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  • Venerdì 3 gennaio 2025

Con Dani Olmo il Barcellona ha combinato un pasticcio

Una delle migliori squadre al mondo rischia di lasciar andare via a zero un calciatore pagato 55 milioni in estate, per via dei suoi guai economici

Il trequartista spagnolo Dani Olmo, 26 anni (Alex Caparros/Getty Images)
Il trequartista spagnolo Dani Olmo, 26 anni (Alex Caparros/Getty Images)
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Negli ultimi giorni si sta parlando molto del caso che riguarda il calciatore spagnolo Dani Olmo e il Barcellona, che ad agosto lo ha acquistato per 55 milioni di euro e che dopo soli sei mesi rischia di doverlo lasciar andare via a zero, cioè senza guadagnare niente. Olmo ha 26 anni, di ruolo gioca trequartista ed è stato uno dei principali protagonisti della vittoria della Spagna agli ultimi Europei. In estate, dopo averlo acquistato, il Barcellona aveva ottenuto una deroga fino al 31 dicembre per registrarlo come suo calciatore, e quindi consentirgli di giocare nel campionato spagnolo, nonostante avesse sforato il limite salariale che la Liga spagnola impone a tutti i club partecipanti (i calciatori per giocare nelle varie competizioni devono essere registrati).

Il limite salariale, cioè la cifra massima che le squadre possono spendere per pagare gli stipendi dei loro calciatori, non è fisso, ma proporzionale alle entrate, quindi il Barcellona ha maggiori possibilità di spesa rispetto a quasi tutti gli altri club spagnoli, essendo più ricco. Ciononostante, da anni ha grossi problemi economici e moltissimi debiti: sta continuando a mantenersi più o meno competitivo (ha vinto il campionato nel 2023) con operazioni un po’ spregiudicate, che prevedono in sostanza di ipotecare futuri introiti per continuare a spendere, e anche grazie alla discreta tolleranza della Liga spagnola, che logicamente ha tutto l’interesse a evitare il fallimento di una delle sue squadre più importanti e seguite.

Quando una squadra supera il limite salariale, prima di poter registrare i nuovi calciatori acquistati deve trovare nuove fonti di reddito. Il modo più semplice per farlo è vendere alcuni giocatori, incassando i soldi delle cessioni e liberando spazio salariale: nel caso di Dani Olmo (e di Pau Víctor, un altro calciatore che si trova nella stessa situazione) per il Barcellona questa cosa non era possibile, tuttavia, perché la deroga scadeva il 31 dicembre, quindi prima dell’inizio della sessione invernale di calciomercato.

Il club doveva quindi trovare fondi alternativi; come scriveva un paio di settimane fa The Athletic, il Barcellona inizialmente ha provato a usare lo stipendio del portiere Marc-André ter Stegen, infortunato, per coprire quelli di Olmo e Víctor. La Liga infatti consente di destinare l’80 per cento dello stipendio di un calciatore infortunato per almeno quattro mesi al pagamento di quello di un altro calciatore da registrare; il Barcellona però aveva già registrato il portiere polacco Wojciech Szczesny, quindi la Liga ha respinto questa opzione. La sostituzione di un infortunato era peraltro il metodo con il quale Olmo era stato tesserato in estate: acquistato il 9 agosto, aveva dovuto saltare le prime tre partite di campionato e aveva rischiato di non essere registrato fino a quando, il 27 agosto, il Barcellona aveva chiesto di utilizzare la regola della sostituzione con il difensore Andreas Christensen, che si era infortunato.

Il problema (è tutto un po’ complicato, sì) è che l’80 per cento dello stipendio di Christensen non bastava per coprire gli 8 milioni all’anno di stipendio di Dani Olmo, che aveva appena firmato un contratto di sei anni. Il Barcellona aveva quindi ricevuto una deroga speciale dalla Liga, che le aveva concesso la possibilità di far giocare Olmo fino al 31 dicembre mentre cercava nuovi introiti che le consentissero di alzare il tetto salariale. L’ultima mossa fatta dal Barcellona è stata vendere i posti vip del suo stadio (il Camp Nou) per i prossimi dieci anni per circa 100 milioni di euro. La Liga spagnola però non l’ha ritenuta una garanzia sufficiente, e anche la federazione calcistica spagnola è stata dello stesso parere, confermando l’impossibilità per il club di continuare a far giocare Olmo (anche in Champions League non potrebbe farlo, perché la UEFA non fa giocare nelle sue competizioni calciatori non tesserati per i campionati nazionali).

Già in questi primi mesi Dani Olmo è diventato molto importante per il Barcellona

Venerdì 3 gennaio, dopo un nuovo appello del Barcellona, dovrebbe arrivare la decisione definitiva della Liga, che probabilmente confermerà l’impossibilità del Barcellona di farlo giocare: gli altri club hanno minacciato di intraprendere azioni legali se al Barcellona venisse concessa un’altra deroga. Non è chiaro comunque cosa accadrà: nei giorni scorsi Olmo aveva fatto intendere di voler rimanere al Barcellona, ma è difficile pensare che accetterebbe di non giocare fino alla prossima estate, anche considerando che, a 26 anni, questa viene vista da molti come la stagione della sua definitiva affermazione, dopo anni in cui aveva fatto ottime cose ma in una squadra meno rilevante come il Lipsia, in Germania.

Tutto questo ovviamente sarebbe un danno sportivo, economico e d’immagine per il Barcellona. Sportivo perché Dani Olmo è un calciatore molto forte, che già nei primi mesi si è inserito molto bene nel gioco del nuovo allenatore Hansi Flick, e rinunciarvi (senza verosimilmente riuscire ad acquistare un sostituto) sarebbe una perdita importante per la squadra. Economico perché di fatto ha pagato 55 milioni un calciatore che ha giocato per soli cinque mesi, e che adesso si potrà accordare con un’altra squadra senza dare soldi al Barcellona; peraltro pare che il club dovrà continuare a pagargli lo stipendio.

Forbes ha calcolato che il fallimento dell’operazione potrebbe costare al Barcellona circa 263 milioni di euro in tutto, considerando anche i soldi persi da una sua eventuale cessione e la “svendita” dei posti vip del Camp Nou, che in una situazione meno emergenziale sarebbe valsa forse anche il doppio. C’è poi, non meno importante e comunque vada a finire questa storia, il danno d’immagine, perché il Barcellona ha dimostrato di non essere in grado di gestire la sua precaria situazione economica. Altre volte si era salvato all’ultimo momento, con intuizioni e ipoteche finanziarie quantomeno creative: questa volta sembra aver osato troppo.