver arrestato Safiya. In un comunicato, l’esercito ha detto che il direttore dell’ospedale era stato «arrestato per il suo sospetto coinvolgimento in attività terroristiche, e per fare parte della gerarchia dell’organizzazione terroristica Hamas. […] È attualmente sotto indagine da parte delle forze di sicurezza israeliane».
Del raid della settimana scorsa si è parlato anche al Consiglio di Sicurezza dell’ONU venerdì, dove l’ambasciatore israeliano Daniel Meron ha sostenuto che l’attacco era stato deciso sulla base di «prove irrefutabili» del fatto che Hamas e il Jihad Islamico usassero l’ospedale per scopi militari. L’ambasciatore Meron ha detto che durante il raid sono stati arrestati «250 terroristi, tra cui 15 che avevano partecipato al massacro del 7 ottobre» 2023.
Durante la seduta del Consiglio di Sicurezza Volker Turk, l’Alto commissario per i diritti umani dell’ONU, ha parzialmente smentito la ricostruzione di Meron, sostenendo che Israele «non ha dato prova di molte di queste dichiarazioni, che sono spesso vaghe e ampie. In alcuni casi, sembrano essere contraddette da informazioni di pubblico dominio».