Perché è così difficile rispettare i propositi di inizio anno

È un periodo buio e freddo, che rende più faticose e impegnative le attività fuori casa, ma c’entra soprattutto una mancanza di motivazioni

Un gruppo di donne in accappatoio e uomini a petto nudo corrono intorno a un edificio
Un gruppo di persone corre fuori dal santuario Teppozu Inari prima di un bagno in acqua ghiacciata, parte di un rituale di purificazione shintoista, a Tokyo (Tomohiro Ohsumi/Getty Images)
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Il problema principale dei propositi di inizio anno è che si affrontano con slancio e convinzione, ma senza alcuna collaborazione speciale da parte del corpo. Non succede niente di magico, il primo gennaio, e per apportare un cambiamento nella propria vita serve grosso modo lo stesso impegno necessario in altri momenti dell’anno: spesso ne serve di più, anzi.

Il frequente proposito di fare più attività fisica, per esempio, implica nella maggior parte dei casi uscire di casa. E l’emisfero settentrionale e gennaio, tanto per cominciare, non sono la migliore combinazione possibile di condizioni ambientali per rimanere più tempo all’aperto, dato che le giornate sono ancora corte e anche le regioni di solito più calde sono più buie e fredde. «È probabilmente il momento più difficile per cambiare», disse nel 2021 al New York Times Judy Grisel, neuroscienziata e docente di psicologia alla Bucknell University, in Pennsylvania.

Svolgere attività all’aperto non è comunque una condizione necessaria per fare attività fisica: è possibile farlo anche in luoghi chiusi, come le palestre. Anche quelle però tendono a essere piene di facce nuove il 2 gennaio ma molto meno affollate già intorno al 10, quando diminuiscono le motivazioni dei primi giorni. Le ragioni per cui è difficile rispettare i propositi di inizio anno non riguardano quindi soltanto le condizioni ambientali sfavorevoli.

Due persone in controluce passeggiano lungo la riva di un lago

Due persone a Prospect Park, a Brooklyn, il 24 gennaio 2016 (Spencer Platt/Getty Images)

Molti propositi tra l’altro non riguardano proprio l’attività fisica: c’è chi decide di smettere di fumare o bere alcolici, di eliminare spese superflue, di imparare a suonare uno strumento musicale, di provare un’alimentazione vegana, di risolvere un problema in una relazione sentimentale, di lavoro o di altro tipo. E che i propositi emergano tra la fine dell’anno e l’inizio di quello successivo è un fatto noto anche alle aziende, che tendono infatti a investire molte risorse in pubblicità in questo periodo dell’anno: pubblicità spesso elaborate per attirare persone in grado di spendere soldi per cambiare qualcosa nelle loro vite.

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Proprio perché cambiare abitudini è difficile in generale, l’inizio dell’anno è visto come un allettante «fattore esterno», al di fuori del nostro controllo e quindi in grado di catalizzare il nostro desiderio di cambiare, scrisse sul sito The Conversation Peter Kinderman, docente di psicologia all’università di Liverpool. Ma il fatto stesso che sia necessario l’inizio di un nuovo anno per indurci a prendere l’iniziativa potrebbe indicare che non siamo davvero disposti a sostenere la fatica di cambiare.

A volte alla base dei propositi di inizio anno non c’è un desiderio radicato di realizzare un cambiamento. Se la risposta alla domanda «perché lo sto facendo?» è «non lo so», o è legata a condizionamenti esterni (per esempio, iscriversi in palestra perché molte altre persone lo hanno fatto), allora è probabile che i propositi non saranno mantenuti, secondo le ricercatrici in scienze sociali Abigail Parrish e Kimberley Jane Bartholomew. Le motivazioni sono fondamentali per proseguire un’attività, ma per essere durature non possono provenire soltanto da altre persone, sebbene la presenza e la complicità di amici o familiari sia spesso una condizione utile per creare nuove abitudini.

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L’attività fisica è uno degli esempi più citati perché nella ricerca in medicina dello sport è un’area molto studiata proprio in relazione alle motivazioni. Alcune persone decidono di iscriversi in palestra o di cominciare a fare jogging a gennaio perché vengono da un periodo di eccessi nell’alimentazione durante le feste di Natale, o magari perché sfruttano offerte economicamente vantaggiose. È però meno probabile che chi lo fa per questi motivi acquisisca e mantenga la nuova abitudine rispetto a chi ha lo stesso proposito perché pensa che mettersi in forma sia importante per lui o per lei, indipendentemente dal periodo dell’anno in cui emerge il proposito.

