CSM e ministero della Giustizia sono stati condannati a risarcire un magistrato per non averlo reintegrato dopo un’assoluzione in via definitiva

La sala in cui si riunisce il Consiglio Superiore della Magistratura, attorno a un tavolo ad anello
Una riunione del Consiglio Superiore della Magistratura a Palazzo dei Marescialli, Roma, il 4 giugno 2019 (ANSA/ANGELO CARCONI)

Il Consiglio di Stato ha condannato il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) e il ministero della Giustizia a risarcire un magistrato in pensione, Raffaele Marino, per non averlo reintegrato nel suo incarico di procuratore aggiunto a Torre Annunziata (Napoli) dopo che venne assolto in modo definitivo da un’accusa di favoreggiamento della camorra. Il risarcimento stabilito per Marino, che è in pensione dal 2021, è di 200mila euro.

Nel 2014 il magistrato era stato trasferito da Torre Annunziata a Pistoia perché era accusato di aver avvertito quattro anni prima un imprenditore di essere oggetto di indagini. Anche dopo l’assoluzione da parte della Corte di Cassazione, nel 2019, il CSM non lo aveva reintegrato perché nel frattempo il ruolo di procuratore aggiunto a Torre Annunziata era stato assegnato a un altro magistrato e perché sosteneva che per attribuirgli un incarico equivalente servisse un nuovo concorso. Il Consiglio di Stato aveva già contestato questa posizione nel 2022 e ora ha riconosciuto a Marino il diritto a un risarcimento danni.