Una donna fa esercizi di yoga all’esterno di una casetta in legno in mezzo a un giardino

Una donna fa esercizi in un orto botanico a Londra, il 23 maggio 2022 (Dan Kitwood/Getty Images)

Un altro esempio utile a capire quanto siano influenti le motivazioni, secondo Parrish e Bartholomew, è il proposito di imparare una nuova lingua. Chi prova a farlo perché pensa, in modo piuttosto vago e astratto, che sia importante parlare un’altra lingua, difficilmente perdura nel proposito, soprattutto quando l’effetto della novità svanisce e lo sforzo richiesto per fare progressi aumenta. Chi invece decide di imparare una lingua per prepararsi a un viaggio che farà in un certo paese del mondo in cui si parla quella lingua, ha più probabilità di mantenere l’abitudine nel tempo, quantomeno fino al momento del viaggio.

La difficoltà nel rispettare i propositi di inizio anno deriva spesso anche dal fatto che tendiamo a porci obiettivi poco realistici perché ne siamo naturalmente attratti. È un’attitudine che Michael Inzlicht, docente di psicologia sociale e neuroscienze all’università di Toronto, definisce «paradosso dello sforzo»: da un lato attribuiamo molto valore agli sforzi compiuti per ottenere un determinato risultato, dall’altro il nostro cervello elabora continuamente strategie per ridurli, probabilmente perché sono costosi in termini di risorse metaboliche (è un’ipotesi dibattuta da tempo).

L’attrazione e la repulsione verso lo sforzo sono un fenomeno complesso e molto studiato, a volte spiegato tramite il cosiddetto «effetto IKEA», studiato da Inzlicht e da altri psicologi. Quando scegliamo di montare un mobile da soli, pensiamo che la ragione fondamentale di quell’azione sia che lo sforzo – in termini sia di tempo che di risorse mentali e fisiche – valga i soldi risparmiati.

Un gruppo di persone osserva gli oggetti in vendita

Un negozio Ikea a Paramus, New Jersey, il 27 gennaio 2005 (Stephen Chernin/Getty Images)

Questa spiegazione trascura però un effetto psicologico molto potente, osservato in diversi esperimenti: spesso, una volta finita di montarla personalmente, attribuiamo alla libreria IKEA un valore intrinseco. A volte la preferiamo persino ad altri mobili costruiti meglio da qualcun altro e in modo professionale. Lo sforzo, insomma, non produce soltanto il beneficio di una riduzione dei costi, ma aggiunge valore in sé.

Comprendere perché evitiamo gli sforzi ma allo stesso tempo li cerchiamo, secondo Inzlicht, può aiutare a fare chiarezza su quali attività difficili siano veramente significative per ciascuno e ciascuna di noi. Serve un giusto equilibrio tra sforzi richiesti e soddisfazione nel compierli, così come nel caso del mobile IKEA. Probabilmente la maggior parte delle persone rinuncerebbe al processo di montaggio, se il primo passaggio nelle istruzioni fosse andare in un bosco e abbattere un albero, spiegò Inzlicht a ottobre alla rivista New Scientist.

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A causa della nostra attrazione verso gli obiettivi difficili, è insomma piuttosto frequente che i propositi di inizio anno siano poco realistici: come abbattere un albero per avere un mobile, appunto. Per questo motivo uno dei consigli generalmente più condivisi per trasformare i propositi in abitudini stabili è non essere troppo ambiziosi nella scelta. Le persone tendono ad avere più successo quando si prefiggono obiettivi raggiungibili, o se suddividono per esempio attività molto impegnative in più passaggi e cominciano dal più semplice.

Un altro consiglio è mettere altre persone al corrente dei propri propositi. Spesso capita di fare promesse in pubblico proprio perché tendiamo a essere più propensi a rispettare impegni presi in pubblico. Ma il consiglio più condiviso in assoluto è di non aspettare il primo giorno dell’anno per cominciare a fare qualcosa, una volta presa una decisione riguardo alla propria salute o ad altri aspetti della propria vita.